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MADBALL – Hardcore Lives (Nuclear Blast)

Creato il 24 settembre 2014 da Cicciorusso

MADBALL – Hardcore Lives (Nuclear Blast)Quando i Madball esordirono, oltre vent’anni fa, si presero badilate di merda. Molti della vecchia guardia li consideravano fighetti, altri ancora dei raccomandati (Freddy Cricien, del resto, è il fratellastro di Roger Miret) e stavano anche sul cazzo agli straight edge. Sembravano segnati in partenza, invece hanno fatto strada, sono diventati un nome importante e sono ancora qui. Il loro Droppin’ Many Suckers, pochi cazzi, mi ha segnato, e fino al ’96 (Demostrating my style, sì) spaccavano. Dopo, però, hanno cominciate a fare merdate. Nel senso: devi pagare le bollette, il pubblico cambia, la plastica vende e vaffanculo, in un secondo ti ritrovi intrappolato in una gabbia dorata di ragazzini sfigati come la merda che ti vengono dietro. Dal ’98 in poi hanno fatto quasi solo peti senza senso. Nel senso, dai, non sono un genio, ma nemmeno troppo coglione: Madball, ma vaffanculo. Ecco, questo. Non dico che tutto il post-’96 sia totalmente da buttare nel cesso insieme ad un bel cacatone, ma ci hanno messo, via via sempre di più, tanto “mestiere”e tanta “plastica”, a tal punto da risultare credibili come Steven Seagal oggi, che ha 96 anni e fa sempre il duro stradaiolo, ma è un cazzo di vecchio panzone con i capelli tinti da barzelletta al bar con la saracinesca chiusa alle quattro di notte bevendo l’ennesima Raffo grande. Nel 2010, poi, il fattaccio: firmano addirittura per Nuclear Blast… Stiamo scherzando? No, è tutto vero. E fanno anche un album subito: Empire. Roba per sedicenni, solo che io avevo quell’età in un’altra epoca e quindi mi fa cacare le budella per sei ore. Vaffanculo. 

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Due anni dopo, quindi nel 2012, fanno un ep che io sento una volta e basta, quindi silenzio in sala. E siamo al 2014, sempre con quella pestilenza di Nuclear Blast: HARDCORE LIVES. E’ un titolo banale come una femmina che non te la dà perché ha mal di testa, ma mi piace. Penso che mi farà pentire di essere nato, ma guardo la copertina: una saracinesca con il titolo del disco scritto sopra con la bomboletta, stile graffiti. Banale come un’altra femmina che alla prima uscita ti racconta che il suo ex era stronzo/squilibrato/troppo geloso/scarso a scopare o che non la ascoltava mai. Vaffanculo, però: mi piace pure la copertina. Lo ascolto, dai. E’ un disco Nuclear Blast, quindi la plastica la devi mettere in conto: il suono è un po’ quello che è. Non è da dissenteria, ok, ma insomma. E poi no, loro non sono tornati indietro a diciotto anni fa: sono sempre i Madball di oggi, questo è chiaro. Però vanno spediti: se c’è da correre e da tirare qualche calcio volante, a ‘sto giro non si tirano indietro manco per il cazzo e anche le testate non mancano.  Poi ad un certo punto arriva l’anthem Doc Marten Stomp, che ti fa ricordare che un tempo eri un giovinetto incazzato con chiunque  con un voltaggio talmente alto in corpo, dalla punta dei piedi passando per il buco del culo, sino ad arrivare alla punta dei capelli e ritorno, e canti col pugno al cielo, ché anche se hai più di trent’anni il mondo te lo può succhiare comunque. E’ un album nostalgico in chiave moderna, questo: ti ritorna in mente quando eri un ragazzino in giro con lo scooter, le prime  pompe sotto le barche rovesciate in spiaggia d’estate, fatte con i denti da ragazzine che oggi sono madri di famiglia, le piazzette conquistate, le sgommate con la macchina di tua madre con ‘sti stronzi sparati a palla nello stereo a cassette, la gente che non c’è più, chi c’è ancora, chi è sparito per sempre, chi non se n’è mai andato, il cazzo sempre duro e le cose che non vanno mai via, come la voglia di sborrare. Ma ti riporta anche alla realtà, perché è un album sì “di maniera”, ma il suono, pochi cazzi, è quello di oggi e ti ricorda che sei comunque forse troppo vecchio per le abitudini di quei tempi, ma che lo spirito continua (cit., ovviamente) e la razza umana fa comunque schifo al cazzo. E vaffanculo a tutti. HARDCORE LIVES. (Il Messicano)



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