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Malinconici, sfigati e bamboccioni. E poi uno dice che i giovani s’incazzano

Creato il 02 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Malinconici, sfigati e bamboccioni. E poi uno dice che i giovani s’incazzanoA questo punto se fossi giovane mi incazzerei. Da un po’ di tempo a questa parte i giovani italiani sono diventati il bersaglio preferito di governanti (o pseudo tali) che non perdono occasione per definirli usando gli stereotipi più stantii e qualche offesa. Ultima in ordine di tempo l’uscita s-provvidenziale del Professore a Matrix che, rivolgendosi ai giovani ha detto: “Il posto fisso, che monotonia”. Ma cari ragazzi, volete mettere alzarvi ogni mattina alle 7, prendere tre autobus e un tratto di metro, timbrare il cartellino o firmare l’entrata, lavorare fino alle 13, pranzare velocemente, tornare a lavorare fino alle 17, ritimbrare il cartellino o rifirmare l’uscita, andare al bar dove vi aspetta un moijto, tornare a casa, cenare, guardare la televisione, andare a letto, dormire, e poi ancora, sveglia alle 7...e alla fine della carriera andare finalmente in pensione dopo aver avuto le ferie, i permessi e le malattie pagate. Che palle! Che vita grama! Che monotonia! L’ideale per il Professore, invece, è che vi alziate alle 6 e 30, niente colazione ché non potete permettervela, tre autobus e un tratto di metro per andare all’agenzia interinale, rispondere a una chiamata qualsiasi, lavorare senza la pausa pranzo per 10 ore di fila, prendervi i 25 euro, non andare al bar perché il mojito costa, tornarvene e casa, dormire malissimo perché non sapete se il giorno troverete lavoro o no e poi, sveglia alle 6 e 30...Niente pensione perché i contributi non bastano e l’età non arriva mai, niente ferie pagate, niente permessi, niente maternità e se vi ammalate sono solo cazzi vostri. Che in Italia i cari, vecchi time-life giapponese o il “modello Adriano Olivetti” fossero finiti da un pezzo lo sapevamo tutti, iniziare la carriera in un posto di lavoro e finirla nello stesso posto con l’orologio regalato per la festa dell’andata in pensione appartiene all’archeologia industriale e impiegatizia. Sono anni che gli italiani sanno che non finiranno più la carriera dove l’hanno iniziata, che i tempi sono diversi e se uno vuole fare strada deve necessariamente seguire le regole di un mercato “mobile” ma da qui alla “monotonia del posto fisso” ce ne corre perché è come se dicessimo a uno che muore di fame se gli piacerebbe papparsi una cofana di spaghetti all’amatriciana: domanda capziosa per una situazione scontata. La “monotonia” di Monti segue a ruota i “bamboccioni” di Padoa SchioppaBrunetta e gli “sfigati” di Martone e sembra che pur di non dare un posto di lavoro ai giovani, i governanti siano disposti a trovare tutte le scuse possibili e anche quelle difficili da immaginare. Insomma, i giovani di oggi ci sembrano come le donne delle campagne pubblicitarie alle quali cadono i capelli, puzzano le ascelle, hanno piccole perdite e non vanno in ascensore per paura della puzza, sono gonfie come palloni se non adoperano il bifidus, hanno la dentiera e grazie a Polident si spazzolano una torta di mirtilli, scopano a 16 anni chiedendo alla mamma che pillola prendere, si fanno i tatuaggi pur di inseguire le mode delle figlie, indossano reggiseni miracolosi che aumentano di due taglie le poppe e, infine, scoprono di poter essere ancora piacenti con una passata di crema-stucco sulle rughe. Giovani e donne. Fra un po’ toccherà ai vecchi perché ai bambini, più di togliere la mensa se i genitori non pagano la retta, onestamente non si può. E questo sarebbe il governo della speranza? Meglio un Raf Vallone che espatria in Francia attraversando a piedi il confine, almeno a lui i piedi puzzano per i chilometri percorsi e non per la monotonia.

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