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…ma non sono libri seri!

Creato il 21 agosto 2014 da Martinaframmartino

…ma non sono libri seri!La saga Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo di Rick Riordan probabilmente porterà un bel po’ di ragazzini a leggere mitologia greca. Se cadranno sul libro sbagliato, tipo quello di Robert Graves, fuggiranno per non tornare più. Il testo di Graves, con la mitologia raccontata in tutti i dettagli delle sue fonti e delle sue varianti, è esattamente il libro giusto per scoraggiare chi cerca un approccio divertente, specie se si tratta di un lettore giovane.
Molti snob letterari pensano che questi libri, quelli per ragazzini e/o il genere fantasy, non valgano nulla. Non so a voi, ma a me è capitato di vedere articoli seri che dividevano i lettori in lettori forti, medi o deboli a seconda di quanti libri leggono in un anno, e di veder escludere dal calcolo dei libri letti i manuali di cucina (e sono d’accordo, quelli in genere si consultano volta per volta, non è davvero lettura), i testi scolastici (e qui già inizio a dissentire, saranno anche letture obbligate ma concorrono a formare la cultura) e pure i fantasy. Mi piacerebbe discutere con chi ragiona così, per sapere cos’hanno i fantasy che non vanno per non essere considerati. Leggere un romanzo di Robert Jordan è più impegnativo (in termini di tempo senza dubbio, ma secondo me hanno anche un contenuto molto più ricco) che leggerne sei di Amelie Nothomb, perché i romanzi della Nothomb dovrebbero valere e quelli di Jordan no? E il fantasy è letteratura, basti pensare a opere come I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, La fattoria degli animali di George Orwell o Il visconte dimezzato di Italo Calvino per non avere dubbi. Ci sarà critica sociale, ci sarà uno spaccato della realtà, ci saranno tutti i messaggi che volete, ci sarà anche una capacità di scrittura notevole, ma la trama è fantasy, e se tutte queste caratteristiche non vengono viste da buona parte della critica in opere come i romanzi di Silvana De Mari, Guy Gavriel Kay, Robert Jordan, George R.R. Martin, J.K. Rowling e di un bel po’ di altri bravi scrittori è solo perché la critica non si degna di leggerli, e quelle poche volte che lo fa lo fa con i paraocchi.

…ma non sono libri seri!
A parte questo, quante volte vi è capitato di leggere un libro perché ve ne era piaciuto un altro? Sono convinta che i romanzi di Riordan porteranno un buon numero di ragazzini a leggere un po’ di mitologia greca. Io so che parecchie volte non mi sono fermata con la lettura del romanzo che avevo apprezzato. Vediamo quanti riesco a ricordarne…
Dopo aver letto L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera ho letto L’arte del romanzo, sempre suo, lettura che mi ha portata a Jacques il fatalista e il suo padrone di Denis Diderot. Ma il libro di Kundera non è fantasy! Vero, intanto io un bel po’ di anni fa ho scoperto il gusto di passare da un libro all’altro e partendo da un’opera contemporanea sono finita su un romanzo di fine ‘700, scritto niente di meno che dall’autore dell’Encyclopédie. Ma anche Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas l’ho letto perché piace ad Arturo Pérez-Reverte, che lo cita ripetutamente nei suoi libri.

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Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien mi ha portato a Il signore degli anelli e a diversi altri romanzi di Tolkien, e qui siamo nella norma e la cosa non dovrebbe neppure essere citata (mi ha portata pure nel genere fantasy, ma qui il discorso si allungherebbe troppo). In fondo è normale che se un autore mi piace io legga altri romanzi suoi, anche se non lo faccio proprio con tutti, così come è nermale che molti lettori passino da Lo Hobbit al Signore degli anelli. Però intorno a Tolkien, al di là dei suoi Albero e foglia, Il Medioevo e il fantastico e La realtà in trasparenza, ho letto un paio di biografie, la più importante delle quali è quella di Humphrey Carpenter, e diversi saggi che non cito nel dettaglio perché sono specificamente saggi su un autore fantasy, e quindi in qualche modo secondo i pregiudizi di certe persone poco significativi perché saggi su un genere minore. Ricordo soltanto L’eroe imperfetto di Wu Ming 4, che parla di Tolkien ma non solo. E saggi non strettamente legati al fantasy sono L’eroe dai mille volti e Mito e modernità di Joseph Campbell e Il viaggio dell’eroe di Chris Vogler.

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Qualche saggio l’ho letto pure sulla saga di Harry Potter di J.K. Rowling, quelli di Marina Lenti, che secondo me scrive benissimo, uno di Rita Ricci altrettanto interessante anche se è un po’ datato e non parla degli ultimi romanzi, e qualche altra cosa. Il testo sulla traduzione di Ilaria Katerinov, per esempio, mi ha fatto riflettere meglio su altre traduzioni, e chi mi segue da tempo sa che sono stata capace di fare un certo casino. Il bello è che ho letto L’incantesimo Harry Potter dopo aver letto i romanzi della Rowling, e L’uomo e i suoi simboli di Carl Gustav Jung dopo aver letto L’incantesimo Harry Potter, perciò la sequenza di un libro che ne ha portato un altro non si è fermata al primo passaggio. E se la Lenti mi ha indirizzata su Jung, con la Ricci ho aggiunto alla mia sfera d’interesse Marie-Louise von Franz, di cui ho appena terminato L’ombra e il male nella fiaba. La saggistica sul genere fantasy contemporaneo comunque è scarsotta, La letteratura fantastica di Tzvetan Todorov ormai è datato e si occupa solo marginalmente di quel che interessa a me, possibile che mi debba mettere a scrivere io per avere libri su certi autori? In quel caso però non sarei più una lettrice, e non sarebbe la stessa cosa.

Il mondo incantato di Bruno Bettelheim l’ho scoperto da mamma, prendendolo nella sezione di pedagogia della libreria, e l’ho letto pensando alla mia bimba. Poi però l’ho riletto pensando alla narrativa fantasy, e il libro reggeva altrettanto bene. A volte ci sono discorsi che possono essere universalizzati, e le contaminazioni fra fiabe e fantasy sono parecchie. Fra l’altro ricordo un paio di saggi di Silvana De Mari e uno di Ursula K. Le Guin molto interessanti, al di là del fatto ch a me piacerebbe riunire in un saggio gli articoli e le interviste di Guy Gavrel Kay.

Dopo aver letto Il castello d’acciaio di Lyon Sprague de Camp e Fletcher Pratt sono passata aLeggende e miti vichinghi di Gianna Chiesa Isnardi. Non cito neppure tutti i libri di mitologia greca che ho letto, non riesco a collegare l’interesse per quella mitologia a nessun libro in particolare, perciò su tutti gli altri libri di mitologia (a parte La luce della notte di Pietro Citati, che non posso proprio ignorare per quanto è bello) ora sorvolo. E Citati mi ha portata a leggere un romanzo di Paola Capriolo, Qualcosa nella notte.

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Non solo saggi: ho letto l’Eneide di Virgilio dopo aver letto La torcia di Marion Zimmer Bradley. E se qualcuno mi tocca Enea, come ha fatto nel Canto di Troia Collen McCullough, che invece amo per la saga dell’antica Roma, mi arrabbio. E dopo aver letto Il macedone di Nicholas Guild mi sono buttata sul medievale Romanzo di Alessandro, anche se devo dire che Filippo mi sta molto più simpatico di Alessandro, mentre dopo la tetralogia della Legione perduta di Harry Turtledove ho letto il De bello gallico di Caio Giulio Cesare.

Tornando alla McCullough, i suoi libri sulla saga di Roma (I giorni del potere, I giorni della gloria, I favoriti della fortuna, Le donne di Cesare, Cesare. Il genio e la passione, Le idi di marzo, Cleopatra) mi hanno portata a leggere La grande storia di Roma e Cesare. Il grande giocatore di Antonio Spinosa, Gaio Mario di Giuseppe Antonelli, il De bello civili di Caio Giulio Cesare, La guerra giugurtina e La congiura di Catilina di Gaio Sallustio Crispo e Il processo contro Verre di Marco Tullio Cicerone.

Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti… di Giorgio Vasari mi sono finite in mano parecchie volte, e non solo per l’Università. Per esempio ho letto la biografia di Filippo Lippi dopo aver letto Lo stralisco di Roberto Piumini in una vecchia edizione che comprendeva anche Filippo a Prato.

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In quest’elenco ho scelto d’ignorare l’influsso del cinema, anche se pure io ho letto alcuni libri dopo aver visto il relativo film (Blade Runner, Passaggio in India, JFK, ma nell’elenco mi fermo qui per scelta e non perché avrei finito i titoli). Però ho letto Sulla pelle viva di Tina Merlin e Vajont senza fine di Mario Passi dopo aver visto lo spettacolo Vajont. 9 ottobre ’63 di Marco Paolini, e Staccando l’ombra da terra di Daniele Del Giudice dopo aver visto I-TIGI, sempre di Paolini.

Su Michelangelo Buonarroti ho letto un bel po’ di saggi e romanzi, ma la cosa non fa testo visto quanti libri incentrati sull’arte leggo, ma se ho letto la biografia Il magnifico. Vita di Lorenzo de’Medici di Antonio Altomonte è grazie a Il tormento e l’estasi di Irving Stone.

…ma non sono libri seri!
La Ruota del Tempo di Robert Jordan per ora mi ha fatto prendere in mano solo L’arte della guerra di Sun Tzu e Il libro dei cinque anelli di Myamoto Musashi, mentre alle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, al di là di un paio di saggi in inglese, devo la lettura di Manfred di George G. Byron e del Principe di Nicolò Macchiavelli. Sailing to Sarantum e il suo seguito Lord of Emperors di Guy Gavriel Kay mi hanno portata a leggere una biografia di Giustiniano, e se questa è la prima volta che leggo un intero saggio dopo aver letto un romanzo di Kay, le altre volte avevo sempre fatto qualche ricerca in manuali di storia, enciclopedie e internet, cosa che faccio regolarmente anche dopo aver letto un romanzo storico. Dopo, non prima. E dopo La rinascita di Shen Tai e River of Stars ho appena preso Poesia cinese dell’epoca T’ang. Lo devo ancora leggere, ma visto che anni fa avevo apprezzato un libro di haiku sono fiduciosa.

…ma non sono libri seri!
Sono tanti? Sono pochi? Il punto è che la narrativa, quella davvero importante, per me non si ferma al libro che ho appena letto, ma mi porta a esplorare nuovi percorsi, a indagare in modo più approfondito la realtà. Ho visto molti adulti cercare di dissuadere dei ragazzini dal leggere libri che li incuriosivano e che erano adatti alla loro età perché secondo quegli adulti avrebbero dovuto leggere libri più seri e non quelle schifezze. No, i ragazzini devono scegliere le loro letture, e se incappano in una schifezza pazienza, tutti facciamo errori, e trovare quello che piace a loro. E prima o poi qualcuno di quei libri letti per divertimento li porterà a scoprire cose molto più serie, approvate anche da adulti e snob vari. Intanto io da buona amante del fantasy e dell’epica recentemente mi sono decisa a comprare l’Ivanohe di Walter Scott, potrebbe pure diventare una delle mie letture di questi mesi.



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