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Mad in China: Guizhou

Da Blogdispiccioli @blogdispiccioli

Mad in China: Guizhou
Ha smesso da poco di piovere. La foschia sta invadendo i campi vicini, di cui si riesce a vedere poco.contadini con il cappello di paglia a punta e l’impermeabile lavorano la terra. Un gigantesco cartello ci informa (sia in cinese che in inglese) che siamo arrivati nella fantastica Xijiang. Prezzo di ingresso al villaggio: 100 kuai (più o meno 12 euro).

Mad in China: Guizhou

Villaggio sulla strada tra Xijiang e Kaili

A soli 30 km da Kaili, centro principale di una prefettura autonoma nel sud est del Guizhou, una lunga coda di turisti cinesi potrà finalmente avere un’esperienza di autentica vita rurale. Tutti gli abitanti del villaggio, dal primo all’ultimo, poseranno vestiti con l’abito tradizionale e con grandi sorrisi. Le strade saranno pulitissime, le case calde ed accoglienti e gli albergatori pronti a chiedere cifre esorbitanti. Qualcuno, visto il maltempo, ne approfitta e inizia a vendere ombrelli e impermeabili ai visitatori in attesa di comprare il biglietto d’ingresso a Xijiang, villaggio Miao completamente ricostruito dalle autorità locali e nuova meta del turismo folkloristico. E sì che notizie risalenti al 2005 descrivevano questo luogo sperduto come un centro della vita Miao ignorato dall’industria vacanziera. A quanto pare, sono arrivata troppo tardi. Ciò che è accaduto a Xijiang fa parte di un ampio progetto messo in atto dal governo: recentemente in Cina è entrato in voga il turismo agreste o di scoperta delle minoranze. Costituendo circa il 7% della popolazione totale, in molti casi questi gruppi etnici si concentrano lontano dalle città più congestionate e in regioni di frontiera. Il gruppo maggioritario, detto Han, raramente ha contatti con chi fa parte di queste minoranze e molto spesso l’idea che ne ha è fortemente stereotipata.
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Le autorità locali, sfruttando la bellezza dei paesaggi delle campagne, decidono di ripulire un villaggio a caso, mettere dei pedaggi a pagamento e convogliare pullman con relativi turisti verso questo nuovo parco a tema, sorto nel bel mezzo di una zona altrimenti dimenticata. Se il territorio prescelto è famoso per essere abitato da minoranze, verranno inscenati dei teatrini con balli e folklore rivisitati, se non completamente inventati, pur di attirare ancora più gente. Sono moltissimi ormai i villaggi contadini che stanno facendo questa fine: Yangshuo, Dali, Lijiang, Shangrila sono solo alcuni esempi di cittadine fino a 10 anni fa sconosciute, diventate recentemente centri pronti ad accogliere intere orde di turisti, offrendo comfort di ogni tipo, escursioni, ostelli, bar, negozi di souvenir, ristoranti occidentali, noleggio di biciclette.
In realtà basta allontanarsi poco da questi villaggi di cartapesta per ritrovare l’atmosfera originale, in zone in cui gli ostelli non esistono, nessuno parla inglese, la gente non va in giro con costumi ridicoli e non si devono comprare biglietti d’ ingresso. È difficile incontrare viaggiatori da queste parti, sia cinesi che stranieri, probabilmente perché si tratta di percorsi decisamente poco agevoli, in cui per spostarsi anche di pochi chilometri è necessario aspettare le rare corse degli autobus locali o chiedere un passaggio a qualche contadino. Decisa a non voler pagare 100 kuai per entrare a Xijiang e diventare io stessa fonte di interesse per i turisti cinesi in quanto laowai (straniera) e soggetto di innumerevoli fotografie di famiglia, mi incammino verso Kaili. Dal villaggio, la strada è tutta in discesa e scelgo di andare a piedi. Tutto attorno vi sono piccolissimi villaggi in cui è evidente che l’industria del turismo non è ancora arrivata: gli unici negozi che si vedono sono gli xiaomaibu, ossia dei minuscoli chioschi dove è possibile comprare degli spuntini e rifornire i thermos di acqua calda per il thè.

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Zenchong

La prefettura di Kaili, la zona nel sud est del Guizhou in cui mi trovo, è una delle più tradizionali e povere del Sud del Paese. Chi lavora le campagne lo fa senza l’aiuto di macchinari moderni, infatti i contadini si servono ancora di buoi per arare la terra e di asini per trasportare il raccolto. Nonostante le condizioni poco agiate, la gente è incredibilmente accogliente e ben disposta nei miei confronti: c’è chi mi invita a pranzo, chi si ferma con la macchina per offrirmi un passaggio; passaggio che, dopo qualche ora di cammino, accetto volentieri. A portarmi a destinazione è una coppia di maestri di una scuola locale. Mi informano che prima di arrivare a Kaili dovremo fermarci nella loro scuola: il minivan che stanno guidando funge anche da scuolabus e i due hanno il compito di riportare a casa una trentina di bambini. La scuola è stata allestita in un locale che si affaccia sulla strada e che, in passato, potrebbe aver ospitato qualsiasi tipo di attività commerciale: un grande stanzone all’ingresso adibito ad aula, un cucinino sul retro, e la scuola è tutta qui. Al nostro arrivo gli alunni sono tutti sulla porta, pronti per essere riaccompagnati a casa. La loro età si aggira intorno ai 5-6 anni. La maestra mi spiega che si tratta di una scuola privata per i figli dei contadini che si sono trasferiti a Kaili.

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Villaggio di Basha

Questi bambini non possono frequentare le scuole pubbliche locali a causa del regolamento statale che disciplina i diritti di residenza (sistema Hukou). In Cina gli spostamenti interni sono sorvegliati e controllati dalle autorità statali. Per poter essere cittadino di un’area geografica e poter godere di determinati diritti, è necessario essere iscritto a un registro, in cui sono riportati tutti gli spostamenti dall'area in questione. Fondamentalmente, per poter essere riconosciuto come cittadino, si deve passare per un lunghissimo iter burocratico, che comprende l’avere un lavoro regolare e la residenza legale in una casa del luogo. 
Molti contadini che si trasferiscono in città non riescono a soddisfare le severe condizioni imposte dalle autorità locali, perciò per la legge non esistono né loro né i loro figli. Vengono dunque negati i diritti basilari di cittadinanza come l’assistenza sanitaria, l'istruzione e un alloggio. È così che nelle zone più povere delle città sono nate delle piccole scuole private, che per molte persone rappresentano l’unica opportunità per poter accedere a un qualsiasi tipo di istruzione. La retta può andare dai 300 ai 500 kuai (36, 60 euro) a semestre e, nel caso di famiglie con più figli, viene iscritto solo il maschio; nonostante ciò, tra gli alunni che incontro, ci sono anche tante bambine.
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Quando arriviamo, alcune maestre stanno preparando la cena per gli insegnanti e mi invitano a fermarmi con loro. Mi siedo di fianco a una ragazza che si scopre essere la fondatrice della scuola. Ha 26 anni, ha aperto la scuola da 3 ed è incinta di 6 mesi. Mi dice che anche lei fa parte della minoranza Miao, che parte della sua famiglia viene da un villaggio oltre Xijiang e che il padre l’ha aiutata economicamente ad aprire la scuola. Vive con il marito, un poliziotto di 25 anni, che sarà fuori per tutta la notte per il turno di lavoro.
Quando scopre che sono più piccola di lei e che non ho un hotel in cui tornare a Kaili, inizia a chiamarmi xiaomei (sorellina) e insiste affinché io passi la notte a casa sua. Accetto l’ospitalità; dopo aver finito di mangiare e aver riportato tutti i bambini dai rispettivi genitori, andiamo verso casa sua.

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Scommesse ad una lotteria di Rongjiang

La mia nuova sorella maggiore vive nella periferia di Kaili, in una casa composta da tre stanze. Mi dice che quando sarà nato il figlio, lei e il marito si trasferiranno in una più grande e si scusa per l'accoglienza in un appartamento così piccolo. Come è comune nelle abitazioni cinesi, in ogni stanza è accumulato un gran numero di oggetti e cianfrusaglie che la personalizzano: poster, fiori di plastica, calendari, gigantografie di attori famosi (rigorosamente cinesi), teiere, pelouche e via dicendo. Se c’è infatti un’idiosincrasia che può caratterizzare le famiglie cinesi della nuova generazione, questa è di certo l’horror vacui. Arrivate a casa, siamo entrambe molto stanche per la lunga giornata - io per essere in vacanza, lei per il lavoro in una scuola elementare pur incinta di 6 mesi-, allora ci diamo la buona notte e andiamo a dormire. La mattina dopo mi sveglia verso le 7 e ci incamminiamo verso la fermata degli autobus. Facciamo una sosta in un baracchino dove consumiamo una colazione a base di spaghetti in brodo; nonostante i miei tentativi di pagare il conto, la ragazza paga anche la mia parte e con un sorriso mi dice che se lei si trovasse da sola nel mio paese, di sicuro io farei altrettanto. Con questo, il mio scarso orgoglio di essere cittadina del mondo occidentale svanisce definitivamente.
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Quando arriviamo alla fermata degli autobus ci salutiamo e lei si raccomanda affinché di sera le scriva un messaggio per farle sapere se sono arrivata sana e salva. Dà istruzioni all’autista perché mi lasci alla fermata giusta e dopo si dirige verso la sua scuola. Io mi accomodo sull’autobus in mezzo ai contadini pieni di prodotti dei loro orti, gli stessi che esporranno ai mercati delle città vicine. Mi preparo ad affrontare un viaggio di qualche ora lungo strade dissestate, in vista della mia prossima meta.
Scheda della prefettura autonoma di Guizhou:
http://en.wikipedia.org/wiki/Qiandongnan_Miao_and_Dong_Autonomous_Prefecture
Itinerari ed informazioni sul percorso da Yangshuo a Kaili:
http://chinabackpacker.info/iti/it1.html

Laura McMasala


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