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Lunedì film – La meglio gioventù – Marco Tullio Giordana

Da Iomemestessa

Ne abbiamo, di sguincio, parlato con la ‘povna in svariate occasioni, che lo sceneggiatore, si sa, ci mette sempre mano.

La meglio gioventù è un film straordinario. Dal punto punto di vista cinematografico, che la regia di Giordana non lascia nulla al caso. Dal punto di vista della sceneggiatura, che Rulli e Petraglia (i creatori della prima Piovra, ma anche gli sceneggiatori de Il Portaborse, Romanzo criminale, Mio fratello è figlio unico), confezionano un impianto sempre serrato. Dal punto  di vista del casting, che, si avvale di stelle consolidate (Adriana Asti, la madre), come di quasi esordienti, come Alessio Boni (il tormentato Matteo), ma anche Sonia Bergamasco (Giulia, moglie di Nicola, intensissima nel ruolo di brigatista cui conferisce un’oggettiva antipatia).

C’è poi uno strepitoso Luigi Lo Cascio. Centro di gravità permanente dell’intera storia. Psichiatra illuminato. E il suo contraltare, una splendida Jasmine Trinca, nel ruolo di Giorgia, la ragazza disturbata fatta a pezzi dalla psichiatria impietosa di quegli anni.

La meglio gioventù é la storia della famiglia Carati, dall’alluvione di Firenze del 1966 fino alle vicende di Tangentopoli.

La trama, quella, la potete trovare tranquillamente in rete, ma non se ne parla più di tanto qui, per non togliere nulla a chi il film non l’avesse ancora visto.
Basti sapere che c’è un lungo tratto di strada da fare: il ’68, la nascita del terrorismo, il suo insinuarsi nei gangli della società, la crisi della Fiat con il crollo del modello ‘se va bene per la FIAT, va bene per Torino e va bene per l’Italia’ su cui si fondava gran parte della nostra strategia politica, gli anni di Tangentopoli, l’ascesa del modello leghista, le stragi mafiose.

E’ un viaggio attraverso gli occhi, e i sentimenti, dei protagonisti, attraverso la loro spicciola quotidianità.

Personaggi che, tutti, attraversano la storia con il coraggio di chi vorrebbe almeno provare a cambiare le cose.
Film commovente grazie alla partecipazione sincera, da parte di regista e sceneggiatori, alle emozioni dei personaggi, partecipazione che, alla fine, coinvolge anche lo spettatore; e grazie, anche, a dialoghi che sono, certo, profondi ed originali, ma, soprattutto, sempre adeguati all’ambito narrativo. Mai un tono sopra o un tono sotto.

Lungo sei ore, trasmesso in due parti (in sala anche in un’unica, ma mai estenuante, proiezione) da Rai Fiction che lo produsse.

Trarre una frase, da sei ore di opera maestosa, pare perfino offensivo. Pure, vorrei ricordare il dialogo tra Nicola, che si reca in carcere come psichiatra, ed un inquisito di Tangentopoli:

Inquisito: “è l’Italia che hanno fatto i nostri padri, mi creda”
Nicola: “No, mio padre no, mi creda anche lei……”

Lunedì film – La meglio gioventù – Marco Tullio Giordana

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