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Massimo Pici e L’Altra Perugia

Creato il 26 settembre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

“Il Ministero dell’Integrazione? Ha un approccio molto ideologico al problema dell’immigrazione e poco pragmatico. Noi siamo per l’accoglienza e l’integrazione sempre, nel rispetto della legalità. Il nostro pensiero in proposito è: raddoppiamo l’ospitalità per i rifugiati, ma dobbiamo rimandare a casa immediatamente e fermamente tutti coloro che clandestinamente entrano nel nostro Paese, approfittano della nostra ospitalità e delle nostre leggi garantiste per vivere di espedienti”.

Parole toste quelle di Massimo Pici, nato a Perugia nel ’60, segretario provinciale del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia (S.I.U.L.P.), in questi giorni al centro di polemiche.  “Saremmo favorevoli – spiega – all’ istituzione di un Centro di  Identificazione ed Espulsione nel nostro territorio. Questo fatto politicamente crea imbarazza negli altri, ma non in noi, che non facciamo politica, non ci nascondiamo dietro ideologie di partito e viviamo del consenso dei colleghi e non di quello dei politici”.

Assistente capo (ruolo esecutivo), Massimo è in Polizia dal ’69. L’anno scorso, è stato coinvolto in un progetto di studio del territorio, ideato dal fotografo  Gianni Vagnetti e coordinato dalla giornalista Vanna Ugolini http://www.tipitosti.it/nella-mia-vita-non-ci-sono-solo-delitti-faccio-anche-torte-per-i-miei-ragazzi.html, da cui è nato un libro: “L’altra Perugia – istantanee da una città che cambia”, edito da Intermedia.

A curare l’editng fotografico del libro, che viene aggiornato su www.dentidileone.it,  è stato Antonello Turchetti.

“Con questo libro – afferma il poliziotto – volevo dare valore ad un lavoro che spesso si conosce solo parzialmente e che svolto a Perugia non è facile. Un tempo questa città era un’isola felice ”. Oggi? Lo scopriremo dall’intervista

Perugia è diventata davvero una città invivibile?

Massimo Pici e L’Altra Perugia

La nostra città, dopo la visibilità che purtroppo ci ha dato l’omicidio di Meredith, è salita alla ribalta delle cronache per due motivi: il numero più alto di morti per overdose  e la più alta concentrazione di eroina nel acque.

La ragione? 

Ci sono tanti spacciatori clandestini di piazza, che al 90% provengono dalla Tunisia e vengono solo ed esclusivamente per spacciare ( vedi  documentario di Vanna e del Siulp “Zbun”). La criminalità organizzata (albanese e nigeriana) si avvale di questa manovalanza, che ha il vantaggio di  poter essere rimpiazzata immediatamente  – dopo arresti o accompagnamenti –  e di rappresentare una rete di distribuzione capillare sul territorio. Naturalmente l’alta percentuale di spacciatori/clandestini influenza anche il mercato della droga, regolato dalla legge della concorrenza. Pertanto i prezzi sono bassi , la qualità è buona per accaparrarsi il cliente e l’alta diversificazione dell’offerta agisce anche sulla domanda, in quanto richiama assuntori da diverse regioni limitrofe. Poi ci sono inconvenienti di questo mercato di spaccio al dettaglio. Gli spacciatori sono tanti e ben organizzati in gruppi (bande). Regolano i rapporti tra loro per il controllo del territorio in base alla legge del più forte e per questo si hanno giornalmente risse con coltellate, bottigliate. Quando la roba da spacciare, a seguito di arresti  diminuisce, loro si dedicano a reati tipo: furti, scippi, rapine che sono molto più insopportabili per i cittadini.

Lo spaccio viene gestito direttamente da mafia, camorra o ‘ndrangheta?

Fino ad ora non c’è una conferma in questo senso. Per fortuna i perugini denunciano, non sono omertosi. Se ci fosse stata la camorra a gestire direttamente  il traffico di droga, avvalendosi dei clandestini tunisini, non sarebbero nate associazioni  come il Borgo – Rivivi il Borgo – Porta Pesa – Piazza Grimana.

Però, tanti sono i perugini che danno in locazione appartamenti a persone di cui ignorano provenienza, professione, status, in cambio di canoni elevati. Ci si chiede: Perugia capitale della droga è solo uno slogan dell’opposizione, usata solo per far arrabbiare il sindaco Boccali o la situazione sta davvero degenerando?

Sono diversi anni che esiste questa situazione, per tanto temo sottovalutata. Infatti noi del Siulp e Vanna Ugolini abbiamo deciso di realizzare il documento/verità Zbun. Sicuramente questi spacciatori/clandestini costituiscono tuttora un fattore di comodità per la politica in quanto uno schieramento può dimostrare quanto siamo accoglienti ed integrativi a Perugia, l’altro può accusare gli avversari di aver ridotto in condizioni pietose la città.   Purtroppo Perugia sta diventando la capitale della droga. Con lo spaccio di piazza è diventata un grande ipermercato, dove i prezzi bassi e l’ottima qualità della roba, richiamano “clienti” da tutte le regioni vicine. Noi non posiamo risolvere il  problema.  Ma, pensiamo che si potrebbe cominciare, rimpatriando tutti questi spacciatori/clandestini.

Quanto incide sul fenomeno la presenza dell’Università per stranieri?

Assolutamente per nulla. Anzi, contribuisce a limitare anche a livello di immagine i danni provocati da altri stranieri, ma clandestini, che vengono qui solo per spacciare.

Perugia sta diventando una città razzista? 

Se la situazione non cambierà, si correrà il rischio di fare generalizzazioni e scambiare immigrati onesti e lavoratori con delinquenti, clandestini/spacciatori. Secondo noi nell’immediato e come soluzione temporanea potrebbero essere istituiti  dei Centri di Identificazione ed Espulsione, a Perugia cosi come in tutte le province (o in tutte le regioni ), che permettano di accogliere in una struttura chiusa tutti questi spacciatori clandestini in attesa di essere identificati e rimpatriati. Consideri che è impossibile procedere al loro accompagnamento al Paese d’origine senza un documento fornito dalla loro Ambasciata, che ne provi la cittadinanza e la provenienza. Tra la richiesta di identificazione e la risposta, passano anche cinque mesi. Si potrebbero far passare questi cinque mesi in una struttura,  e sottratto, si sottrarrebbero questi ragazzi al controllo della criminalità organizzata. Espulsioni immediate, dunque, se ne fanno, ma solo solo se il clandestino ha un passaporto, è perciò identificato. Non esiste legge  di uno Stato che obblighi un altro Stato a riprendere un cittadino,  di cui non sia certa la nazionalità.

I comitati di cittadini possono essere utili? 

Sì, assolutamente! Comitati come quello di Corso Cavour sono un modello ed un esempio da incentivare.  Non solo, bisognerebbe elaborare politiche urbanistiche, in grado di favorire il ritorno delle persone in centro.

Spesso in molti quartieri si è costretti a ricorrere alla vigilanza privata. Le forze dell’ordine sono insufficienti?

Purtroppo gli organici delle Forze dell’Ordine sono sempre insufficienti e alcuni quartieri – tipo Via del Macello, Via Martiri dei Lager- sono costretti ricorrere alla vigilanza privata. Sono quasi 10 anni che non arrivano rinforzi a Perugia. Il  7 ottobre prossimo aspettiamo 22 unità per la Questura, che si aggiungono alle 16 arrivate pochi mesi fa. Questo fa pensare che Perugia non sia più considerata  un’isola feliceI

Secondo lei la situazione cambierà?

Naturalmente speriamo tutti che la situazione cambi, ma come prima cosa occorre portare via materialmente dalla nostra città  tutti quelli che vengono in clandestinità per vivere di espedienti, controllando interi quartieri . E i cittadini onesti sono costretti a subire queste presenze e non si sentono più sicuri.

Fino ad ora, dunque, l’approccio del Governo (dei Governi che si sono succeduti) al caso Perugia è stato deludente?

L’approccio del Ministero dell’Interno, da quando abbiamo un rappresentante umbro, è sicuramente cambiato. Ne sono prova i rinforzi che arriveranno.  Per quanto riguarda quello dell’integrazione, penso che abbia un approccio molto ideologico al problema dell’immigrazione e poco pragmatico. Noi siamo per l’accoglienza e l’integrazione sempre, nel rispetto della legalità. Il nostro pensiero in proposito è : raddoppiamo l’ospitalità per i rifugiati, ma rimandiamo a casa immediatamente e fermamente tutti coloro che clandestinamente entrano nel nostro Paese, approfittano della nostra ospitalità e delle nostre leggi garantiste per vivere di espedienti.

Si sente un tipo tosto?

Non credo di essere un tipo particolarmente  tosto. Sono uno con idee e obiettivi molto chiari, sostenuto da  tanti dirigenti sensibili, intelligenti e professionalmente preparati, che pensano una cosa: la sicurezza è un valore, che richiede sforzi omogenei, non una somma di azioni individuali.

Intanto Massimo fa sapere che il Siulp è impegnato in altre battaglie. “Stiamo avviando – chiarisce- numerose iniziative contro la violenza di genere, soprattutto  a favore delle donne, ma anche contro il bullismo. Abbiamo realizzato un corto dal titolo  “Margherita” Come vede siamo animati da tanta passione. Ma non è facile”.

                                                                                                                          Cinzia Ficco


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