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Luisa Trojanis: dall’Italia alla Lapponia

Creato il 29 settembre 2010 da Leone_antonino @AntoniLeone
#fullpost { display: inline; } Luisa Trojanis: dall’Italia alla LapponiaI cervelli in fuga è un tema ricorrente e conosciuto dagli italiani. Siamo un paese con un tasso di disoccupazione giovanile molto alto ed i giovani capaci quando hanno la possibilità di andare via dall’Italia per costruire il proprio futuro sono disponibili a partire. Luisa Trojanis, laureata in letteratura anglo-americana all’Università di Siena, non trovando spazio per iniziare la carriera universitaria si è impegnata nel settore turistico. Ha iniziato il lavoro come guida turistica nella Val d’Orca e successivamente è partita per la Lapponia.Per conoscere l’avventura di Luisa le ho posto alcune domande.
Quali difficoltà hai incontrato in Italia?Difficoltà comuni a molte persone. Il lavoro e la possibilità di fare le cose che piacciono con il giusto merito e riconoscimento. Nel mio caso, il relatore fu chiaro. Fare ricerca non era proprio possibile o comunque auspicabile in una situazione in cui non c’erano fondi a sufficienza per giovani di belle speranze. Forse sarei dovuta rimanere in Inghilterra dopo la borsa di studio all‘interno del progetto Erasmus ma non sempre si è pronti di cogliere il giusto valore delle cose quando ti capitano.
Per quale motivo hai scelto di andare in Lapponia? Forse è la Lapponia che ha scelto per me. Si, direi così. All’inizio ero terrorizzata. La Lapponia era un posto bellissimo ma molto lontano dalla mia realtà. Cresciuta tra le dolci colline toscane, con un clima mediterraneo fatto di colori e profumi meravigliosi non avrei mai potuto affidarmi totalmente ad una realtà per così dire “monocromatica” di terre ghiacciate per la maggior parte dell’ anno. E invece mi sbagliavo. Ero piena di luoghi comuni, uno tra tutti che il freddo a detta di molti era insopportabile Devo dire invece che il freddo fu di un attrattiva senza pari e determinante per le mie scelte future.Il Jack London di letteraria memoria aveva ragione. Senza retorica, queste distese di neve e ghiaccio quasi azzurrine e le foreste di conifera e betulle infinite esercitano un richiamo a cui è impossibile resistere. Per queste terre ho provato subito amore.
Qual’è stato il tuo desiderio o sogno che hai seguito?Non c’era un progetto ben definito all’inizio. Dopo l’Università avevo continuato a studiare usufruendo di molti corsi del Fondo Sociale Europeo che andavano a riempire il cassetto di carte che alla fine servivano a ben poco. Non dico che non siano validi ci mancherebbe, forse con me non hanno funzionato, non saprei dire. Quello che mi mancava era la pratica, l’esperienza e questa sete mai ancora appagata di curiosità e conoscenza. Quello che mi circondava non mi bastava e sentivo che c’era qualcosa di più che avrei potuto fare.Così ho passato un periodo in Austria per imparare lo sci di fondo e poi in Palma di Majorca seguendo gruppi trekking. Ed infine sono approdata in Svezia dove c’è stato un vero e proprio rito di passaggio. L’ età della consapevolezza, direi.
Che attività svolgi in LapponiaUna precisazione. Diciamo che uso il termine Lapponia per entrare facilmente e brevemente nell’immaginario collettivo. Dico Lapponia e tac, scatta un meccanismo per cui più o meno tutti capiscono di cosa stiamo parlando. In realtà mi trovo nella Lapponia svedese , nella contea dell’ Harjedalen a 700km da Kiruna dove inizia il circolo polare artico. La Lapponia è un territorio molto esteso che tocca vari stati tra cui anche Norvegia e Finlandia. Qui, al confine di stato tra la Svezia e la Norvegia abbiamo creato insieme al mio partner di lavoro un‘attività di tour operator che organizza pacchetti vacanza per turisti. Tra le attività, sci di fondo – lo sport nazionale svedese per eccellenza – safari in motoslitta, slitte con i cani e in estate trekking, biking, canoa e kayak.
Puoi raccontare la tua esperienza di vita e di lavoro e le sensazioni che provi?Le sensazioni sono molteplici. “ I tempi lapponi sono decisamente diversi da quelli che si vive tutti i giorni nelle città . Un vero è proprio “ battesimo della solitudine” come amo definirlo. Un contatto con e cose vere importanti, di base. Scopri che alla fine per vivere bene ti bastano quelle due o tre cose e che tutto il resto è superfluo e fa solo volume.
Sei presente in Facebook ed hai tanti amici. Quali sono i commenti e gli scambi con i tuoi amici in Facebook?Facebook è davvero un mondo affascinante per chi ne fa un uso intelligente. Un mezzo sociologico straordinario e di grande potenza, a mio avviso. Ideale per i curiosi del genere umano, in generale. Per me ha costituito una sorta di “richiamo delle sirene” riportandomi a quel mondo da cui mi ero un pò distaccata partendo per la Svezia e perdendomi nei suoi laghi e foreste. Si, in Fb sono molto presente. Ho così tanto materiale da condividere, foto, video ed emozioni di tutti i giorni. Ma non solo, anche in Youtube ho un mio canale, digitando redfoxadventure. Sono video semplici, che giro da sola con la macchina fotografica e poi monto a casa.Ricevo molte email ogni giorno e parlo molto in chat. L’argomento sono i sogni, inutile dirlo. Chi più o chi meno si ritrova ad un certo punto a fare due conti e vorrebbe cambiare vita. Mi scrivono molti giovani , appena laureati che cercano lavoro. Mi scrivono anche professionisti affermati stanchi di un vivere troppo stressante . Ma incontro anche tanti ragazzi delle scuole curiosi di sapere di Ginger, il nostro husky siberiano compagno di avventure e nostra mascotte. E poi tutto un popolo di sognatori che si riscoprono bambini e sognano le avventure di Jack London nel Klondike o sperano di rivivere le emozioni rincorse in “ into the Wild” nel film di Penn.
Mantieni i tuoi rapporti con l’Italia e come?Sempre, certo. Mi mancano i profumi dei miei borghi, i colori delle mie colline e il cibo di mia madre. Tre cose a cui difficilmente potrei rinunciare.
La bassa crescita economica dell’Italia accompagnata dall’alto tasso di disoccupazione giovanile e dall’incapacità di valorizzare i talenti non offre prospettive di lavoro e di vita ai giovani, i quali sono costretti ad iniziare la costruzione del loro futuro all’estero.
Irene Tinagli in un articolo, pubblicato il giorno 28 settembre 2010 su La Stampa, analizza alcuni casi di giovani che, integrando alcuni prodotti artigianali made in Italy alle competenze (strategia, organizzazione, finanza, marketing), hanno rivoluzionato con successo il modello tradizionale dell’artigianato (chiuso, non innovativo) per realizzare un processo di industrializzazione di alcuni prodotti.
L'innovazione del prodotto, la creatività in settori tradizionali dell'Italia (esempio l'artigianato) ed altre competenze possono offrire al mercato dei prodotti competitivi vincenti. Questa è una via che può essere intrapresa dai giovani per agire globalmente.
Per conoscere le avventure di Luisa visita:
Sito web http://www.redfoxadventure.com/
Facebook facebook.com/luisatrojanis

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