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mala-cultura e mala-editoria: intervista a Argeta Brozi

Creato il 14 settembre 2012 da Peppinoimpastatoproject

mala-cultura e mala-editoria: intervista a Argeta Brozi

a cura di Dale Zaccaria

Sei una giovane che  da diverso tempo si interessa di editoria, nonché una scrittrice, ecco prima se vuoi presentarti.

Mi chiamo Argeta Brozi, non sono giovane come sembro  sono dell’85. Sono appassionata (o meglio… ossessionata!) di editoria ufficialmente dal 2007, anno in cui ho cominciato a fare le mie prime vere esperienze nel settore e a fare molte ricerche su questo argomento. Amo i libri, no, non è vero, in realtà li stra-amo e vorrei diffondere questo amore, soprattutto a chi non lo conosce.

Puoi spiegarci e spiegare come funziona il sistema editoriale in Italia e se ci sono differenze tra i grandi e i piccoli-medi editori sostanziali?

Questa è la domanda che mi fa sempre odiare da molti editori. Infatti, questi preferiscono che certe cose rimangano tra noi, io invece vado un po’ controcorrente, forse perché – nonostante tutto – spero ancora che si possa migliorare qualcosa. Vorrei subito iniziare dalla domanda più richiesta dagli autori: Esistono editori free? Ebbene: NO.

I grandi editori possono considerarsi free però.

Lo sapete come i grandi editori sono diventati grandi? Con l’editoria a pagamento. Anche se a quei tempi non si chiamava così… molti di voi sapranno che molti grandi scrittori italiani hanno pubblicato la loro prima Opera a pagamento (succedeva così anche all’estero, pensiamo per esempio a Joyce che prima di pubblicare il suo libro “Gente di Dublino” ha dovuto bussare a 27 editori). Come funzionavano nel passato i grandi editori? In realtà arrivare al grande editore era molto difficile, un po’ come adesso, gli autori dovevano passare prima alla agenzia letteraria dove erano chieste cifre spropositate agli autori (anche fino a 5-10 milioni delle vecchie lire, ora invece si va da un minimo di 100-150 euro per una scheda di lettura, che per alcuni arriva a costare anche 300-500 euro, fino a circa 5mila euro per essere seguiti e portati in casa editrice; dico 5mila euro perché è l’agenzia più costosa con cui sono venuta a contatto, quindi non so se ne esistono altre più costose). Quindi: l’autore pagava 5 milioni all’agenzia che divideva questi soldi con il grande editore, così entrambe le realtà non avevano più il rischio di fallire – in caso il libro non avesse venduto – perché partivano comunque da un investimento fatto da altri. Questo succedeva fino a qualche anno fa, ma le cose non sono poi molto cambiate… tant’è che l’agenzia letteraria continua ad esistere e a fare lo stesso lavoro, solo che ora nelle grandi case editrici si entra soprattutto per amicizia (conoscenze dentro la casa editrice) oppure se vai a letto con le persone giuste oppure se sei famoso oppure pagando sotto banco. La piccola editoria purtroppo si è dovuta adeguare a questi standard, infatti molti editori che volevano fare editoria pura e leale hanno finito per chiudere nel giro di 2 anni di attività… una tristezza che non vi dico…

Come si riesce a trovare e ad avere un libro nelle librerie, molto spesso vediamo oltre i grandi editori, alcuni medi che acquistano degli spazi, altri sono proprio inesistenti.

Purtroppo l’Italia è agli ultimi posti per libri letti (non comprati, badate bene!) al mondo ed è superata anche dai paesi poveri! Il che significa che per i circa 10mila editori (ora sono di meno, perché molti sono falliti) non c’è spazio, soprattutto dal momento che entrare in tutte librerie non è possibile: 1) le librerie non sono così tante (e anche queste nell’ultimo periodo stanno fallendo a causa della crisi) 2) le librerie non hanno spazio per contenere tutti i libri che si pubblicano 3) i grandi editori pagano sotto banco le librerie affinché gli autori emergenti pubblicati dai piccoli editori non possano entrare in libreria e a volte nemmeno fare presentazioni.

Cosa puoi dirci sul sistema editoriale a pagamento e non a pagamento, sembra che alcuni editori si reggano proprio sul far pagare ad un futuro autore il proprio libro, talvolta con cifre enormi che arrivano anche sino a 3000 euro.

Beh, anche in questo caso le cifre in realtà possono andare oltre le 4000 euro (cosa che hanno proposto alla sottoscritta.) A proposito di questo aprirei una piccola parentesi: molti editori che si dichiarano totalmente free pubblicamente in realtà non lo sono, potrei portarti molti esempi a riguardo. Es. L’anordest conosciuta come casa editrice di media grandezza, seria ecc. ecc. a me hanno proposto via telefono (in modo da non lasciare tracce scritte) di pubblicarmi il libro con soli 4000 euro (specifico la parola “soli” perché è stata pronunciata da loro al telefono). Questi della anordest prendevano in giro quelli della albatros (con cui io ho pubblicato anni fa e avendo una bella esperienza) perché chiedevano soldi (molto di meno che la Anordest!) e poi facevano peggio di loro. Dopo la mia risposta un po’ colorita della serie “ma come? Non eravate seri e gratis?” questi mi dicono che se dirò qualcosa in giro mi faranno passare le pene dell’inferno. Ma ho passato diversi inferni, per cui non ho paura. Chiusa parentesi, procedo a rispondere alla tua domanda: il sistema editoriale a pagamento ha un suo perché e non è sempre sbagliato. Un sistema a pagamento esiste perché: ci sono molti scrittori (o molti che scrivono), tutti si sentono di aver scritto un capolavoro e quando dici loro che il testo non è valido ti guardano come Giuda e ti dicono anche quanto sei stato stupido/a a non aver capito il suo capolavoro e questi solitamente vanno a pubblicare a pagamento. Poi ci sono altri scrittori che in realtà meritano di essere pubblicati veramente, ma purtroppo il mercato è molto difficile e a volte l’editore per non avere il rischio di chiudere nel giro di pochi anni chiede dei soldi. Dobbiamo però distinguere alcune cose: editori a pagamento seri ed editori a pagamento truffatori. I primi ti fanno un contratto di edizione e lo rispettano, aggiungo anche che personalmente penso che un editore quando chiede del denaro allo scrittore questo deve essere proporzionale al lavoro che svolgerà sul suo libro (quindi chiedere 2000 euro per: correzione, editing, pubblicazione, pubblicità, interventi televisivi, è molto diverso da un editore che te ne chiede 1000 e si limita a pubblica il libro… Inoltre, sempre parere personale, l’editore che fa acquistare copie del proprio libro all’autore non deve farglielo comprare a prezzo di copertina, ma scontato, perché comunque avrà tutelato il suo lavoro, ma nello stesso momento permette all’autore di recuperare il denaro con la vendita dei libri e inoltre guadagnare per soddisfazione personale); i secondi fanno un contratto e se ne fregano. Il sistema a pagamento funziona perché: l’editore è tutelato dalle grandi perdite, in caso il libro non venda (ricordo la media dei libri venduti degli autori emergenti, che attualmente è di circa 150 copie vendute in tutta la sua carriera di scrittore), di conseguenza questo gli permette di pubblicare più autori, ossia di soddisfare più clienti. Inoltre, l’editore può permettersi con quei soldi di partecipare alle fiere più grandi (che in media costano sulle 2000 euro) e quindi di farsi conoscere, di conseguenza facendosi conoscere, la sua attività è molto probabile che rimanga in piedi.

Quindi alla fine non esiste un’ editoria free?

L’editoria total free non esiste perché: solitamente gli editori hanno un secondo lavoro per mantenersi e fanno l’editore nei ritagli di tempo; molti editori fanno anche i servizi letterari a pagamento e quindi hanno una entrata da qualche parte che gli permette di pubblicare gratis da un’altra parte. Quindi, quando si parla di editori free, io userei mettere le virgolette. Gli editori “free”: siccome non chiedono soldi a tutti, non hanno entrate assicurate e quindi hanno maggior rischio di fallire (es. la seconda casa editrice più giovane d’Italia, la Zandengù, è fallita dopo poco meno di 2 anni perché voleva fare le cose controcorrente, ovvero tutto gratis, come questa casa editrice ce ne sono diverse fallite per lo stesso motivo); sono costretti a pubblicare meno autori per non sostenere molti costi, di conseguenza hanno meno pubblicità e fanno fatica a entrare nelle fiere perché i costi sono elevati e devono pagarli di tasca propria. Anche qui vanno distinti due categorie: gli editori “free” seri e gli editori “free” truffatori. Un editore serio deve rispettare il contratto, il suo compito è quello di fare in modo che i libri si vendano, per quanto questo sia difficile. Compito dello scrittore è scrivere un buon libro e aiutare l’editore a far conoscere il libro a più persone possibili. Secondo me, senza una cooperazione tra editore e autore non c’è maniera di andare avanti.

Dunque, chi di solito nell’editoria legge i manoscritti, chi valuta se pubblicare quel testo e non un altro?

Solitamente gli editori hanno un comitato di lettura, anni fa il comitato di lettura era composto solo da esperti del settore, negli ultimi anni si è diffuso invece la ricerca di un comitato di lettura che fosse composto da “meno esperti”, ovvero da semplici lettori forti, che solitamente lavorano gratis per gli editori e hanno il compito di fare la prima scrematura dei manoscritti (ovvero decidere chi far leggere una seconda volta e chi escludere proprio). Questo è un lavoro che ho fatto anch’io per anni. In seguito il romanzo viene letto una seconda volta dalle persone che lavorano all’interno della casa editrice, in rari casi una terza o una quarta. Sono pochi gli editori che leggono i manoscritti personalmente (anche se fosse per dire la terza volta…) e soprattutto che riescono a leggere tutti i manoscritti. Se il manoscritto passa tutte le fasi di lettura poi viene pubblicato.

Si è parlato come spesso gli editori pubblichino testi anche per “amicizia” per certe logiche di scambio, e non per qualità letterarie dell’autore o del testo, così vale sia nei grandi che tra i medi editori questo discorso, o si può dire un fatto isolato, circoscritto?

Purtroppo non è un fatto isolato, anzi, succede spesso e anche qui ti potrei fare nomi di autori o case editrici, ma l’elenco sarebbe lungo. Ma il fatto è che questo non succede solo nell’editoria, ma in tutti i settori lavorativi in Italia… pensiamo solo a quanto guadagna una velina e quanto uno laureato… pensiamo alla facilità con cui certe persone riescono a trovare posti di lavoro e altri non li possano vedere nemmeno con il binocolo…

Quanto la presenza di un critico che è forte di un certo potere dall’università al mondo mass-mediatico (giornali, festival, radio) può influenzare scelte editoriali secondo te?

Può influenzarle eccome… tant’è che tutto il marketing funziona su questo: non si vendono più Opere di qualità, si vendono solo le Opere su cui si punta di più con il marketing che spesso è fuorviante… molti successi editoriali non hanno venduto tante copie come in realtà si dice, i numeri sono pompati, la pubblicità anche… il fatto è che la gente è molto influenzabile, se tu dici alla gente che il tuo libro ha venduto milioni di copie e sta per essere pubblicato all’estero e così dicono anche i media (anche se non è vero) la gente è spinta all’acquisto perché pensa automaticamente che quel libro vale (anche se non è vero).

Come funziona la distribuzione di un libro nelle librerie?

 Purtroppo molti distributori non servono a niente… nel senso che tu firmi un contratto di collaborazione con loro e loro non fanno niente, nessuna pubblicità, nessuna vendita effettiva, anzi, molto probabilmente non ti richiedono nemmeno dei libri… aspettano semplicemente. Non si sa bene cosa. Altri distributori (pochi) invece si danno un gran da fare.  Parlando di distribuzioni che lavorano efficacemente, solitamente funziona cosi: il distributore ordina in conto vendita alcuni libri all’editore (minimo 20 copie massimo 50 per titolo) e poi cerca di portarli nelle librerie e di conseguenza di venderli. L’editore cede al distributore una percentuale che va minimo dal 55% fino ad un massimo di 65% del prezzo di copertina del libro. Quindi facciamo un esempio pratico: io editore pubblico un libro che costa 10 euro. Facciamo finta che siamo fortunati e che il distributore mi chiede “solo” il 55% del prezzo di copertina (il prezzo di spedizione dei libri è sempre l’editore che gli paga…), quindi a me (editore) ne restano: 4,5 euro. Di queste 4,5 euro bisogna togliere la percentuale che si dà alla tipografia per la stampa del libro, che si aggira attorno al 15%-20% , la percentuale di chi ti ha realizzato la copertina e la percentuale che spetta all’autore… se fate un po’ i calcoli, l’editore che possiede un distributore guadagna a libro venduti solo pochi cent! E con quei cent deve essere in grado di pagare la pubblicità, le fiere e i dipendenti se li ha e ovviamente l’Iva! Quindi bisogna capire che un editore che si basa sulla sola vendita dei libri (che ehm… in realtà non esistono…) può vivere di questo lavoro solo se si parla di grandi numeri. Perché vendendo 10mila copie all’anno, lui guadagnerà circa 10mila euro, che però non guadagna nemmeno un operaio… e vendere 10mila copie non è così scontato…

Argeta Bronzi giovane scrittrice

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