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Luino, Frulli: “Settant’anni di mimose, Teresa Mattei ‘la ragazza di Montecitorio’”

Creato il 15 marzo 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Continua il viaggio tra le relazioni presentate delle consigliere del Comune di Luino giovedì scorso, presso il Municipio, dove ha avuto luogo l’evento dedicato ai settant’anni di voto alle donne. Oggi è l’intervento di Laura Frulli, “Settant’anni di mimose”, ad essere protagonista, mentre chiuderanno il ciclo, nei prossimi giorni, Alessandra Miglio che ha presentato “Una lunga storia” e Simona Ronchi con “1946 Diritto di voto alle donne”.

Teresa Mattei,

Teresa Mattei, “La ragazza di Montecitorio” (ilsitodelledonne.it)

Luino, Frulli: “Settant’anni di mimose, Teresa Mattei ‘la ragazza di Montecitorio’”. ”Ho pensato di andare a cercare l’origine del lato essenzialmente femminile di questa festa, l’adozione della mimosa come simbolo. Questa scelta fonda le sue origini nella storia politica ed istituzionale italiana, risale e coincide con la nascita del nostro Paese e la si deve ad una delle donne che con tanto sacrificio, zelo ed impegno, hanno dato il loro apporto alla Costituente giovane Repubblica. La mamma della mimosa per l’8 marzo, definita così dalla giornalista Strada in un articolo del ‘Corriere della Sera’, è Teresa Mattei, forse più famosa per la scelta del fiore dell’Acacia dealbata che per la sua storia di partigiana, o per la sua laurea in filosofia. La scrittrice Patrizia Pacini che alle battaglie della partigiana ‘Chicchi’, ha dedicato un libro, la descrive come donna di grande intelligenza e vitalità, una donna infaticabile. La Mattei trasse da una ‘considerazione pratica’ la scelta, condotta insieme a Rita Montagnana, prima moglie di Togliatti, e Teresa Noce anch’essa partigiana e deputata, di istituire la mimosa come simbolo della festa, che sarebbe dovuta nascere per il diritto al voto delle donne. Quel fiorellino giallo che sicuramente colorava Roma e i suoi giardini nella primavera del primo 8 marzo italiano, ricordava alla Mattei le lotte condotte sui monti: era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette, un fiore povero, a tutte accessibile, di tutte rappresentativo.

Siamo nel marzo del 1946, esattamente settant’anni oggi si sarebbero svolte le prime elezioni amministrative, dove anche le donne votavano e potevano essere elette; con le politiche del 2 giugno di quell’anno la Mattei sarebbe diventata, a 25 anni, la più giovane donna eletta come deputato dell’assemblea Costituente. Definita ‘La ragazza di Montecitorio’, fu una delle 21 donne sui 556 deputati, chiamati a redigere la Carta d’identità della nostra Repubblica. Nel programma dell’UDI, Unione Donne Italiane, che proprio la Mattei contribuì a formare, si leggono affermazioni come ‘largo alle donne nei posti di governo, giusta retribuzione del lavoro femminile, largo alle donne nelle amministrazioni comunali’… cose che oggi possono sembrarci quasi scontate ma che hanno cambiato sostanzialmente, la condizione femminile in Italia.

Oltre all”invenzione’ della mimosa, come simbolo, si deve sempre alla Mattei l’introduzione del ‘di fatto’ nel secondo comma dell’art. 3 della Costituzione: un inciso che mette in luce il vero valore aggiunto del tocco femminile: la concretezza. Non c’è parità ed uguaglianza se non si provvede, di fatto, all’abbattimento degli ostacoli reali che effettivamente limitano sviluppo e uguaglianza sostanziale. Teresa Mattei morirà proprio in marzo, era il 2013 e aveva 91 anni, e con lei moriva l’ultima donna della Costituente, soddisfatta nel vedere nelle mani delle giovani il mazzolino di mimosa, segno dell’avvenuto passaggio di testimone, mimosa sempre più spesso donata loro da uomini che credono nel valore della donna e la sostengono, perchè solo un lavoro serio tra donne e uomini, basato sul reciproco rispetto, può veramente rendere migliore la nostra società.

Poteva essere scelta la violetta come emblema di questa festa, già icona dei movimenti femministi europei, fiore elegante utilizzato dalle impeccabili e progressiste sufragette, poteva essere un qualsiasi altro fiore, tutti con un bagaglio simbolico ricchissimo; è stato scelto un fiore semplice, molto profumato, molto diffuso. In fondo poco importa quale fosse il fiore, fondamentale è ricordare che, come scrive Gianni Rodari nel testo della celeberrima canzone di Sergio Endrigo, ‘per fare un frutto, ci vuole un fiore’. Quel frutto che noi oggi cogliamo è rispetto, collaborazione e partecipazione e, per dirla alla Gaber, ‘la libertà cos’è se non partecipazione’?”.

La serata di giovedì scorso si è aperta con la lettura della lettera inviata dalla Presidente nazionale dell’associazione internazionale “UN WOMEN”, Simone Ovart, la quale, auspicando una futura collaborazione, ha espresso la sua vicinanza partecipativa all’evento. Oltre alle amministratrici attuali, inoltre, hanno presenziato alla serata alcune donne che hanno amministrato in passato: Marta Alfarano, Carla Dho (che fu la prima Assessora ai Servizi Sociali), Annamaria Cerutti Maserati, Paola Maserati, Eugenia Natuzzi e Rosaria Torri. A loro è stato consegnato un piccolo ricordo per il loro impegno confezionato con i colori comunali azzurro e giallo.

Per approfondire sull’incontro nel Comune di Luino di giovedì scorso:

Luino, Ballinari: “Le ‘mie’ dieci donne nella storia della politica internazionale del Novecento”

Luino, Nogara: “Le donne coraggiose nelle istituzioni italiane”

Luino: tutte le donne legate all’amministrazione comunale dal dopoguerra ad oggi


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