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Maputo (Mozambico) / Storia di Cabral e non solo...

Creato il 15 luglio 2011 da Marianna06

A Maputo, capitale del Mozambico, la gente giunge dalle campagne circostanti alla ricerca di fortuna e nella speranza di migliorare le proprie condizioni.

In realtà trova, in città, una miseria peggiore di quella lasciata nei villaggi, abitazioni di fortuna e condizioni igieniche precarie.

La miseria avvolge un po' tutto e le emergenze sono tante.

Si è sconcertati ,ma non troppo (questa è l'Africa vera... non quella dei safari e delle escursioni"estreme"), quando si viene a sapere che in Mozambico si muore per delle banalità e la durata della vita media è di 40 anni.

In certe regioni c'è un solo medico per 60mila abitanti.

L'ospedale centrale, il più grosso, della città di Maputo e di tutto il Mozambico ,lavora con un terzo del personale sanitario di cui avrebbe bisogno.

Nelle zone rurali, in particolare, la carenza di medici e anche di strutture ,sopratutto, è ulteriormente più drammatica e la gente non riesce a raggiungere molto spesso per tempo un "centro de saude"(centro di salute), dove ricevere le cure necessarie.

E' accaduto a Cabral, un buon padre di famiglia.

E Cabral si trovava in città. Non in campagna.

Il suo lavoro era appunto quello di fare il trasportatore in città.

In seguito ad un brutto accidentale tamponamento, avvenuto con il suo stesso mezzo di trasporto,Cabral si ferisce, un giorno, gravemente ad una spalla e al braccio destro.

Ricoverato nell'ospedale più vicino al luogo dell'incidente, rimane  in corsia,senza cure, per almeno due giorni consecutivi.

Mancanza di medici e anche di medicinali.

Al terzo giorno la ferita molto dolente comincià a fare infezione e la febbre è altissima.

Cabral, allora,  vista la situazione, firma spontaneamente e lascia l'ospedale dove è ricoverato per quello centrale della capitale.

Giunto e accettato, finalmente dopo ore e ore di estenuante attesa, il verdetto è impietoso.

L'infezione, che si è propagata, minaccia il resto del suo  corpo e il braccio destro deve assolutamente essere amputato, per evitare il peggio.

Oggi Cabral, con un braccio in meno, per mantenere la sua famiglia, è costretto a fare il venditore ambulante.

E, tra l'altro, non sempre riesce a trovare le medicine occorrenti per curare le sue ferite post-operatorie.

Anche questa ricerca, infatti, è una vera questua, in cui occorre avere  parecchia fortuna.

Ma in Monzambico si muore anche di aids ( a Maputo una persona su cinque è affetta  dal virus), di tubercolosi,di cui di questi tempi c'è una forte recrudescenza, di colera e, specie i bambini, di malattie banali come il morbillo e le infezioni viscerali.

Il Mozambico,inoltre, recitano le statistiche è il terzo Paese con il maggiore indice di mortalità infantile.

Su 885.000 bambini, che nascono ogni anno, 98.325 muoiono prima di aver compiuto un anno.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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