Magazine Cultura

Massimo Troisi (19 febbraio 1953 – 4 giugno 1994)

Creato il 19 febbraio 2013 da Marvigar4

massimo troisi

   Vorrei immaginarti Massimo Troisi oggi, a sessant’anni compiuti, con la tua voce inconfondibile e i capelli ormai brizzolati mentre commenti tutto quello che non hai potuto commentare dal 1994 in poi, compreso anche l’annoso argomento circa l’eredità che hai lasciato. Credo che te ne verresti fuori con una delle tue battute pronte e argute, delicate, ma proprio per questo definitivamente pesanti come un macigno. Massimo, eri un genio nello schivare le aspettative, nel presentarti senza far troppo rumore rimanendo unico e inimitabile. Nessuno può reggere il tuo confronto, nessuno sarebbe in grado di realizzare un’opera profetica e apotropaica insieme quale Morto Troisi, viva Troisi!, dodici anni prima dell’effettivo tuo decesso. Ma di questo ho già parlato in precedenza [1], non credo valga la pena ritornare sulla questione.

   In questa giornata fredda di febbraio, attendendo chissà quali risultati dalle prossime elezioni politiche, non ci resta che festeggiare il sessantesimo anniversario della nascita a San Giorgio a Cremano di un bambino, figlio di Alfredo Troisi, macchinista ferroviario, e Elena Adinolfi, casalinga, che sarebbe vissuto insieme a cinque fratelli, due nonni, gli zii e i loro cinque figli sviluppando un senso smisurato della comunità e della comunicazione. Questo bambino avrebbe iniziato ad amare presto la lettura (da studente all’Istituto “Eugenio Pantaleo” per Geometri di Torre del Greco scriveva poesie ispirate da Pasolini), l’arte, il teatro, e con amici, tra cui Lello Arena, nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna cominciava a recitare e poi, in uno spazio adibito un tempo a garage, a rappresentare opere scritte di proprio pugno. Ma il cuore di Massimo vacillava: a diciotto anni perdeva la madre e i problemi comparsi già in precedenza si acuivano rendendo necessario un delicato intervento chirurgico negli Stati Uniti, dove si recò grazie a una colletta dei suoi paesani. Questo cuore pazzariello ristabilito poteva battere ancora e ben presto, in compagnia dell’amico fraterno Lello e Vincenzo Purcaro (che cambierà il suo cognome in Decaro), fondava un trio (in principio I Saraceni) che avrebbe spopolato a Napoli e poi in tutta Italia con il nome La Smorfia. Massimo piaceva, conquistava tutti con la sua presenza scenica e un eloquio avvolgente, come un mago che mostra e poi converte le parole, le frasi, avvinceva il pubblico in una spirale di pura ironia senza scadere mai nel banale o nel già detto. Ma per Massimo era il cinema la prossima meta, la definitiva dimensione da conquistare in solitaria, persino dietro la macchina presa, in una sfida che sarebbe stata vinta sin dall’inizio. Ricomincio da tre aveva sancito nel 1981 la nascita dell’ultimo grande attore partenopeo, del degno erede di una tradizione secolare che si perdeva nei tempi della Commedia dell’Arte. Purtroppo quel cuore che aveva accompagnato questa cavalcata trionfale sul più bello s’era deciso a fermarsi, poche ore dopo aver concluso le riprese de Il postino, il film che avrebbe consacrato Massimo in tutto il mondo.

   Buon compleanno, Massimo, che ancora riesci con le tue parole a farmi ridere, sorridere e dimenticare questi ultimi anni italiani non proprio allegri. Manca la tua ironia, manca la tua leggerezza, dal 4 giugno 1994 tutto si è fatto più pesante e greve…


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine