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Manuale di economia politica: Tagliamo gli sprechi?

Creato il 10 dicembre 2013 da Enricobo2
Siccome vi ho promesso che non parlerò più di politica oggi voglio andare su un argomento più economico, che appare così banale da trovare d'accordo oltre che tutti i miei lettori, anche ogni politico che apre la bocca e dà fiato. Il taglio degli sprechi della spesa pubblica. Tralasciamo quella parte che riguarda i costi della politica. Quella va fatta in ogni caso e subito, non perché serva effettivamente a qualche cosa, se Renzi riuscirà a far tagliare un miliardo sarà certo un'impresa titanica e quasi impossibile,  ma perché sarebbe un simbolo, un'icona di merito, una mossa dal sapore etico e dimostrativo indispensabile a dare credibilità e forza, in modo da far accettare ogni successivo taglio. Parlo invece degli invocatissimi tagli degli sprechi, quelli di cui si occupano gli esperti di spending review e che per servire davvero all'efficacia del bilancio dello stato, devono essere almeno dell'ordine di cifre consistenti, tra i 50 e i 100 miliardi. Credo che tutti siano d'accordo su questo, politici di governo che ovviamente non lo hanno mai fatto potendolo fare,  politici di opposizione che lo chiedono a gran voce appena si siedono sui banchi non governativi, dimenticandosi che il giorno prima lo avrebbero potuto fare ma avevano altro a cui pensare, giornalisti di ogni tendenza politica e soprattutto i cittadini che ritengono in questo modo di aver trovato qualcun altro che paghi il conto al posto loro.  Posso andare contro corrente? Posso levare una fievole voce per dire che tutto questo è una illusione, che si guarda in una direzione del tutto sbagliata, improduttiva come le spese stesse e dannosa alla fine per il paese? Sono cretino? Intanto lo dico lo stesso. 
Partiamo dal fatto che se fosse una cosa facile o anche non molto difficile, sarebbe già stata fatta pure dagli innominabili politici che si sono succeduti negli ultimi venti anni. Poi bisogna considerare e accettare perché è la verità, che la spesa pubblica italiana è in effetti uguale o anche inferiore percentualmente a quella dei principali stati sviluppati che considerano moderno il nostro sistema di socialità. E' così, ficcatevelo nella zucca. Se volete sanità, istruzione e pensioni generalizzate, i costi sono più o meno questi e anche maggiori. Se a queste voci aggiungiamo gli interessi sul debito, gli 800 miliardi circa di spesa sono nella maggior parte (come hanno già rilevato tutti quelli che li hanno esaminati per tagliarli) a tutti gli effetti incomprimibili o quasi, se non si vuole cambiare il concetto di spesa sociale, tagliando le pensioni a chi le percepisce già (19 milioni di persone), togliendo la sanità a qualcuno (ma che siano milioni) o un po' a tutti, mettendo le scuole a pagamento come in altre parti del mondo, cose che tutti noi, io per primo, giudichiamo sommamente ingiuste. Eh ma no! Il coro si leva unanime da ogni bocca e dalle massaie al mercato, tutte grandi esperte di macroeconomia, noi parliamo degli sprechi e lì so ben io quanto si potrebbe tagliare! Posto che è ormai appurato che la platea su cui si potrebbe dunque andare per salvare qualcosa, sterilizzando i cosiddetti sprechi, sta tra i 100 e i 120 miliardi (cifra su cui tutti si trovano più o meno d'accordo) e che, effettuarci tagli, crea resistenze, ricorsi, frenate, sabbia nelle ruote, di proporzioni epocali e che sarebbe davvero utopistico sperare di ridurli del 50%, siete così sicuri che questo sarebbe una cosa buona e utile? Urla dalla piazza coi forconi in mano. 
Ma certo è ovvio, basta con le consulenze, basta con i corsi di formazione fasulli, basta con i 5000 euro per la sagra del capitone, basta soprattutto con le decine di migliaia di stipendi dati a gente che non ha niente da fare, guardie forestali, uscieri, auto blu o grige, regali di natale delle pubbliche amministrazioni, coi pranzi offerti a destra e a manca, mutande verdi comprate coi soldi miei e qui se continuo con l'elenco delle cose che indignano il benpensante, non mi basta lo spazio. Certo avete ragione, in teoria. Chi non si indigna a queste cose disdicevoli? Quindi eliminate queste, posto che  assommino alla cifra necessaria (tra i 50 e 100 miliardi) abbiamo risolto il problema? Col cavolo cara la mia gente. Accendete il cervello, pensate con le cifre non con il cuore e lo sdegno (sacrosanto). Ogni contributo fasullo o spesa immotivata soppressa, in macroeconomia significa soltanto un ulteriore calo del PIL già depresso. Ogni posto di lavoro di fannullone eliminato, sedia di impiegato provinciale o ministero liberata, ogni pranzo elettorale cancellato o auto blu non sostituita, significano aumenti della percentuale di disoccupazione e di richiesta di sussidio ulteriore di sopravvivenza, aumento delle code alla Caritas, carrozzieri che si suicidano, ristoratori che chiudono i battenti, commercio che langue, altre aziende che chiudono. Esattamente quello che  volevate evitare. Ogni provvedimento, ogni azione crea una reazione obbligata, che va considerata e valutata in modo che le sue conseguenze non siano magari ancora più dannose. 
Si potrebbe pensare allora di ridurre di 1/5 il 250 miliardi di pensioni (ma a tutti perché se fatto solo alle poche e scandalose pensioni d'oro, darebbe un importo miserevole e insufficiente alla bisogna) con un altro tragico dramma per il PIL e ulteriori code alle mense sociali, o far pagare ai malati metà della spesa sanitaria di 120 miliardi. Poi vi voglio vedere, altro che forconi. Mettetevelo bene nelle zucche il solo modo efficace per risolvere il problema è aumentarlo il PIL, non diminuirlo. Operare in modo che aumentino le occasioni di lavoro, di impresa, di investimento produttivo, rendendolo allettante, detassandolo se nuovo e agevolandolo in ogni modo. Spingere al massimo sull'emersione del nero e dell'evasione, incrementando, non certo diminuendo l'azione di Equitalia. Migliorare la legislazione sul lavoro, incentivando (fiscalmente) e facilitando burocraticamente la creazione di lavoro stabile. Evitare infine sommovimenti di governo che producano movimenti dello spread, che in questo momento, da solo è indirizzato a calare, al fine di non aumentare la spesa di interessi passivi. Le nazioni che erano con noi nella cacca, Irlanda, Portogallo, Spagna e anche guarda un po' la famigerata Grecia, stanno piano piano risalendo la china. Anche questo potrebbe aiutarci a discutere in sede europea condizioni più efficaci sul fronte di una spesa ragionata per creare nuovo lavoro. La decrescita felice, datemi retta, fa crescere soltanto la merda in cui siamo già fino al collo. E adesso basta davvero con la politica. Stavolta prometto.
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