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Making Faces by Amy Harmon

Creato il 07 luglio 2014 da Anncleire @anncleire

Making Faces by Amy Harmon

 

True beauty, the kind that doesn’t fade or wash off, takes time. It takes pressure. It takes incredible endurance. It is the slow drip that makes the stalactite, the shaking of the Earth that creates mountains, the constant pounding of the waves that breaks up the rocks and smooths the rough edges. And from the violence, the furor, the raging of the winds, the roaring of the waters, something better emerges, something that would otherwise never exist. “And so we endure. We have faith that there is purpose. We hope for things we can’t see. We believe that there are lessons in loss, power in love, and that we have within us the potential for a beauty so magnificent that our bodies can’t contain it.

 

“Making Faces” è il secondo libro di Amy Harmon che leggo, ed è finito tra le cose da leggere dietro suggerimento di Karen e Imma, fedeli lettrici di romance. Quando l’ho iniziato non avrei mai creduto che me ne sarei innamorata in maniera tanto totale e travolgente. L’ho letto con la calma di chi ha tutto il tempo del mondo per leggerlo, assaporando ogni passaggio e innamorandomi ogni giorno di più dei protagonisti. E ancora continuo a pensarci, ancora ci sono sotto. Certe storie non ti lasciano mai, si sedimentano sul fondo del cuore e lì restano, fossili immortali.

 

Ambrose Young era bellissimo. Era alto e muscoloso, con i capelli che gli toccavano le spalle e occhi che ti penetravano. Quel tipo di bellezza che impreziosisce le copertine dei romanzi romantici, e Fern Taylor lo sapeva bene. Li leggeva da quando aveva tredici anni. Ma forse proprio perché lui era così bello non è mai stato qualcuno che Fern pensava di poter avere… finché non è stato più bello.

Makin Faces è la storia di una piccola città dove cinque giovani sono partiti per andare in guerra e di cui è tornato solo uno. È una storia di perdita. Perdita collettiva, perdita individuale, perdita della bellezza, perdita della vita, perdità dell’identità. È il racconto dell’amore di una ragazza per un ragazzo spezzato, l’amore di un guerriero ferito per una ragazza memorabile. Questa è una storia di amicizia che supera il cuore spezzato, di eroismo che sconfigge le definizioni comuni, e una fiaba moderna della Bella e la Bestia, dove scopriamo che c’è un po’ di Bella e un po’ della Bestia in ognuno di noi.

 

Non so dove iniziare con la recensione a questo libro. Mi trovo seriamente in difficoltà. Perché può pure cadere in quella definizione ma questa non è una semplice romance. E’ un libro complesso, che si articola su più livelli, che parla e incita alla riflessione, dove niente è scontato e tutto si evolve verso un cammino e un destino che non avevamo preventivato. È uno di quei libri che non ti lasciano leggere tranquillamente, è uno di quei libri che ti graffiano e ti spaccano a metà. Perché leggere non è solo intrattenimento è anche insegnamento. Ma la Harmon non è pedante, non ha in mano le risposte, invita a cercarle dentro di noi. La storia si dipana, irregolare, tra flash back dolcissimi e rivelazioni sconcertanti, con l’Undici Settembre che minaccia da vicino e giganteggia sullo sfondo. Non c’è un narratore, il punto di vista scorre fluido tra tutti i personaggi e la scrittrice americana è bravissima a rendere la storia continua, ma allo stesso tempo arzigogolata, non lasciando libertà di movimento al lettore, che è costretto a leggere anche nei momenti di maggior tensione. E allora abbiamo Fern, una ragazza che si sente brutta, con l’apparecchio, alta e dinoccolata, senza seno, capace di confondersi tra la folla di cheerleaders e modelle che popolano la sua high school, compresa la sua migliore amica Rita. Fern è fragile e insicura, che vive la sua voglia di romanticismo nei libri che legge e nelle storie che scrive e che non si lascia vincere da nulla. Nonostante tutto Fern non è una che si arrende, non si lascia abbattere ma al contrario affronta la sua vita con slancio mettendosi a disposizione di chi ama con tutta sé stessa. È una di quelle ragazze che si sacrifica per le persone a cui tiene, che si abbandona all’amore senza ripensamenti, in maniera rapida e veloce, fidandosi completamente. Un animo generoso e puro, incapace di pensare una cattiveria. Completamente investita nella sua relazione di amicizia con il cugino Bailey, afflitto da un male terribile, Fern è l’amica che ognuno vorrebbe al suo fianco da incoraggiare continuamente. Bailey è senza ombra di dubbio il mio personaggio preferito. Nonostante il destino lo abbia lasciato fragile, e gli abbia giocato un brutto tiro è un ragazzo coraggioso, che si immerge nella vita con la forza di chi continua a credere in sé stesso. Solare, appassionato di pugilato, rimane la costante più forte del romanzo, anche alla fine, nell’ultimo momento possibile. Una figura luminosa, di incoraggiamento, colui che si può permettere tutto,  proprio per la sua condizione, che scuote, investiga, pungola, senza lasciare spazio all’ombra della cattiveria. È lui che muove le fila del gruppo, il vero collante della squadra di pugilato. È lui che tiene le statistiche, stila le classifiche, si aggiorna sui risultati e gli avversari. Non la mascotte, ma un membro della squadra a tutti gli effetti. Un personaggio davvero meraviglioso.

Certo poi c’è Ambrose Young, il ragazzo che emerge dal libro, che gli dà un significato completamente diverso. La Bestia, ma che così proprio non si può definire. Cresciuto con un padre adottivo pasticcere, Ambrose è il classico ragazzo che ha tutto. Bellissimo, forte, popolare, circondato dall’affetto dei suoi quattro migliori amici e capace di vincere qualsiasi scontro di pugilato e di eccellere in qualsiasi sport. Ambrose è perfetto agli occhi di tutti tranne che ai suoi e quando si ritrova, a tornare dal fronte, deturpato fisicamente ed emotivamente, deve fare i conti con sé stesso e mettersi in pace.

Ed è facile essere soli anche in mezzo agli altri, troppo semplice perdersi nel calore di voci contrastanti, nel dolore di una comunità che vive il lutto in maniera più profonda.

Lost or Alone? Ambrose said alone, and Fern responded, “I would much rather be lost with you than alone without you, so I choose lost with a caveat.” Ambrose responded, “No caveats,” to which Fern replied, “Then lost, because alone feels permanent, and lost can be found.”

Non è facile perdersi e trovarsi, lo diventa se al tuo fianco hai una persona che ti ama oltre l’apparenza, che c’è sempre stata, che ha diviso con te le gioie e i dolori, le sconfitte e le vittorie, non quando hai i tuoi amici nel cuore, sulla pelle, nel cervello. Ma il libro è molto altro, è pieno di spunti di riflessione, di tematiche importanti, di amore. Perché non è solo una romance, è una storia di amicizia, di fratellanza, di affetti familiari, di angoscia, dolore e redenzione. Ci si interroga profondamente sul “perché a me?”, sul significato della sofferenza, su ciò che si vive, si prova, si vuole. Su cosa sia la felicità, sul perché si ama. Si spinge oltre i limiti, scava nel cuore e scavalca ogni forma di dramma.

“Maybe there is a bigger purpose, a bigger picture that we only contribute a very small piece to. You know, like one of those thousand piece puzzles? There’s no way you can tell by looking at one piece of the puzzle what the puzzle is going to look like in the end. And we don’t have the picture on the outside of the puzzle box to guide us.” Fern smiled tentatively, hesitating, wondering if she was making any sense. When Ambrose just waited she continued.

“Maybe everyone represents a piece of the puzzle. We all fit together to create this experience we call life. None of us can see the part we play or the way it all turns out. Maybe the miracles that we see are just the tip of the iceberg. And maybe we just don’t recognize the blessings that come as a result of terrible things.”

L’ambientazione è quella di una quieta cittadina Americana, ma alla fin fine si potrebbe uniformare a qualsiasi cittadina di provincia. Ciò che rende l’atmosfera unica e irraggiungibile sono le persone, i protagonisti della storia che si animano in maniera profonda e assolutamente irripetibile. Ognuno di coloro contribuisce a svelare il dramma e a cicatrizzare il cuore, ognuno di loro, con l’esplosione di rabbia e le quiete lacrime. I flashback e le memorie che la Harmon intervalla sapientemente nei momenti più pregni di tensione della storia servono per gettare nuova luce e quando spiega il titolo non si può far a meno di sorridere tra le lacrime, che scorrono copiose durante la lettura.

Il particolare da non dimenticare? Un tatuaggio…

 

Un libro emozionante, che strazia il cuore, che non avrei mai immaginato di amare così tanto quando l’ho aperto per la prima volta. Un libro amaro, che non perdona, che colpisce, colpisce e colpisce ancora senza risparmiare, ma che regala tantissimo al lettore, che si ritrova a vivere con i protagonisti i drammi e le conseguenze di scelte impulsive e tragiche. Ma soprattutto una storia d’amore, di quelle che restano a sedimentarsi nel cuore e a cui si ripensa con un sorriso tra le lacrime malinconiche della perdita. Un libro eccezionale, da leggere e rileggere e stringere al petto, benedicendo una scrittrice brava quanto la Harmon.

Buona lettura guys!


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