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Ma l'accademia della crusca è la scuola della Marcuzzi?

Creato il 25 maggio 2014 da Taccodieci @Taccodieci
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo articolo.
Parla di una sportiva affetta da una malattia incurabile che le causa, tra le altre cose, spasmi muscolari e instabilità. Il pezzo sosteneva che, grazie alla corsa all'indietro, la ragazza stava sconfiggendo la malattia e tornando allo sport.
Un momento: se la malattia è incurabile come è possibile che la corsa all'indietro sia una cura?
In effetti nell'articolo del notissimo quotidiano c'è una incoerenza di fondo che, però, in pochi lettori abbiamo notato. So che vi sembrerà incredibile ma i commenti dei lettori al pezzo sono quasi tutti centrati sul fatto che, avendo utilizzato il giornalista la parola "runner" per descrivere la sportiva e non termini italiani quali "podista" o "corridore", l'articolo risultasse poco fruibile.
Se non ci credete andate a leggere, perchè i commenti sono ancora tutti lì.
Mi limito a riportarvene uno di esemplificativo.
Ma l'accademia della crusca è la scuola della Marcuzzi?
Così ho iniziato a chiedermi se fosse possibile che davvero la maggior parte dei lettori avesse giocato a fare la maestrina dalla penna rossa in difesa della lingua italiana, senza andare un po' più a fondo e sottolineare l'incoerenza di contenuto del pezzo.
Che poi, difesa di che cosa?
Esistono fazioni più o meno organizzate che ridicolizzano chi usa termini stranieri nel parlato e nello scritto quotidiani.
Chi usa parole straniere viene accusato di tirarsela, di credersi chissà chi, di credersi più intelligente o più avanti degli altri, quando in effetti, secondo chi lo critica, è solo uno sfigato che cerca di utilizzare parole che nessuno conosce solo perchè non ha in realtà niente di interessante da dire.
Invece ci sono parole straniere che, che ci piaccia o no, sono entrate nell'uso quotidiano e dovrebbero pertanto essere di pubblica comprensione: low cost, file, browser, trend e perfino il tanto contestato "runner".
Ho l'impressione che spesso chi difende fascisticamente la lingua italiana spesso non sappia nemmeno veramente che cosa sta difendendo.
Ci sono utenti di facebook che ridicolizzano chi utilizza termini stranieri e poi trovi post ("articoli", pardon. Oh, volevo dire "scusate") nei quali informano che "STA MATTINA si sentono giù", mentre "STA SERA usciranno con gli amici e si tireranno su il morale".
Gente che un corso base di italiano per stranieri sarebbe ancora troppo avanzato.
Tornando all'articolo che ha scatenato la riflessione, illuminante sul livello di conoscenza della lingua italiana della popolazione che la difende è il commento che vi riporto di seguito.
Ma l'accademia della crusca è la scuola della Marcuzzi?
Quindi regola n.1: prima di difendere l'italiano quale tua lingua madre e prendere per i fondelli chi usa parole straniere è il caso che tu l'italiano lo conosca veramente.
Regola n.2: se Dante si fosse messo in testa di difendere l'italiano contro l'invasione dello straniero staremmo tutti parlando fiorentino antico e non la lingua che invece oggi tutti dovremmo conoscere.
Questo perchè le lingue sono solo lo specchio della popolazione che le parla e, pertanto, è naturale e sano che cambino man mano che cambia il mondo: i confini geografici e mentali, l'evoluzione tecnologica e medica, la testa della gente (che in effetti è la parte più restia a cambiare).
Tutto questo si chiama "progresso".
Per chi grida "parla come mangi" faccio infine notare che la frutta che compriamo al supermercato proviene dai paesi tropicali, il 45% della pasta è di origine canadese, ma anche messicana e turca, la maggior parte dei legumi sono argentini e il pomodoro, nostro vanto, parla cinese.
Questo perchè, nonostante la pochezza di chi si batte per l'insegnamento del dialetto nelle scuole quando invece parliamo un inglese che all'estero è come se portassimo in testa un cartello luminoso con scritto "visitate Taormina", il mondo va avanti.
Semplicemente accade.
Difendere una lingua viva perchè diventi una lingua morta mi sembra la guerra di chi non è capace o non ha voglia di andare avanti e critica chi lo fa.
La Redazione

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