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Manuale di armonia

Creato il 10 ottobre 2012 da Marcolenzi

Manuale di armonia

Capitolo Primo – Statica (Materiale)

L’armonia si basa su degli aggregati sonori (complessi di suoni simultanei) che, se sovrapponibili per intervalli di terza, prendono il nome di ‘accordi’ (se invece non risultano tali chiamateli semplicemente ‘aggregati’, per quanto vi renderete presto conto che non è possibile evitare casi di ambiguità terminologica, sì che alla fine sarebbe più sensato chiamarli tutti ‘aggregati’). La prima questione che si presenta a chi intende studiare l’armonia è quindi capire come si formino questi aggregati. Tranquilli, è semplice. Ci vuole una scala, innanzitutto. Prendete ordunque l’ottava do-do’ e dividetela come vi pare (in quante parti volete e secondo un qualsiasi criterio da voi scelto). Una volta ottenuta questa scala fissa di riferimento, stabilite nuovamente un criterio per formare aggregati di tre o più suoni (fino a un massimo di dodici suoni diversi, ovviamente se si opera all’interno del sistema temperato – se invece operate all’interno di un altro sistema, non so cosa dirvi): per esempio, saltare un suono, oppure due, o tre, etc. Così facendo, otterrete automaticamente il vostro MATERIALE (il vocabolario, il lessico… insomma gli elementi che, combinati in una certa maniera, andranno a formare il substrato, le fondamenta delle vostre composizioni). Prendete un foglio (o più fogli, se necessario) e riempitelo di questi aggregati, classificandoli in base alle loro caratteristiche strutturali a mo’ di promemoria. Andate al pianoforte e suonateli uno ad uno, lentamente, finché non vi familiarizzate con essi. (Ricordate che un qualsiasi aggregato può essere rovesciato, i suoni che lo compongono possono cioè stare in qualsiasi posizione all’interno dell’aggregato stesso).

 

Capitolo Secondo – Dinamica

Una volta ottenuti gli aggregati, provate a collegarli l’un l’altro secondo successioni e combinazioni via via più lunghe e complesse. Annotatevi le successioni che vi sembrano più interessanti. Se non riuscite a discriminarle ‘a orecchio’, stabilite anche qui dei criteri (qualsiasi) per ottenere successioni specifiche. Ricordate che, una volta ottenuto il materiale (gli aggregati), è possibile sottoporlo ad infiniti processi di trasformazione, anch’essi sulla base di criteri da voi scelti di volta in volta. Non vi è alcuna limitazione di sorta, nella scelta definitiva delle successioni, al di là del  vostro gusto personale (se non avete gusto non so cosa dirvi, se non che forse sarebbe il caso di smettere e cominciare ad occuparsi d’altro). Una volta ottenuta la successione di aggregati, fateci qualcosa: muovetela, plasmatela, allungatela, rimpicciolitela, variatela, frantumatela. Molto carino, poi, è provare a cantarci sopra. Orchestrate infine il tutto secondo l’estro o l’occasione e servite non troppo ‘caldo’ (lasciate cioè decantare il pezzo per qualche giorno in un cassetto o in qualsiasi altro posto). Avete buone probabilità di fare qualcosa di sensato, qualcosa cioè in cui qualcuno possa riconoscersi e che possa apprezzare. (Non ha molta importanza se costoro – quelli che apprezzeranno le vostre composizioni – saranno tanti o pochi. Quello che conta è che vi sia QUALCUNO – e che ovviamente non sia la mamma, un parente, la fidanzata o un amico, sennò non vale).

Bene, buon lavoro.



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