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Mamma Li Turchi! La Turchia e l’Invasione dell’Europa

Creato il 12 marzo 2016 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Tempi disperati, misure disperate. Questa semplice constatazione chiarisce i rapporti tra l’Unione Europea germanocentrica e la Turchia. Il 7 marzo scorso i leader europei hanno convenuto, in un summit con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, che i cittadini europei sono pronti a “calarsi le brache”, come misura disperata, per far fronte ai tempi disperati della crisi dei migranti.

L’ideatore di questa sodomizzazione di massa è come sempre il mentore ispiratore della nostra amata Unione: Angela Merkel. Infatti dopo il suo accordo bilaterlae per arginare il flusso dei profughi proveniente dalla Turchia, i capi di Stato e di Governo, hanno riscoperto che la Turchia è Europa e pertanto Bruxelles ha promesso un sacco di cose a Ankara: soldi, prima di tutto, 3 miliardi di euro; la ricollocazione di molti rifugiati attualmente in terra turca; la prossima libera circolazione all’interno dell’UE dei cittadini turchi e la resurrezione dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Direi Tombola!

Nel periodo della Guerra Fredda, la posizione geografica della Turchia costituiva un bastione strategico contro l’esercito sovietico. La NATO ,di cui Ankara è membro, ha fatto di questo Stato, sorto dalle rovine dell’Impero Ottomano, il terzo esercito numericamente più potente del mondo.

Dopo la sparizione dell’Impero del Male (Ronald Reagan docet),è venuto a mancare il presupposto di centralizzazione geopolitica che è ricomparso con l’ascesa del fondamentalismo islamico e lo scoppio delle primavere arabe. La crisi dei migranti è un ulteriore tassello di questa centralità geografica.

“La maggior parte degli 1,2 milioni di profughi sbarcati nell’Unione lo scorso anno proveniva dalla Turchia” – il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ammette – e che gli accordi sono di aiuto a quelle nazioni come l’Italia e la Grecia che potranno così identificare i rifugiati e rispedire in Turchia chi non avrà il diritto d’asilo“.

Se Donald Tusk ammetteva  che in Italia possano arrivare profughi dalla Turchia, mi domando,  aveva bevuto un pò troppo al momento di questa dichiarazione?  Oppure aveva scoperto il concetto di relatività geografica delle nazioni e non lo voleva rivelare? Probabilmente ci stava prendendo per i fondelli.

L’unica cosa certa è che omette e i leader europei omettono almeno quattro cose.

La prima omissione perfettamente riconoscibile è la destinazione dei profughi. Naturalmente dalla Turchia sbarcano in Grecia e non in Italia, e sono diretti non nell’Unione Europea, ma verso la Germania e le nazioni nordiche. Dell’accordo invece dovranno fare le spese tutti i cittadini europei che vedranno invadere l’Unione Europea da orde di turchi provenienti da territori in pace e non di siriani che scappano dalla guerra . Inoltre, i turchi diverranno il primo popolo europeo con i suoi 86 milioni di cittadini e avranno il più grande esercito del continente.

La seconda omissione mascherata molto meglio è l’appuntamento elettorale in Germania. Il destino della Merkel e dei cristiano democratici tedeschi è appeso alla soluzione della crisi dei migranti. Sebbene i sondaggi danno il compiacimento dell’Angelona nazionale al 54%, in caso di fallimento la volubilità dell’elettorato potrebbe accendersi e il rischio di un calo dei consensi potrebbe essere una prospettiva futuribile. L’accordo sancisce il primato della Germania della cancelliera dell’Est che ha saputo reagire a questa grave crisi portando con se il consenso di tutti.

La più preoccupante omissione riguarda la Turchia di Erdogan, uno Stato pericolosamente instabile, nazionalista, illiberale e anti – democratico. Erdogan ha rotto con la secolarizzazione della moderna Turchia. Ataturk, padre della patria, sembra ormai essere un eroe lontano e la laicità dello Stato un antico ricordo. Per non parlare della democrazia e della libertà di espressione che sono ormai compromessi. In alcune zone a dominanza curda inoltre vige il coprifuoco notturno a causa della lotta dell’esercito contro il PKK, partito dei lavoratori curdi.

Lontani sono i tempi in cui la corte costituzionale turca era un esempio di baluardo della laicità contro ogni possibilità di ritorno di uno Stato islamico. Il Refah Partisi (il partito della felicità) fu spazzato via in poche settimane nonostante avesse collezionato il 36% dei consensi (leggi La Turchia, Erdogan e il Refah Partisi) perchè i leader avevano parlato in pubblico per un possibile ritorno della sharia, la legge islamica. La Turchia risulta 149esima nel Press Freedom Index, con un bel bottino di 40 giornalisti imprigionati nel 2014 e esattamente 43 posti dopo l’ultima nazione europea, la Bulgaria (106). Erdogan ha inoltre risorto il reato di vilipendio al presidente della repubblica e alla nazione che aveva visto l’ultimo imputato nel 1926. Con la sua presidenza ha trovato nuova luce e sono stati accusati di questo reato circa 1.500 cittadini turchi tra cui nomi illustri come il calciatore Hakan Sukur.

L’ultima, ma non per importanza omissione, è sul rimpatrio dei non aventi diritto. Le cifre sono da esodo biblico. Come sarà possibile spedire indietro centinaia di migliaia di profughi? Con quali modalità? Se i numeri fossero confermati, circa le metà del possibile milione dei richiedenti dovrà essere spedito indietro. Con quali conseguenze? Considerando la vicinanza dell’isola di Kos alle coste turche, proporrei una fionda medievale.

Un mio amico di vecchia data direbbe… E’ tutto un mare acido.


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