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Ma il Papa non è Gramsci

Creato il 10 luglio 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo
Ma il Papa non è Gramsci

Attribuire al Santo Padre espressioni e prese di posizione non sue è un trucco già impiegato per deformare il pensiero di più pontefici, ma l'accostamento di Papa Francesco ad un intellettuale comunista quale fu Antonio Gramsci (1891-1937), fino a definirlo il " Papa partigiano", è un'acrobazia intellettuale mai vista, che merita di essere commentata. Autore del paragone è il sociologo Umberto Di Maggio, coordinatore regionale di Libera contro le mafie in Sicilia e collaboratore de L'Huffington Post, sul cui portale ha proposto questa originalissima tesi [1].

Una tesi che possiamo riassumere nella considerazione secondo cui la denuncia della " globalizzazione dell'indifferenza" operata con forza dal Papa rappresenterebbe una " frase che assume una portata storica poiché definisce, come diceva Gramsci [...] l'indifferenza come peso morto della Storia. Perché in fin dei conti l'abulia ed il parassitismo sono vigliaccheria e quindi rifiuto del senso autentico della vita. Parole partigiane quelle di Papa Francesco che, sconvolgendo ogni protocollo, ha scelto di essere ultimo tra gli ultimi " [2].

Come molti avranno già intuito, trattasi di accostamento assai forzato, indebito e fuorviante. Per più ragioni. La prima, la più evidente, riguarda il fatto che Papa Francesco critica l'indifferenza mentre Gramsci, a partire da analoga critica, giungeva ben presto - come recita un suo celebre scritto del 1917 ripubblicato anche recentemente [3] - ad odiare gli indifferenti. Bergoglio invece non solo ovviamente non prova odio per alcuno, ma nella sua già celebre omelia pronunciata a Lampedusa, come dimostra un rapido esame delle 1,027 parole del testo, neppure nomina il sentimento dell'odio.

Ma, prima di questo, c'è un equivoco ancora più allarmante che deve essere superato: l'indifferenza contro cui si scaglia Francesco non è la stessa lamentata dal pensatore comunista. Infatti, mentre quest'ultimo si muoveva su un terreno culturale e politico, il secondo si pronuncia a livello antropologico e religioso; semplificando potremmo dire che mentre Gramsci attaccava l'indifferenza come passività [4] e assenza di impegno, Papa Francesco la prende di mira quale assenza di amore,che peraltro può essere superata solo domandando " al Signore la grazia ". Siamo perciò su piani completamente diversi.

Verificata la debolezza della tesi di Di Maggio, l'occasione è propizia anche per un altro chiarimento: a Lampedusa il Romano pontefice non ha formulato, diversamente forse da taluni auspici, alcuna critica né ha richiesto alcuna modifica alla legislazione italiana in materia di immigrazione [5]. Prova ne è che si è limitato a riferirsi a quanti prendono " decisioni a livello mondiale", senza mai soffermarsi sul contesto nazionale. Non solo: ha esplicitamente preso di mira, nella critica all'indifferenza, l'" anestesia del cuore " che tocca tutti e non solo alcuni e che, come tale, deve essere affrontata senza interpretazioni partigiane o, peggio ancora, progressiste.

Anche perché la posizione della Chiesa in materia di immigrazione, centrata sul dovere dell'accoglienza ma anche sui " doveri dei migranti" verso il " paese che li accoglie" [6], non è certo cambiata con Lampedusa. Del resto sarebbe stato difficile per il Papa chiedere, come qualcuno auspicava [7], l'abolizione del reato di clandestinità tout court dopo che il Vaticano, fino a pochi anni fa, chiedeva a coloro che vi accedevano senza esserne cittadini d'essere muniti " di un permesso, secondo un modulo, da stabilirsi con provvedimento del Governatore, che, previo accertamento dell'identità personale, è rilasciato dai funzionari od agenti incaricati della custodia degli ingressi" [8], e a tutt'oggi non prevede alcuna forma, neppure temperata, di ius soli [9].

Per concludere, tralasciando letture forzate e paragoni quanto meno impropri, è bene che si mediti a lungo su quel che Papa Francesco - con una visita sicuramente importante e destinata a rimanere nella storia - ha detto a ciascuno di noi, in particolare laddove ci ha indicato quell'enorme pericolo di " pensare a noi stessi" che " ci rende insensibili alle grida degli altri" e " ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l'illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri ". E' bene meditare, dunque; però senza strumentalizzare queste parole, che tutto sono e vogliono essere fuorché un programma di partito.

Note: [1] Cfr. Di Maggio U. Il Papa partigiano. "L'Huffington Post", 9/7/2013; [2] Ibidem; [3] Gramsci A. Odio gli indifferenti, Chiarelettere, Milano 2011; [4] Cfr. Rossi P. Gramsci e la cultura contemporanea: atti, Volume 2, Editori riuniti, 1975,p. 135; [5] Cfr. Introvigne M. Lampedusa, quando l'uomo si crede Dio. "La Bussola Quotidiana", 9.7.2013; [6] "Doveri dei cittadini", Catechismo della Chiesa Cattolica, 2241; [7] Cfr. Staderini M. Immigrazione, la politica impari da Papa Francesco, "Radicali.it", 2.7.2013; [8] Legge sulla cittadinanza ed il soggiorno. 7 giugno 1929, "Acta Apostolicae Sedis", Supp. 1929, p. 14; [9] Cfr. Cittadinanza vaticana, "Vatican.va", Aggiornamento: 31.12.2001.


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