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Mari del sud – Marcello Cesena

Creato il 13 novembre 2013 da Maxscorda @MaxScorda

13 novembre 2013 Lascia un commento

Mari del sud
Diego Abatantuono e’ un post yuppy figlio della bolla speculativa sui tecnologici. Manager sulla rampa di lancio ma ugualmente insidiato dal vicino e collega di casa Antonio Stornaiolo, arrivista tremendo e dalla moglie ancora piu’ tremenda di lui. Lo status per questi e’ tutto e quando il giorno prima della partenza per le ferie il consulente finanziario gli prosciuga il conto, al buon Diego, alla moglie Victoria Abril e alla figlia Giulia Steigerwalt, non resta che simulare la partenza nascondendosi in realta’ in cantina di casa loro, perche’ si sa, cio’ che conta e’ apparire. Saranno due settimane molto, molto complicate ma necessarie per salvare la faccia.
Se mi si domanda quali siano i cinque film ancora degni di essere chiamati "commedia all’italiana" girati nell’ultimo quarto di secolo, tra questi c’e’ "Mari del sud". Si sa, tolti pochissimi autori, potrei buttare tutto il recente cinema italiano giu’ per lo scarico e soprattutto sul fronte commedia, la tragedia e’ irreversibile, terrificante se penso ai recenti campioni d’incassi.
Ad ogni modo nel sottile filo che trattiene la mano dal tirare lo sciacquone, s’intreccia il sorprendente "Mari del sud" ancora piu’ sorprendente se penso che il regista e’ un pietoso guitto che imperversa da anni a reti unificate.
Si va a gusti s’intende eppure come lo evito in tv con "Mari del sud" devo stare attento a riprendere fiato perche’ e’ una risata unica e ininterrotta avvolta dentro ad un ottimo cinema sotto ogni punto di vista: immagine, ritmo, sceneggiatura ed interpretazione. Applausi a scena aperta, a tutti senza distinzione ma prima c’e’ lui, Diego Abatantuono.
I tempi comici, la mimica, l’intero suo porsi, gli assegnano un posto in prima fila tra gli interpreti piu’ importanti che abbiamo in Italia, degno e solo erede di una tradizione che vuole alla commedia i piu’ grandi tra tutti.
Qua non e’ neppure al meglio eppure basta una sua parola per dare un volto e un nome al divertimento.
Uno cosi’ negli USA lo ricoprirebbero d’oro. Poi che devo dire, passassero i millenni ma la scena col frutto tropicale continua a farmi lacrimare dal ridere. In questo splendore non posso non ricordare Victoria Abril che in quanto a gamma espressiva non e’ seconda ad Abatantuono e Chiara Sani, che passa dai fasti radiofonici e televisivi a quelli cinematografici con inalterata verve.
Ancora una volta mi ritrovo ad osannare un film italiano ignorato dal resto dei critici e forse e per fortuna, non e’ una coincidenza.

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