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Lorenzo Viani, “Mia madre, allora, era oceanica …”

Da Paolorossi

Quando in quei tempi passeggiavo sulla bàttima del mare e guardavo la duna stendersi dalla foce del Magra a Bocca di Serchio e pensavo all’Eternità dei castighi, ero preso da terrori e spaventi.

Viareggio - Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli

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Certi nomi, inzeppati nel capo dai frati, mi facevano fantasticare in modo stravagante: Nerone, mi pareva, che, a toccarlo, dovesse tingere di nero come il sacco delle seppie e il nero lo spurgasse dalla bocca in nuvola e lo risoffiasse dintorno per nascondersi in quel torbato come sogliono fare i polpi. Mi pareva che egli avesse un cappellone nero, a cono, e una barba annodata alla vita come una radica di sorbo.
[…]

Quanto re Erode sconturbò la mia infanzia! Tutto quel macello di pargoletti mi faceva aggricciare la pelle e l’anima. Un giorno, un ubriaco, molestato da una sturma di ragazzi, urlò loro imbestialito: – “Viva Erode”.  I ragazzi mancò poco non gli facessero far la fine di Santo Stefano.

[…]

– Tristi e guai per quei ragazzi che non sono sotto gli artigli del padre! – si doleva spesso mia madre, e commentava attristata – Come faccio io, povera scenta e meschina, con due démoni alle mani?
– Dite che Dio vi perdoni: paragonare i figli ai démoni d’Averno! – le diceva una vecchiarella del vicinato.
– Ma dove sono ora? – si chiedeva straziata mia madre.

Così conturbata, prendeva una sedia di faggio, l’appoggiava al muro di cinta del bosco, saliva sulla spalliera e, poggiato il capo sull’orlo della muraglia, urlava i nostri nomi con tutta la voce che aveva nel petto. Quella voce sonora di pastora, intonata alle forre della Pieve di Santo Stefano, faceva cantare tutto il bosco con la sua musicata disperazione di Niobe.
Io, infoltato tra le prunaie, la udivo e, quella specie di canto, mi consolava e la facevo sgolare senza mai rispondere.

Mia madre, allora, era oceanica, esuberante, piena di vita. Anche nella disperazione era potente, le sue lacrime erano bollenti, il petto si sollevava come sospinto da un impeto di vento gagliardo: ma, voltati di là, non era altro: una vela gialla che si fosse aperta nelle darsene, una ventata che la mettesse sotto una pioggia di aguglioli di pino, la faceva sorridere come una bimba. Se noi si fosse rincasati in quel momento, ci serrava festevole fra le braccia e le ginocchia e ci copriva con le membra opulente e ben conformate, e sul muro appariva come un frammento del Partenone.

 

( Lorenzo Viani, tratto da “Il figlio del pastore”, 1929 )

 

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