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Marco Paolini e Jack London

Creato il 31 agosto 2011 da Libereditor

Marco Paolini e Jack London

Il 28 Agosto 2011, sul Monte Corno di Lusiana (Altopiano di Asiago), è stato un giorno speciale. Il giorno (atteso, voluto, invocato) di Marco Paolini.
“Immersi in uno scenario naturale di aspra e selvaggia bellezza sullo sfondo della città di roccia…” potrebbe essere il titolo wertmülleriano giusto per questa domenica pomeriggio di grande effetto sull’Altopiano.
Uno scenario non comune che ha a suo modo dettato i tempi, suggerito la trama, fatto vibrare il pubblico.
Marco Paolini è un affabulatore acuto e raffinato, intelligente, affilato. Un’impareggiabile maghetto della parola che è riuscito a far apprezzare il romanticismo e la durezza dei racconti di Jack London raccontando la pena di vivere, le debolezze umane, il senso del mistero, lo sgomento del buio, della solitudine e del gelo.
In questa splendida domenica alla città di roccia di Lusiana, Paolini ci ha fatto “vedere” mondi selvaggi, indiani piumati, danze rituali che salgono fino al cielo, eroiche mute di cani da slitta, avventurieri dal carattere rissoso e dal pugno facile, cercatori d’oro perduti nel Klondike. Mondi in cui le regole della società civile non valgono granché, e conta piuttosto la capacità di sopravvivere alle difficoltà di un ambiente ostile. Mondi del ghiaccio e della slitta nella foresta inospitale del Nord America, dove i rapporti tra cani e uomini sono improntati alla violenza. Mondi in cui non c’è pace né riposo e in cui conta solo la legge del bastone e della zanna.
Uno spettacolo quello di Marco Paolini che ha posto al centro della scena la letteratura e la parola, rinnovandole, sfidandole, mettendone in discussione il luogo comune che spesso le confina in una sorta di limbo distante dalla vita.


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