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Marte: metano sì, metano no... la saga continua

Creato il 16 maggio 2015 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

I picchi di metano atmosferico inequivocabilmente identificati da Curiosity all'interno del cratere Gale, non sono bastati a far cessare il dibattito ed ancora ci si chiede se Marte sia o non sia in grado di produrre questo gas in qualche modo.

Il rover aveva rilevato metano per quattro volte nell'arco di due mesi nel 2013 ed il team aveva atteso più di un anno, per escludere eventuali anomalie, prima di annunciare i risultati all' American Geophysical Union a dicembre 2014. Poco dopo, un ulteriore documento, basato sui dati del sol 605, fu pubblicato sulla rivista Science. Tutto, quindi, lasciava ben sperare: Marte poteva essere considerato finalmente, in qualche modo, un pianeta ancora vivo. Il metano, infatti, non sarebbe necessariamente legato a processi biologici ma potrebbe indicare anche un qualche tipo di attività geologica. Eppure, alcuni ricercatori sono rimasti scettici. Come Kevin Zahnle, scienziato dell'Ames Researcher Center della NASA che ha espresso i suoi dubbi il mese scorso in occasione di un seminario indetto dall'Astrobiology Institute della NASA.

"Sono convinto che il metano sia stato effettivamente rilevato", ha detto, "ma sto pensando che possa provenire dal rover".

Zahnle non è nuovo alle critiche: intervenne anche nel 2003 / 2004 quando pennacchi di metano furono rilevati dai telescopi terrestri e dalle sonde in orbita. Secondo lo scienziato il rover, che ha immagazzinato concentrazioni di metano terrestre 1.000 volte superiori rispetto a quelle presumibilmente trovare nell'atmosfera di Marte, potrebbe condurre facilmente fuori strada. Zahnle fa riferimento ai primi sol di missione, quando dopo l'atterraggio nel cratere Gale, il team si rese conto che il Tunable Laser Spectrometer ( TLS) emanava letture insolite perché mentre Curiosity era pronto sulla rampa di lancio, una bocchetta aveva lasciato entrare un po' di aria della California. Riscontrato il problema, prontamente l'aria "aliena" (cioè la nostra!) fu pompata fuori ma ne fu mantenuta una piccola quantità in un'anticamera, da utilizzare per la calibrazione.

La squadra di Curiosity insiste, però, che questa fonte di metano è ormai ben nota e non ha interferito con i risultati:
"Stiamo monitorando continuamente tale quantità di metano e non vi è prova di eventuali perdite durante tutta la missione", ha affermato Chris Webster, ricercatore Jet Propulsion Laboratory della NASA. "E se è vero che la concentrazione di metano in quella camera è 1.000 volte superiore a quella nell'atmosfera di Marte, il confronto è effettivamente fuorviante".
"Bisogna guardare la quantità di metano, non la concentrazione", ha spiegato.
"La concentrazione di metano nel rover può sembrare alta ma la quantità è in realtà molto poca perché la camera è molto piccola. Per produrre la quantità di metano rilevata nell'atmosfera di Marte, ci vorrebbe una bombola di gas puro e semplicemente non l'abbiamo a bordo", ha aggiunto.

Ma Zahnle sostiene che così come è accaduto per quella bocchetta birichina, l'aria terrestre si sarebbe potuta infiltrare in altre parti del rover.
"Escludere completamente il rover come causa è una cosa difficile da fare", ha detto.

Chris McKay, ricercatore dell'Ames e co-autore, insieme a Webster, dello studio pubblicato a gennaio su Science, ritiene che le preoccupazioni di Zanhle siano valide.
"Penso che la possibilità di una fonte di metano a bordo dovrebbe essere ancora considerata fino a prova contraria", ha detto.

Ma Paul Mahaffy ricercatore principale Sample Analysis at Mars (SAM), dubita che la fonte del metano possa essere il rover.
"Sembra improbabile che, dopo più di un anno sulla superficie di Marte, il rover inizi a rilasciare metano per 60 giorni per poi sparire", ha spiegato. "Il metano è un gas molto volatile e qualsiasi residuo portato su Marte dovrebbe essere ormai lontano".

"Ci sono alcune aree che sono sigillate", ha aggiunto Webster, "e potrebbero in teoria essere una fonte se vi era entrato del metano che poi ha trovato la strada per uscire. Ma abbiamo controllato e non abbiamo trovato nulla".

Adesso non ci resta che attendere perché Curiosity si sta preparando a prendere nuove misurazioni fino alla fine di quest'anno e, dato che il metano era stato rilevato circa un anno marziano fa, "se torna nello stesso periodo, allora c'è qualcosa di stagionale che lo produce", ha aggiunto Webster. "Sarebbe una scoperta enorme che metterebbe a tacere ogni dubbio sul rover".

Ne frattempo McKay sta esplorando un'altra possibilità e cioè il fatto che un meteorite potrebbe aver recentemente colpito la superficie del pianeta in prossimità del rover, dato che le meteoriti carbonacee contengono una piccola quantità di materiale organico che può sprigionare pennacchi di metano quando i legami vengono rotti dalla radiazione ultravioletta.

Finora, dall'indagine sulle immagini orbitali non è emerso alcun nuovo cratere in prossimità di Curiosity ma McKay ha anche notato che, a differenza dei meteoriti ferrosi, quelli carboniosi non lasciano crateri perché si disintegrano in atmosfera e cadono sotto forma di pioggia in piccoli frammenti organici. McKay, in collaborazione con altri esperti, perciò, sta cercando di determinare le dimensioni di un eventuale oggetto in grado di produrre il picco di metano rilevato.

In ogni caso, presto arriveranno i rinforzi: la nuova missione dell'Agenzia Spaziale Europea ExoMars Trace Gas Orbiter, prevista per il 2016, scandaglierà l'atmosfera alla ricerca del metano e di altri gas esotici.

In apertura, una nostra elaborazione dell'autoritratto di Curiosity del sol 868, disponibile in dimensioni originali sul nostro album di Flickr.


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