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Mare del Nord, quando le aringhe diventarono “denari”

Da Markmarinaio

Il potere delle allenze

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Tra il XII e il XVII, quando in Italia le Repubbliche marinare si contrastavano per il dominio del Mar Mediterraneo, l e città portuali del Mar Baltico cooperavano scambiandosi i prodotti del mare cominciando cosi un epoca di floridi commerci tra tutte le regioni che si affacciavano sul mare del Nord.  Da Tallin a Danzica, passando da Londra a Bruges sino a lambire la costa nord della Francia.

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Tutte queste città si riunirono in una organizzazione con una alleanza commerciale. Questa organizzazione prendeva il nome di Hansa che deriva proprio dalla parola alleanza  creando la “Lega Ansatica”  che per circa 4 secoli ebbe il predomino sul commercio in tutto il mare del Nord.

Diversamente dagli stretti regolamenti delle repubbliche marinare Italiane la Lega aveva una struttura organizzativa molto elastica aprendo il mercato a tutte le città che avesse voluto parcìteciparvi ed aprirsi al commercio estero. Una sorta di autonomia commerciale tra le città che aveva trovato anche i Federico II di Svevia uno dei suoi sostenitori.

La Lega Anseatica era dapprima interessata soltanto al commercio ma si trovo anche a scendere in battaglia nel 1370 contro Valdemiro IV Re di Danimarca, per prendere il possesso  dell’isola di Gothland, una battaglia vinta che nel tempo porto’ all’interno della lega un grande profitto.

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Ma la vera fortuna della lega furono le aringhe del mare del Nord. Questi pesci venivano trasportati su e giu per tutto il mare del nord, aprendo le porte a grandi scambi tra popoli diversi. Queste aringhe una volta pescate venivano subito caricate e stipate in delle imbarcazioni che erano state progettate appositamente chiamate Kogge o Kocche in Italiano.

Questa imbarcazione nasce nei mari del nord, probabilmente intorno al XII secolo, per far fronte alla necessità di adeguare l’incremento dei commerci via mare con navi sempre più capaci e sempre più in grado di ben veleggiare sia in condizioni di mare calmo che di mare agitato. La cocca aveva un ponte scoperto, sotto il quale un unico vano costituiva la stiva. Possedeva un solo albero con una sola vela, quadra e di grandi dimensioni.

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Nel Medioevo e fino a tutto il ‘500, questo pesce ha avuto un grande interesse economica nel Nord EUROPA, perché la sua cattura rappresentava una fonte di cibo proteico, quando allevamento, agricoltura e commercio erano insufficienti a nutrire le popolazioni. Le dimensioni di questo pesce, tradizionalmente uniformi ne fecero una merce di scambio ideale, Sino A Diventare addirittura una sorta di moneta. Si stipulavano contratti basati su rendite di aringhe, e certe imposte venivano pagate in aringhe. A testimoniare l’importa di questo pesce segnaliamo il dizionario di Dumas, che ricorda come ancora nel ‘500, sopravvivesse un’usanza assai bizzarra fra i canonici della cattedrale di Reims. “Il mercoledì santo, si andava in chiesa in processione, ordinati su due file, trascinando ciascuno un’aringa attaccata ad una corda. Ogni canonico era occupato a camminare sull’aringa di quello che lo precedeva e a salvare la sua dalle sorprese di quello che lo seguiva.

L’aringa oggi

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Ancora oggi la pesca delle aringhe alimenta un’importantissima industria che, nelle regioni nordiche, si dedica alla preparazione e conservazione di questo alimento. Le aringhe più pregiate sono quelle giovani, pescate fra maggio e giungo lungo le coste della Scozia e dell’Irlanda. Sul mercato italiano l’aringa non si trova fresca, ma conservata in vari modi: salata, affumicata, marinata. Un tempo, nelle zone povere del Veneto e della Toscana, c’era l’uso di “battere” un’aringa affumicata sopra delle fette di pane per “mangiarne” il profumo, e nelle occasioni speciali si usava arricchire la polenta di tutta la famiglia con un’aringa, perché un solo pezzettino ne bastava ad insaporire una grande quantità.



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