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Luciano Minguzzi

Creato il 16 luglio 2013 da Sergiomandelli

Luciano Minguzzi (Bologna 1911 – Milano 2004)
Pur essendo figlio di un bravo scultore, Armando Minguzzi (1880-1940), lui si considera appartenente alla razza dei braccianti e dei contadini. Di questa razza sottolinea la fisicità rude, la vicinanza con gli animali, il contatto olfattivo con le deiezioni trasformate in letame.
Nel 1931 Luciano Minguzzi si iscrive all’accademia di Bologna, sotto la guida di Ercole Drei.  I suoi punti di riferimento sono però Medardo Rosso, con la sua ricerca sulla luce che modula i volumi della scultura, e Arturo Martini, che invece lavora sull’espressività della materia.
Ma lui si sente attratto soprattutto dalla scultura  romanica, di cui ammira in particolare il Crocifisso del Maestro di Sant’Anastasia, e che rivela il suo contenuto popolare nelle figure oscene presenti nelle chiese medievali.
La vicenda biografica che lo segna più profondamente è la guerra, che lui vive come terribile spettacolo, come dolorosa ma anche voluttuosa esperienza estetica.
Nel mondo di Minguzzi l’osceno – ossia l’esibizione ostentata di ciò che di solito viene tenuto celato – diventa esperienza estetica e spirituale insieme: la visione e la conoscenza del sesso, degli escrementi, del sangue, della morte lo mettono a contatto con la forza primigenia che muove la natura.
Ha partecipato a numerose Biennali di Venezia e a diverse quadriennali di Roma. Scultore apprezzato in tutto il mondo è celebre per la realizzazione delle Porte di alcune delle più importanti Chiese del mondo: la Quinta porta del Duomo di Milano, la Porta del Bene e del Male in San Pietro a Roma, la Porta di San Fermo Maggiore a Verona.


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