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LOST IN TRANSLATION: Intervista a Samuel Alonso

Creato il 16 settembre 2010 da Nouvellepunk

Nei mesi di luglio ed agosto si girava a Valencia il film La pelicula mileurista, un progettò che è stato realizzato con soli mille euro di budget e la collaborazione disinteressata di molti professionisti. Un esempio di resistenza in questi tempi di crisi. L’intervista è stata rilasciata dal regista del film Samuel Alonso, durante l’ultima giornata di riprese del film.

Le riprese sono state appena terminate come si sente adesso?

Mi sento esaurito e vuoto (ride). Per me, a parte questa peculiarità dei mille euro, la cosa importante del progetto è che nel giro di tre mesi è stata scritta la sceneggiatura, si è cercato il cast e il reparto tecnico e abbiamo cominciato a girarlo.

Qual è la genesi di quest’avventura?

Beh, io produco cortometraggi da molti anni e l’ho fatto sempre in questo modo. Mi incontro con i miei amici, metto i quattro soldi che ho e, beh, così mi piacerebbe confrontarmi anche con il mio primo lungometraggio.

Per realizzare questo film ha riunito 50 professionisti del mondo del teatro e dell’audiovisivo. Come sei riuscito ad “ingannare” tanta gente?

(ride) Creido che è un effetto domino. Lavoro a Valencia da molti anni, c’è molta gente che incontri lungo il tuo cammino e sanno che sei serio. Metti insieme due amici che sono altrettanto seri, questi trascinano ad altri e così via. Nell’ambito della produzione, Juan Carlos Roncón e Marc Martinez furono le prime due persone che si unirono al progetto.

Questo film mette in evidenzia la difficoltà di un regista di avviare un progetto o è una soluzione alla crisi?

No. Per me la crisi è stata la circostanza che ha finito di spronarmi nella realizzazione del film, ma era qualcosa che stavo forgiando da tempo. Credo che difficilmente si danno opportunità ai giovani per dimostrare che sono capaci di fare cose che non hanno mai fatto. E realizzare un lungometraggio è una di quelle. Però mi piacerebbe arrivare a lavorare con un budget alto.

Raccontaci brevemente la storia.

È la storia di Alex, un ragazzo che vive in una casa accanto ad una serie di personaggi. Alex ha una pianta dove sono indicate le uscite di questa casa. Ad un certo punto, perde la piantina e passerà il resto del film a seguire le sue tracce. In questo percorso si incontrerà con una ragazza e dovrà affrontare il male.

A riprese terminate sei soddisfatto del risultato? Torneresti a girarlo?

(ride) Per quel che ne so, credo di sì. Quando iniziai le riprese pensavo: stiamo iniziando, ma questo può rompesi in qualsiasi momento. Nessuno guadagna, non abbiamo soldi…. Ma vedendo come andava avanti il piano di lavorazione mi sembrò incredibile. Anche se sembra poco modesto, credo che la gente sarà sorpresa del risultato.

E a partire da adesso cosa c’è da fare?

Adesso c’è la distribuzione. Ci sono molte possibilità e molte difficoltà. Si potrebbe distribuirlo ondine o in DVD fino ad arrivare alle sale cinematografiche. Questo sarebbe il mio sogno. Poter dire a mia madre che può andare al cinema a vedere il film di suo figlio (ride).

Intervista tratta dal mensile AU di settembre.

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