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Madagascar: 1600 ettari di foresta protetti grazie alla ricerca italiana

Creato il 06 ottobre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Grazie all’impegno dell’unica stazione di ricerca italiana in Madagascar, tagliare e bruciare i 1.600 ettari della foresta pluviale di Maromizaha, nella parte centro-orientale dell’isola, è diventato illegale. L’area di foresta primaria gestita dal dipartimento di Scienze della vita dell’università di Torino, in collaborazione con il parco Natura Viva di Bussolengo come zoo capofila Uiza dell’Unione italiana zoo e acquari, è ora infatti un’area nazionale protetta per decreto governativo. Un risultato che, dopo 10 anni di ricerca, potrà salvare i lemuri.

Madagascar: 1600 ettari di foresta protetti grazie alla ricerca italiana. L’area, chiamata anche “foresta pluviale degli alberi dragoni di Maromizaha”, ospita circa 3.000 lemuri fra i quali anche l’Indri, la specie più grande di tutte, che non vive in alcun parco zoologico del mondo perché nessuno è mai riuscito ad allevarla con successo fuori dal proprio habitat. L’animale, che emette un canto unico udibile fino a 4 chilometri di distanza, rimane in natura con meno di 10mila esemplari. I lemuri e il loro habitat sono minacciati dalla pratica del “taglia e brucia”, in malgascio “tavi”: le popolazioni locali abbattono gli alberi e poi appiccano il fuoco, per trarne carbone vegetale o nuovi territori da coltivare. Una pratica che ha contribuito alla scomparsa del 90% della foresta primaria esistente sull’Isola, insieme anche all’estrazione mineraria.

Lo status di area nazionale protetta “è il risultato di dieci anni di attività al fianco della popolazione locale e potrebbe salvare la vita a 13 delle specie di lemuri più a rischio di estinzione che vivono in Madagascar, in costante declino a causa della deforestazione indiscriminata”, spiega Cristina Giacoma, direttrice del dipartimento di Scienze della vita dell’università di Torino. (ANSA)


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