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Luci e ombre del Tanzania.... viste dall'osservatorio di Makambako e da un testimone d'eccezione

Creato il 19 marzo 2011 da Marianna06

È un sogno irripetibile, unico, eccelso, se sogni… Dio.

È capitato a lui, diverse volte, fino al 26 agosto 2010. L’Onnipotente gli rivelò: “C’è un albero nella savana del Tanzania: è simile ad un’acacia spinosa ed è ricercato pure dalle giraffe. Con le foglie amare, le radici e il tutto bollito in acqua ne farai una pozione. Sarà un farmaco che guarirà diabete, asma, cancro ed altre malattie, compreso l’aids. Offri la bevanda al malato una volta sola, al prezzo di 25 centesimi (di euro) al bicchiere …”. Così parlò l’Eterno in sogno.

Il privilegiato interlocutore dell’Altissimo è Ambilikile Mwasapile, di 76 anni, pastore in pensione della chiesa luterana in Tanzania. Esercita questo nuovo e straordinario servizio nel villaggio di Samunge, a 400 chilometri dalla città di Arusha. Il pastore, da settimane, è sulla cresta dell’onda, giacché migliaia e migliaia di persone corrono da lui da ogni parte e con ogni mezzo, anche da altre nazioni africane, sottoponendosi a safari estenuanti, date le condizioni delle strade.

Qualche ricco raggiunge il reverendo in elicottero. Fra i benestanti spiccano membri del parlamento, graduati dell’esercito, imprenditori, commercianti. I risultati della pozione - si dice - sono lusinghieri. E le aspettative alle stelle.

Non manca qualche frizione. Per esempio: Zachary Kakobe, vescovo protestante della chiesa Full Gospel, ha tacciato il pastore luterano di affarismo. In realtà teme la fuga dei suoi fedeli, calamitati da questo guaritore dell’aids.

Aids. Radio, televisione, giornali e cartelloni lungo le strade raccomandano la visita medica, affermando:  “Puoi realizzare i sogni della tua vita anche se sei sieropositivo”. Ma sia lui (camionista senza scrupoli in fatto di sesso) sia lei (venditrice di cipolle lunga, troppo accondiscendente per un paio di ciabatte) non si accontentano. Vogliono guarire: e, con loro, schiere di persone.

Ben venga, allora, quel vecchio di 76 anni che…

 

L’aids è un iceberg mastodontico, cresciuto in fretta e furia: se ne tocca solo la punta con le esortazioni. Un paese africano che ha frenato il contagio dell’Aids è l’Uganda, processando anche le licenze sessuali tribali. È stato un atto di coraggio e di verità.

In Tanzania, il problema-aids è trattato con circospezione, per non esporre l’interessato a feroci ritorsioni. Però i dati clinici sono impressionanti. Per esempio: nel dispensario medico della parrocchia di Makambako, i sieropositivi accertati sono pari al 17 % di quanti frequentano l’ambulatorio. È una cartina di tornasole modesta, data l’indagine numericamente contenuta, tuttavia eloquente.

Senza scordare che tantissimi non sottostanno all’esame-aids.

Di più: l’iceberg dell’aids rimanda alla precarietà cronica e generalizzata del Tanzania. Il paese, a 50 anni dall’indipendenza, resta ancora “un paese in via di sviluppo”: dalla sanità carente alla scuola parolaia, dall’agricoltura arretrata all’industria incerta, alle strade da gimkana, ai servizi igienici… senza tuttavia  generalizzare. Però ridurre la povertà del 19% entro il 2015, come programmato a suo tempo, è una chimera.

Eppure ovunque strimpellano cellulari, spiccano antenne satellitari e si ostentano computer. Ma sono “cosmetici” o indici di sterile prestigio individuale. Il denaro che circola non produce sviluppo, perché le infrastrutture sono insufficienti, gli investimenti sono risicati e manca la volontà politica concreta di correre al riparo.

 

Sto battendo queste considerazioni sul computer. Ma, fra un’ora, mi dovrò fermare, perché la carica sarà esaurita, essendo saltata la corrente elettrica.

È già avvenuto ieri e non è improbabile che succeda domani.

In Tanzania solo il 14% dei 43 milioni di abitanti usufruisce di elettricità, ma senza continuità: infatti mancano 230 megawatt per soddisfare i bisogni anche della suddetta minoranza. I tagli gli elettricità avvengono tre/quattro volte alla settimana per ore e ore, con ingenti danni economici per le aziende e per lo stesso stato.

Ogni giorno sfumano 2 milioni di euro. Nel frattempo le tariffe elettriche sono aumentate del 18%.

La situazione elettrica è sconcertante, anche perché l’azienda statale Tanesco (che produce e compra energia) ha contratto con la multinazionale Dowans un debito di 46 milioni di euro, che non è in grado di pagare. Né i cittadini vogliono che si paghi.

Ma i 46 milioni di euro sono un “debito” o un “ammanco”? La distinzione non è capziosa. Rimanda alla piaga “numero uno” del Tanzania: la corruzione degli uomini al potere e lo spreco di denaro pubblico. Un esempio: ogni deputato della legislatura che entra in parlamento percepisce 45 mila euro per l’auto personale!

In città non pochi poliziotti pretendono dagli automobilisti copiose “gratificazioni”, scatenando frustrazione e rabbia. Nel 2009 83 poliziotti furono linciati dalla gente seduta stante!

L’africano (che la tradizione vuole paziente e remissivo) sta diventando sempre più aggressivo di fronte ai politici inchiodati al potere da anni. In Tanzania, dal 1961, a dettare legge sono stati sempre e solo i membri del Partito della rivoluzione (Chama che mapinduzi), in barba all’osannato pluripartismo.

La giornalista Joyce Mmasi scrive: “Gli africani (tanzaniani compresi) si sono stufati della propaganda dei capi politici che non vogliono cambiamenti, né vogliono ritirarsi. Perciò hanno deciso di cacciarli via come ladri”. È successo in Tunisia ed Egitto. Succederà in Tanzania? (cfr. Mwananchi, 16 febbraio 2011).

 

La chiesa cattolica che cosa dice? Recentemente il cardinale di Dar es Salaam, Polycarp Pengo, ha stigmatizzato il comportamento di alcuni personaggi del governo, che si comportano in maniera molto negativa verso i cittadini, nascondendo sempre le loro malefatte con tutti i mezzi: “Amano solo sentire notizie belle, decorative, anche se stupide”. Non amano i profeti, come il biblico Geremia, che dicono la nuda verità. Nel passato i capi di Israele cercarono di sopprimere Geremia, fino ad imprigionarlo in una cisterna piena di fango (Cfr. Geremia 38, 6)... E, riferendosi a se stesso, il cardinale incalza: “Se oggi o domani mi ucciderete, non importa. So quello che dico.  E lo dico. Perché dovrei stare zitto?”.

Il cardinale ha denunciato la politica delle “bocche cucite” dei politici e dei mezzi di informazioni di fronte alla corruzione. Circa i tagli di elettricità, si è chiesto non senza ironia: “Oggi Dio ci chiede forse di pagare la luce elettrica che non riceviamo?”. (Cfr. Mwananchi, 13 marzo 2011).

“La corruzione è nemica della giustizia. Non riceverò ne offrirò bustarelle”: è la promessa di chi entra in politica. Ma la rivista cattolica Mwenge (Fiaccola) commenta con sarcasmo: “Oggi molti affermano: Poiché la giustizia è nemica della corruzione, non difenderò affatto la giustizia” (Cfr. Mwenge, novembre 2010).

Coraggiosa è anche Enendeni (Andate), la rivista dei missionari della Consolata. La rivista chiama in causa lo stesso presidente del Tanzania, Jakaya Kikwete, rieletto nel dicembre 2010: gli rimprovera di essersi circondato da collaboratori indegni e incapaci. Così facendo, Kikwete mette in pericolo la pace del paese, allargando sempre di più il fossato tra i pochi ricchi e i tantissimi poveri. E se, nella manifestazioni qualcuno protesta, viene caricato di bastonate dalla polizia. “Questa è pace? Che vergogna per il nostro paese!”.

Enendeni non tace di fronte alla carenza di energia, e si domanda: con quale coraggio  Kikwete può chiedere ai cittadini di pagare i debiti della Tanesco innalzando il prezzo della luce elettrica? Poi: la mancanza di energia costringe al ricorso del fuoco a legna per cucinare le vivande, incrementando così le piaghe del disboscamento e della conseguente siccità.

“In Tanzania abbiamo perso la fiducia nell’ideale della fratellanza. L’abbiamo rimpiazzato con l’ipocrisia e l’egoismo” (Cfr. Enendeni, gennaio/febbraio 2011).

 

Egoismo ed ipocrisia: termini spietati nel paese del socialismo-famiglia (ujamaa) di Julius Nyerere.

Ieri sera, nell’ora del tramonto, alcuni cattolici davanti alla chiesa di Makambako commentavano: “Qui, dove tutto è mercato, troppi individui hanno in testa solo i soldi, mentre hanno buttato via il cervello”.

Un detto swahili recita: “L’intelligenza è ricchezza” (akili ni mali).

A Makambako, nonché in altre piazze del Tanzania, sta tramontando pure il sole dell’intelligenza e del cuore?

 

  di Francesco Bernardi (IMC)

   a cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)

 

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