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Looking e Queer as Folk: piccolo schermo e lotta LGBT

Creato il 16 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Alla fine di marzo l’emittente HBO ha annunciato il mancato rinnovo di Looking, probabilmente a causa degli ascolti non al livello delle aspettative.

È una grande perdita, non solo per lo stile delicato a cui la serie tv aveva abituato i suoi spettatori, ma anche per ciò che essa ha rappresentato (e continuerà a rappresentare): un altro passo avanti nella lotta per i diritti LGBT.

Looking e la rivoluzione dell’ordinario

Il modo migliore di raccontare Looking è partire dal titolo: ciò che sembra legare le storie individuali dei personaggi è proprio il cercare qualcosa (looking for). Questo qualcosa è l’anima gemella per Patrick, l’ispirazione artistica per Augustín, il successo nel mondo della ristorazione per Dom. Attorno a loro si muovono personaggi finemente scolpiti e intimamente reali, primi fra tutti Richie e Kevin, i due grandi amori di Patrick. È una serie tenera, divertente e a tratti dolorosa nel suo ricalcare le esperienze e i dubbi che contraddistinguono l’esistenza umana. L’aspetto più peculiare di Looking, però, è un altro: il suo essere una serie rivoluzionaria. Potrebbe sembrare strano utilizzare un aggettivo del genere, data la descrizione fatta nelle righe precedenti, eppure è così. L’ha centrato in pieno Keith Uhlich nel suo articolo pubblicato sul sito della BBC: “[the HBO series Looking] is one of the most revolutionary depictions of gay life ever on TV – and that’s because it makes it totally ordinary”. L’omosessualità dei personaggi è sempre presente, mai nascosta e mai vista come qualcosa di cui vergognarsi, eppure il focus sui sentimenti è talmente forte che a tratti ci si potrebbe dimenticare che sullo schermo ci sono due uomini e non un uomo e una donna. Looking gioca la carta vincente perché mostra al grande pubblico quello che dovrebbe capire da anni, ma che non ha ancora completamente afferrato: i sentimenti, le esperienze, i dolori, i risvolti estatici e patetici della vita sono gli stessi, indipendentemente dall’orientamento sessuale di chi li vive. La confusione di Patrick è una confusione umana, così come lo sono la frustrazione di Augustín e i sogni di Dom. Di fronte a premesse simili si potrebbe temere che Looking abbia spazzato via l’orgoglio del coming out e abbia rispedito l’identità gay a nascondersi nell’armadio: non è così ed è questa l’altra faccia della medaglia. I personaggi non si vergognano della propria omosessualità, la vivono liberamente come ciò che è, una condizione che li definisce, che hanno accettato e della quale sono fieri.

Queer as Folk e la rivoluzione dell’eccesso

Looking

Gay district di Manchester, d’ispirazione per l’ambientazione di Queer as Folk

Looking non è la prima serie legata alla lotta per i diritti LGBT. Se ne potrebbero citare tante, una su tutte Queer as Folk USA. La serie, messa in onda dal canale Showtime, nasce come remake della britannica Queer as Folk, creata nel 1999 da Russel T. Davies. Queer as Folk versione UK chiude i battenti dopo due stagioni, mentre il remake ne produce cinque ed acquisisce una fama molto più ampia, anche grazie al suo carattere provocatorio ed estremo. Estremo è effettivamente un aggettivo adatto a descrivere la serie. Lo sottolineavano già le dichiarazioni degli attori prima della messa in onda della prima stagione. Sono estremi i personaggi: un gruppo di amici la cui vita è incentrata su sesso, locali notturni e tutto ciò che li concerne, tra i quali spicca Brian, indiscusso protagonista ritratto da un superbo Gale Harold, il cui credo è la soppressione di ogni sentimento e la ricerca continua e sfrenata di sesso. Sono estremi i temi: il coming out, le aggressioni omofobe, la lotta contro un candidato sindaco che porta avanti una campagna elettorale improntata alla criminalizzazione dei gay, l’adozione, l’abuso di droghe, la prostituzione minorile, i complessi rapporti genitori/figli, l’AIDS. È estremo il modo di rappresentare tutto questo: le scene di sesso sono abbondanti, dettagliate e esplicite, la narrazione è dura e non fa sconti. Alla comunità gay si mischia la società americana, ritratta in modo kitsch nelle sue contraddizioni e nelle sue periferie. Il risultato è esplosivo. Per una parte dell’opinione pubblica la serie è esagerata.

Si levano anche alcune voci in difesa della comunità LGBT: una rappresentazione del genere, si dice, è stereotipata e rappresenta gli omosessuali come esseri interessati solo al sesso, alle droghe e alla movida. Interessante, da questo punto di vista, notare come una critica simile non sia mai stata fatta nei confronti di serie i cui personaggi sono eterosessuali. Mai nessuno ha criticato The O.C. perché non rappresenta in modo veritiero la popolazione eterosessuale. Queer as Folk si propone, come ogni serie, di ritrarre uno spaccato di vita di personaggi specifici, che vivono in un ambiente specifico e che sono caratterizzati da tratti ed esperienze specifiche. Se la portata rivoluzionaria di Looking è più difficile da cogliere, quella di Queer as Folk è al contrario palese e si nutre proprio dello scandalo. Giunge alla mente lo slogan di Queer Nation “We’re here! We’re queer! Get used to it!” ed è questa l’azione della serie TV: è provocante perché vuole provocare, non usa mezzi termini perché ritiene che in questo periodo non ce ne sia bisogno, si apre alle critiche, alle accuse, alle contraddizioni. E in questo modo segna una svolta epocale, mettendo in chiaro sin dall’inizio che l’omosessualità non è una condizione da nascondere o da esibire il meno possibile. E lo mette in chiaro nel modo più esplosivo: esibendola fino all’eccesso.

Looking e Queer as Folk come facce della stessa medaglia

A prima vista Looking e Queer as Folk potrebbero sembrare contraddittorie l’una nei confronti dell’altra. Basta uno sguardo più approfondito, però, per capire che non è così. Esse rappresentano due facce della stessa medaglia: da un lato l’aspetto della provocazione e del ribadire la propria identità con forza, dall’altro il vivere l’omosessualità come del tutto ordinaria. Entrambe le serie si inseriscono nel panorama della lotta LGBT degli ultimi quindici anni. Gli anni della messa in onda di Queer as Folk sono gli anni della storica sentenza Lawrence v. Texas (2003), che abolì le anti-sodomy laws in quattordici Stati USA, e della legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso in Massachusetts (2004, primo Stato USA a prendere tale decisione). Le cose stanno cambiando velocemente e la serie sembra rispecchiare la forza e la impetuosità necessarie in questa fase: scandalizzare è parte di tutto questo. Gli anni di Looking, per contro, mostrano una situazione mutata: sono sempre di più i paesi che approvano le unioni omosessuali e, se il tema in molti stati è ancora un tabù, d’altra parte si riscontra una generale accettazione dell’omosessualità e un crescente fronte di accusa dell’omofobia.

Questa accettazione va pari passo con una stereotipizzazione nata proprio in ambito televisivo: sono sempre più numerosi i personaggi omosessuali dalla caratterizzazione poco approfondita, che si limitano a ricalcare i cliché più diffusi e che spesso sembrano essere figli esclusivamente delle strategie di marketing. In tutto questo Looking non stereotipizza e non banalizza. Sembra ricollegarsi al concetto di postgay, esplicato tra gli altri anche da Frédéric Martel nel suo Global Gay (tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2014). Con postgay, spiega Martel, si suggerisce “il superamento dell’identità gay, dopo la liberazione e il matrimonio per tutti. Un’identità non definita unicamente dalle preferenze sessuali. È anche l’idea di un nuovo modello di socialità per i gay, che si concretizza nella pratica nei quartieri in cui vivono, caratterizzati dalla mancanza di categorizzazioni in base all’orientamento sessuale”. Una definizione che si basa ovviamente sulla situazione negli USA e che sembra in effetti caratterizzare un nuovo stadio, uno stadio “successivo”. Laddove prima dell’ottenimento dei diritti fondamentali è necessario lottare con forza per i propri obiettivi, nel momento del “dopo” arriva la fase dell’aggiustamento, della messa in pratica e del reale cambiamento: fare sì che la tolleranza non nasca solo da una legge scritta ma da una compresenza di diverse realtà e diverse identità che attraverso la convivenza imparino a rispettarsi non perché devono ma perché vogliono.

Looking e Queer as Folk, dunque, sono serie interessanti da vedere non solo per il loro valore artistico, ma anche per la loro capacità di ritrarre in modo a tratti crudo e a tratti commovente una lotta che, nonostante gli ostacoli, le difficoltà e le barriere che sembrano ancora oggi insormontabili, ha fatto molta strada da quei giorni del giugno 1969, passati alla storia come i moti di Stonewall.

Looking

Looking e Queer as Folk si inseriscono nel panorama della lotta LGBT

Tags:diritti,gay,hbo,lgbt,looking,omosessualità,postgay,queer as folk,serie tv,showtime

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