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Mafia

Creato il 19 novembre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
MAFIAC.v.d., eccoli “i professionisti dell’antimafia“, quelli  che utilizzano la lotta alla mafia per costruirsi carriera politica:  politicanti da quattro soldi che scalano i vertici locali dei propri partiti o diventano assessori semplicemente perché  hanno organizzato un evento con Libera...Nulla di nuovo se non una conferma: questi usano l'antimafia per denigrare l'avversario politico e oggi la Gazzetta di Parma è lì a dimostrarlo.
Mi limito a dire che forse è necessaria una riflessione profonda verso chi fa “antimafia” solo per fare carriera o, peggio, per garantirsi uno stipendio.
Davvero non se ne può più di quelli, giovani o meno,  che pensano se stessi come depositari di una qualche superiorità morale.Torniamo a noi, anziché avviare gratuite polemiche su chi ha votato o non votato un intervento edilizio al buio, i giovani e non più giovani del Pd si guardassero in casa.
Basterebbe scorrere l'indice del libro-inchiesta "Tra la via Emilia e il clan", dove, in modo documentato, nomi e cognomi, cooperative e portaborse, si racconta di una Emilia Romagna terra di mafia non tanto perché le mafie hanno un controllo militare del territorio bensì dove le mafie fanno i loro affari, quelli illeciti e quelli leciti, in accordo con il sistema politico e imprenditoriale.
Questo è potuto accadere perché quando vi è un monopolio nella gestione del potere politico ed economico, il sistema si incancrenisce.
Se poi osserviamo quello che è successo nelle cooperative edilizie emiliano-romagnole, dove il potere politico era, ed è, strettamente collegato, o addirittura un tutt'uno, con il potere economico, il corto circuito è devastante. 
Non è finita. Quando amministratori pubblici, funzionari comunali, progettisti, costruttori, gestori delle principali imprese di servizi e di attività commerciali, sono espressione del medesimo "gruppo", la commistione di interessi si fa sistema e piega, senza alcuna resistenza, l'interesse pubblico a quello del "gruppo".
Quello emiliano è un modello basato sulla cooperazione e la cooptazione. Al centro della vita sociale stanno le relazioni e l'appartenenza ai gruppi di pressione. Drammaticamente, se vuoi fare impresa o semplicemente lavorare, o sei dentro questo sistema ed esisti o sei fuori e non esisti.
Ciò avviene perché si è accettato che avvenisse. Stringere patti con un sistema fondato sulla commistione di interessi tra pubblico e privato attraverso uomini-cerniera, ed accettare i loro capitali, significa anche il venir meno della trasparenza e la correttezza della pubblica amministrazione da un lato, e dall'altro il mercato è bloccato, chiuso.
In questo contesto, succede, è successo, che le mafie si fanno direttamente parte del sistema politico ed economico.
La verità è che la vera questione morale  è la doppia morale.
Ho finito, ai Giovani  Democratici ricordo che oltre agli insulti pubblici e alle strumentalizzazioni della Gazzetta,  la questione è purtroppo seria e non merita d'esser trattata come strumento polemico nei confronti dell'avversario politico, per questo consiglio un approfondimento,  a partire dal Rapporto sulla mafia Emilia Romagna (per il testo integrale clicca qui) e dal lavoro di gruppo sulle "Le mafie in movimento" (per il testo integrale clicca qui)
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