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mangiare, nutrirsi e digiunare

Creato il 10 giugno 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

nel ventunesimo secolo oramai sono state stravolte le abitudini alimentari di quasi ogni popolo. l’esperienza turca ancora una volta è stata utile per riflettere sul modo in cui la gente si nutre dove – neanche a dirlo – l’industria alimentare sta cercando di ottenere gli stessi risultati trovati negli Stati Uniti e nei paesi del mondo numero uno: aumentare il consumo di snack, bevande zuccherate e cibi precotti ad elevato contenuto di calorie, grassi e conservanti. tali prodotti sono facilmente adattabili alla variazione di domanda, possono occupare meno spazio e durano un tempo maggiore.

per i quartieri popolari non è difficile notare a tutte le ore del giorno come della notte banchi di frutta fresca e secca, riso con ceci, simit e spremute fresche. la tradizione culinaria di un paese raramente si scopre essere poco benefica ed è grazie a questo se ancora adesso le luminosissime vetrine dei più famosi franchising mondiali non hanno dato il colpo di grazia a una discreta fetta dell’occupazione locale turca. la maggiorparte di queste attività scompariranno proprio come sono quasi totalmente scomparse qui, non appena sarà creata una regolamentazione per gli ambulanti e saranno ristrette le regole igeniche; se da un lato queste norme servono a tutelare il consumatore, dall’altro sono una ragnatela dentro la quale un piccolo moscerino non può che rimanere intrappolato (vedi venditori di panini con la carne a Ostuni).

l’educazione al mangiare è un serio problema per tutti i paesi dove mangiare ha perso il suo significato originale ed ora corrisponde pressappoco a mettere il pieno ad una macchina. se il proverbio “ciò che non ti uccide ti fortifica” ha un profondo significato allora credo che essere in grado di conoscere la fame e disciplinare il nostro corpo ci possa far maturare e riscoprire dei piccoli piaceri che anche in Italia le nuove generazioni stanno cominciando a dimenticare.  trovo magnifico il valore culturale del ramadan per i musulmani e – similmente – il tempo di quaresima per i cattolici. astenersi durante l’intero muovere del sole dal cibo, dalle bevande e dai vizi disciplina lo spirito e il corpo, insegna le difficoltà dei più poveri anche a chi degli averi non è misero e unisce in una sola condizione ogni uomo e donna del paese.


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