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Lucy, ancora un personaggio sublime

Creato il 29 settembre 2014 da Antonio De Rose @antonio_derose

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L’uomo sfrutta appena un decimo del suo potenziale cerebrale; se ci fosse un modo di utilizzare il restante novanta per cento potrebbe fare tutto quello che è in grado di pensare, dominare lo spaziotempo come un padreterno. Luc Besson passa una stravagante credenza nell’uovo sbattuto della neuroscienza, poi la immerge nell’olio bollente della creatività che gli è propria.
Lucy (Scarlett Johansson) è una studentessa qualunque coinvolta in un traffico internazionale di stupefacenti. Nel suo addome viaggia un sacchetto di droga, versione sintetica di CPH4, fattore di sviluppo delle ossa nei feti umani. La ragazza assume involontariamente la sostanza, che attiva in lei un’enorme riserva di energia. In un giorno, il suo ultimo giorno, Lucy ottiene il pieno controllo di sé e accede a quel sapere definitivo che, prima di scomparire, tramanda all’umanità nella persona del professor Samuel Norman (Morgan Freeman).
Luc Besson ha per la donna un’autentica venerazione. Dirige un sex symbol come Scarlett Johansson senza concedere agli appetiti del mercato niente che possa svilire un personaggio sublime come tutte le eroine del suo cinema.
Il film è ricco di citazioni dal genere, vengono subito in mente Matrix e 2001 Odissea nello spazio, ma la scena più suggestiva sembra un quadro di Michelangelo, La Creazione di Adamo. Ritrae l’incontro tra la protagonista e l’esemplare di australopiteco i cui resti furono rinvenuti quarant’anni fa in Etiopia. La prima femmina bipede della storia. Gli scopritori la chiamarono Lucy, come la canzone dei Beatles Lucy in the Sky with Diamonds.
Notevole lo spessore della critica sociale, la denuncia di un ambiente sempre meno favorevole alla riproduzione del genere umano e il senso d’inadeguatezza di fronte all’avanzare della ricerca scientifica che pone questioni morali di straordinario momento.
Voto 7,5.



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