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Machiavellico disincanto dell’odiens per il Rubygate

Creato il 27 giugno 2013 da Tafanus

La costernazione del professor Galli della Loggia per la condanna di Silvio Berlusconi e la controversa categoria dell "ostaggio" (di Stefano Balassone - 26 giugno 2013)
Balassone-stefanoPoche settimane fa Berlusconi ha ricevuto dalla Corte d’Appello il certificato di evasore fiscale. Per atti compiuti anche quando era Capo del Governo (quando si dice “conflitto di interessi”!!). Ma allora non ci furono editoriali costernati come quello odierno (Corsera) del Professor Ernesto Galli della Loggia, dell’Istituto Italiano di Scienze Umane, causato dalla sentenza Ruby. Il Professore se la prende con la sentenza perché questa otterrebbe l’effetto di prolungare la immobilità della scena italiana, inducendo vieppiù il Cavaliere a tenersi in ostaggio la Destra (già politicamente gracilina aggiungiamo noi- perché si incarna in un popolo, ma non esprime una nazione).
La metafora dell’”ostaggio” è pesante. Gli ostaggi li collezionano, come si sa, i kidnapper per estorcere riscatti o i rapinatori di banche, per garantirsi una via di fuga. Dunque, se stiamo al lessico, Ilda Bocassini, che lo accusa di concussione, è una estimatrice di Berlusconi rispetto a Galli della Loggia che lo assomiglia al Graziano Mesina dei bei tempi. Segno di grande preoccupazione. La sentenza Ruby è davvero tanto più esplosiva di quella Mediatrade? E le masse si mobilitano di conseguenza?
La diversità ovviamente c’è e sta nel diverso “contenuto di comunicazione” delle due vicende. La grande evasione fiscale è uno scandalo, per così dire, cieco e muto, vivanda per addetti ai lavori. Diverso il Rubygate, impastato di narratività da ballatoio: il vecchio satiro, le furbe giovincelle, gli eunuchi a guardia dell’harem. E infatti dilaga nel regno gossipparo degli Alfonso Signorini dove non contano i reati, ma solo le eventuali “figura di m….”.
La sentenza delle tre lady giudici ha dunque l’unica “colpa” di intervenire su una materia di maggiore riscontro popolare ufficializzando un’idea diffusa. Basta infatti girare a orecchie aperte tra i banchi di frutta e verdura del mercato rionale per percepire come a tutti appaia pacifico che i testimoni a discarico siano stati tutti (38, se ricordiamo bene) falsi testimoni per denaro, come si addice a chi pratica quel tipo di attività. E semmai, si ride dell’impaccio di chi è costretto ad arrampicarsi sugli specchi di Mubarak e delle “cene eleganti”.

Un “ridicolo” che è essenziale per Berlusconi ribaltare al più presto in “drammatico”: il dramma dell’autodifesa contro l’intolleranza altrui. Per questo, intelligentemente, Giuliano Ferrara, l’ateo devoto recente fondatore del movimento “siamo tutte puttane, la butta sul costume. Il vero tribunale politico è lì: tra i banchi della frutta. Dove il concetto di “colpa”, e ancor più di “reato”, è del tutto estraneo e conta soltanto se i frutti esposti, non importa se rubati, siano ancora mangiabili. Il punto non è dunque il giudizio –né politico né etico- sul comportamento di Silvio e del suo mondo, ma solo se siano ancora “vendibili”.
Un dilemma freddo, non una passione, tant’è che le audience dei talk show politici, lungi dal mobilitarsi, non si sono discostate dai livelli di norma. Insomma, la Destra sarà anche ostaggio del Cavaliere, ma quella che guarda la tv non sembra impensierita più di tanto. Sarà che gli scienziati Machiavelli se lo devono studiare, mentre il “popolo” lo è da sempre e fabbrica e distrugge “tiranni”, in continuazione. Ci sta pensando su, anche stavolta.
Stefano Balassone


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