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Marco Pezzoni (Pd): “C’era più democrazia interna nel Pci che nei partiti attuali: era un partito responsabile e maturo”

Creato il 23 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

L’affermazione di Marco Pezzoni (Pd) dedicata al Pci dei tempi di Berlinguer e al centralismo democratico,

Detail of the first membership card of PCd'I,1921.

Detail of the first membership card of PCd’I,1921.

ma soprattutto all’impegno politico, esalta la serietà e il realismo del partito comunista italiano e la sua nobile tradizione, fatta di impegno sul territorio accanto ai cittadini, alle famiglie e ai lavoratori, quando la politica era trattata giustamente con più rispetto. Va ammesso che anche la Dc dei tempi migliori, da parte dei cattolici, merita più di un rimpianto. Marco Pezzoni, già senatore, oggi è impegnato come presidente dell’associazione “cremonesi nel mondo”.

E’ partito ieri sera, con la dotta trattazione di Marco Pezzoni sulla nascita del Pds per arrivare ai giorni dell’Ulivo, il ciclo di conferenze storico-politico ‘Scomporre la storia per ricomporre la politica’, organizzato da Visioni Contemporaneee coordinato da Agostino Melega. Presso il circolo di via Palestro 42 – come riferisce una nota – i presenti, alcuni dei quali esponenti politici della classe dirigente locale di allora, hanno ascoltato le oltre due ore di intervento dell’ex deputato e senatore dei Pds, nonché esperto di politica estera e uno dei padri della legge sul voto degli italiani all’estero. Introdotto da Melega come il “traghettatore del Pci verso il Pds”, Pezzoni ha esordito dicendo che i 22-23 anni che vanno dalla caduta del Muro (1989) ad oggi, così come sostiene una certa pubblicistica, sono “politicamente falliti”. E parla di una “transizione incompiuta, infinita”. Perché oggi, “con all’orizzonte la Terza Repubblica, i problemi si sono aggravati”.

Marco Pezzoni (Pd): “C’era più democrazia interna nel Pci che nei partiti attuali: era un partito responsabile e maturo”

Enrico Berlinguer, chi non lo ricorda? E chi non lo rimpiange?

Tre sono i concetti che prova a sviluppare, concetti in grado di dare il senso di questa incompiutezza: l’unificazione dell’Italia (“anomala, specifica, eccezionale. Differenze tra Nord e Sud, contestazione della partitocrazia, scollamento tra governanti e società civile: ciò che si scriveva nei primi anni Novanta resta di grande attualità”); la modernizzazione (“l’urbanizzazione, la rivoluzione digitale post-industriale ha portato diseguaglianze”); la democratizzazione (“una non risolta rivoluzione liberale, una laicità controversa, un pericoloso svuotamento valoriale e la globalizzazione che cambia la storia del mondo e del nostro paese”). Pezzoni ricorda poi il dietro le quinte della nascita del Pds (Bologna, 1990) e i confronti all’interno del Pci, che la precedettero, sulla democrazia: “Il Partito Comunista era già allora un partito social-democratico, realista, responsabile e maturo”. Si trattava di un partito, quello comunista, sostiene Pezzoni, dove c’era “più democrazia interna di quanto non ce ne sia negli attuali. E allora ci si guadagnava la posizione al suo interno, era il premio per la propria azione sul territorio. Non come avviene oggi, che si è calati dall’alto”. Poi un passaggio sulla stagione referendaria per la preferenza unica, nei primi anni 90, che porterà alla formazione dell’Ulivo, con “D’Alema che si lasciò attrarre dalle Terze Vie europee ma non solo, Blair in testa”. Un Ulivo che, “grazie a Prodi, seppe garantire ampia rappresentatività”. Pezzoni ragiona anche sui partiti di oggi rispetto a quelli di allora (“ora sono sempre meno corpi intermedi tra Stato e società civile: tendono invece a diventare organici alle istituzioni) e su quali saranno le trasformazioni che essi potranno subire, come potranno evolversi. “Si va verso i cosiddetti Cartel party, partiti coalizione che provano a rispondere alle opinioni pubbliche del momento. Classico è l’esempio degli Stati Uniti, dove i partiti sono praticamente nulli e diventa fondamentale il momento elettorale”. In Italia questo sistema è debole.

Infine una battuta su Renzi, che a detta di Pezzoni è l’esponente più interessante proprio dei Cartel party. “Un leader legittimo che parla direttamente all’elettorato, per occupare uno spazio liberal democratico rimasto vuoto. E’ sbagliato dire, come fa qualcuno, che Renzi è di destra, anche se incarnando il Cartel party è una figura politica portata a spregiudicatezze nei comportamenti, specie nell’ambito dei finanziamenti della sua campagna”. E sulla tanto invalsa parola ‘rottamazione’? “Ha un successo enorme perché fa parte di un linguaggio sia apolitico che iper-politico”.

Il prossimo appuntamento, sempre presso il circolo alle 21, con ‘Scomporre la storia’ è per lunedì 5 novembre: Mino Jotta, ex segretario provinciale del Pdl, parlerà della nascita di Forza Italia, declinata in chiave locale, e della discesa in campo di Berlusconi.


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