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Maniac – Torino Film Festival

Creato il 29 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma


Maniac – Torino Film Festival

Regia: Franck Khalfoun

Anno: 2012

Durata: 89’

Genere: Horror

Nazione: Francia / USA

The Texas Chainsaw Massacre, Halloween, Nightmare on Elm Street, Dawn of the Dead e praticamente ogni altro classico, anche minore, del Horror anni Settanta e Ottanta è stato sottoposto al trattamento Remake e/o Reboot. Non poteva mancare quindi Maniac (1980), il capolavoro maledetto di William Lustig.

Anche per Maniac, come per i casi sopracitati, lo scetticismo rispetto a una nuova versione era alto. La pellicola di Lustig d’altronde, è uno di quei film intoccabili, fermamente ancorato al periodo in cui è stato realizzato. Quel luogo, la New York degradata, sporca, al limite del collasso, in cui sulla 5° strada nel giro di venti metri si potevano trovare l’ultimo musical di successo e un cinema porno, non esiste più. L’ultraviolenza splatter leggendaria, ad opera di Tom Savini, pur rimanendo schioccante, ha visto legioni di imitatori negli ultimi trent’anni, che sono andate molto oltre quello che si vedeva in Maniac. Soprattutto però, è il ruolo di Frank a essere indissolubilmente legato all’attore Joe Spinell, grande caratterista newyorchese, amico di Sylvester Stallone (si è visto nei primi due Rocky, Paradise Alley e Nighthawks) e amato dai registi della New Hollywood (i primi due Godfather, Taxi Driver, Sorcerer, Cruising, Big Wednesday, Stay Hungry) negli anni Ottanta passa quasi esclusivamente al cinema di genere. Maniac, la storia di un serial killer, con un debole per gli scalpi femminili, da lui anche scritto e prodotto, rimane la sua interpretazione più memorabile e più sentita. Il film di Lustig, ancora oggi è di una cupezza e desolazione, da far venire i brividi.

Entrano in scena Alexandre Aja e il suo gruppo di soliti sospetti, Maxime Alexandre (fotografia), Baxter (montaggio) e Gregory Levasseur (sceneggiatura) e Franck Khalfoun. Il regista francese, già nel bellissimo Haute Tension, aveva omaggiato Maniac (2003) in un paio scene. Trasferitosi poi a Hollywood ha realizzato i riusciti remake di The Hills Have Eyes (2006) e Piranha (2010). Questa stessa squadra sta dietro al remake di Maniac, con il ruolo di regista che passa nelle mani di Khalfoun. Con il suo neoslasher P2 (2007), aveva già sondato il terreno, ma qui siamo a tutt’altri livelli. L’oggettiva difficoltà nel trovare un approccio nuovo nel raccontare la storia di Frank Zito, non era cosa da poco. L’unica possibilità, Aja e Khalfoun ne sono coscienti, sta nel mantenere la trama di fondo, adottare un’estetica totalmente opposta (che spiega anche il non indifferente cambio di location) e fare interpretare il ruolo di Frank, ad un attore che non potrebbe essere più diverso da Spinell, ossia Elijah Wood. Il bello è che tutto funziona a meraviglia.

Il nuovo Maniac è uno dei migliori horror usciti quest’anno, nonché uno dei migliori film passati al TFF. In un periodo in cui abbondano, non solo nel cinema di genere, i POV e Found Footage, Khalfoun è riuscito a utilizzare la soggettiva in maniera intelligente, senza però rimanerne schiavo, tanto che se ne stacca in alcuni momenti sapientemente scelti. Questa volta siamo nella testa e nella mente di Frank. La fotografia, ricca di piani sequenza, volutamente patinata (rispetto a quella rozza del film originale), di Alexandre, cattura una Los Angeles, notturna, quasi nascosta. Anche la musica sottolinea la natura anni Ottanta del film e in colonna sonora ritroviamo addirittura Goodbye Horse di Q Lazzarus. Il peso della pellicola ovviamente è riversato tutto su Wood, che si assume la responsabilità del ruolo come mai prima d’ora, convincendo in pieno. La violenza grafica è ben dosata, ma quando esplode lascia il segno. Khalfoun in più è stato così saggio da non tentare di rifare la famosa scena della “testa esplodente”, che vedeva coinvolto Tom Savini, come povera vittima.

Maniac è un’esperienza affascinante, quasi onirica, al limite dell’incubo drogato. Inoltre fa parte di quel piccolissimo gruppo di remake in grado di esistere accanto all’indimenticabile film originale.

PAOLO GILLI



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