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Master Blaster incontra Andrea Marfori, il vituperato autore de Il bosco 1

Creato il 11 dicembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
Andrea Marfori

La camera delle bestemmie – dicembre inoltrato, colonna sonora in pieno spirito natalizio: Fuck the mods degli Exploited. E chi lo ha detto che a Natale ormai non accadono più i miracoli? In effetti, io! Però quest’anno è successo qualcosa che ha scosso profondamente le mie radicate convinzioni da ateo impenitente. Mi stavo stancamente spremendo le meningi su come portare a termine lo spinoso incarico redazionale per il cartaceo di Taxi Drivers affidatomi dal grande capo in persona, che ormai da un mese langue sulla mia scrivania, al punto che non pensavo nemmeno ad un argomento facile e stimolante per la mia rubrica mensile. Anzi, ormai quasi disperavo di trovarne uno, quasi rassegnandomi a saltare l’appuntamento con la pubblicazione online per concentrarmi esclusivamente sullo sbrigo dell’urticante monografia che incautamente mi sono preso l’impegno di scrivere.

Certo, se proprio mi fosse capitato un boccone appetitoso e talmente coinvolgente da farmi scrivere il pezzo in breve tempo avrei sicuramente fatto in tempo ad onorare entrambi i miei doveri – ed evitato un travaso di bile al povero caporedattore della versione web di Taxi Drivers. Ma non è facile trovare qualcosa di così travolgente da scuotermi dal torpore che un qualunque incarico accademico è in grado di buttarmi addosso. D’improvviso, come la stella cometa per i re magi, sul mio cellulare appare un messaggio della mia fotografa, la quale annuncia: “domenica prossima a Viterbo c’è Marfori che incontra il pubblico e parlerà del seguito de Il bosco 1. La cosa ha su di me l’effetto di una secchiata di cubetti di ghiaccio immediatamente dopo una sauna. Perché mai, vi chiederete. Ignorante chi fa questa domanda, è la mia risposta. Credo che nessun film come Il bosco 1 (si, l’1 è proprio parte integrante del titolo originale in italiano!) abbia riempito i miei tormentoni adolescenziali e non, con le sue citazioni.

Il-Bosco-1

Come definire questo film che è entrato nella leggenda per essere stato definito da colleghi ben più autorevoli di me, come il più brutto mai girato in Italia? Non credo che esista una dialettica appropriata per descrivere quello che solo la visione dell’opera può suggerire in termini di sensazioni soggettive. Per mio conto posso solo dire che la prima volta che vidi Il bosco 1, in una sera in cui rincasai a tarda notte ubriaco fradicio, fu una vera e propria epifania. Una scoperta di come potesse essere possibile sovvertire completamente tutte le categorie kantiane del bello e del sublime, stravolgendo ogni concettualizzazione formale dell’estetica in una perfetta ellisse speculare ai cui due fuochi opposti si trovano Il giudizio universale di Michelangelo e per l’appunto Il bosco 1 di Andrea Marfori.

La realizzazione nei fatti del motto della scapigliatura milanese “non trovando ragion d’esser nel bello, noi ci abbracceremo al brutto” e la dimostrazione di come fosse possibile, sfondando la soglia dell’orrido ascendere a quella che qualcuno, molto più preparato di me (e che non citerò, a meno che il grande capo non sia disposto a fornirmi copertura legale), definì “una nuova forma di bellezza”.

La sinossi è esaustiva nella sua perfetta semplicità.

Due fidanzatini, innamoratissimi, sono in tenero viaggio tra le valli italiane (Lessina per chi fosse interessato) e sembrano godere del loro apogeo sentimentale, ma il male è in agguato e incarna le forme di una strega che vive in un bosco infestato dallo spirito dei Cimbri. Una popolazione preromana che praticava ributtanti riti satanici nel secondo secolo A. C.  In pratica circa 200 anni prima che si inventassero Satana….Detta megera, è bene puntualizzarlo, è fornita di un telescopico artiglione, situato proprio lì…. insomma… tra le gambe, con cui “zombifica” i malcapitati che sovente seduce. Inutile dire che la signora in questione, che nel film dovrebbe essere una femme fatale, in realtà è brutta come un libro di Fabio Volo letto di primo mattino, a stomaco vuoto e senza anestesia. In realtà, andando oltre ogni dogmatismo borghese e per dirla come l’amico Tentori, Il bosco 1 è stato sicuramente un film rivoluzionario. Ma tutti questi pipponi potrebbero indurvi nella prosopopea e farvi erroneamente pensare che una mera preparazione teorica sia più che sufficiente.

Invece no!

Se volete elevarvi dalla condizione di bestie illetterate a quella ben più nobile di esseri umani senzienti dovete assolutamente vedere questo film.

Il-Bosco-2-il-regista-Andrea-Marfori-conferma-il-sequel-Evil-Clutch-2

Forte di tutto questo bagaglio di certezze culturali che non mancheranno di rendere mia madre fiera della mia sopravvalutata istruzione, parto dalla Palude Pontina e vado a prendere la fotografa, dandomi un margine di circa quattro ore per arrivare da Roma-Eur a Viterbo. Il che causa le accese proteste di Barbara che viene strappata al dormiveglia domenicale dalla mia ansia di perdere anche una sola sillaba dell’incontro, ma mi consente, almeno una volta nella vita, di provare la rara sensazione di essere in anticipo ad un appuntamento. Al nostro arrivo il locale è ancora semivuoto, ma via via si riempie, mentre consumiamo la cena che  il mio entusiastico eccesso di puntualità consente di terminare con molta, ma molta calma. Non avevo ancora finito di mangiare quando il nostro contatto all’interno dell’organizzazione viene ad annunciarci che il maestro è arrivato. Manco fa in tempo a finire la frase che io mollo piatto e fotografa e, dopo essermi fatto strada tra il pubblico che ora affolla numeroso il locale, riesco infine a raggiungere l’oggetto dei miei desideri.

Che dire?

Ero un abituè a casa Fulci, sono uso a dar del tu a sceneggiatori e registi da Lustig a Deodato, ma trovarmi lì, a due passi da Marfori, che sembra la reincarnazione di Frank Zappa con un meraviglioso cappello stile panama, mi causa un’inaspettata emozione come non ne provavo da tempo. Esito un pochino prima di avvicinarmi e presentarmi, ma quando faccio il primo passo, come in una sindrome da affinità elettive è lui il primo a rompere il ghiaccio e a porgermi amichevole la mano. Inizia così una chiacchierata surreale prima dell’incontro che prevede un documentario su Il bosco 1, la presentazione del cortometraggio La sfortunata vita di Georgina Spelvin incatenata ad un termosifone . In realtà il titolo originale sarebbe in inglese (The unfortunate life of Georgina spelvin chained to a radiator), ma volete mettere come suona infinitamente meglio e più musicalmente in Italiano? Si lo so, chi mi conosce dirà che è il mio solito pregiudizio sull’inglese e che il corto alla fin fine è girato in quella lingua. Mica tanto, considerando la dizione di Erika Kamese, la protagonista, direi che l’inglese c’entra ben poco, ma questo aumenta di molto il mio godimento per questa piccola perla sado-maso di cui consiglio caldamente la visione a tutti gli amanti del genere! E per finire la prima attesissima sequenza girata per Il bosco1 – The next generation, poco più di due minuti totalmente all’altezza delle più rosee aspettative che ti fanno pensare che Marfori è come il vino: invecchiando migliora.

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Lungi dall’imbolsirsi in pacchianate digitali, ci regala pupazzoni meccanici, frattaglie di macelleria e bidoni di sangue. “Rosso Fulci”, ci tiene a precisare il regista che sembra aborrire la nuova tendenza hollywoodiana tutta per il sangue “nero putrido” . Pensate che manco sapevo esistesse una definizione “rosso Fulci” per una data tonalità di quel colore. Ogni minuto che passa vengo vieppiù arricchito dalla mia trasferta Viterbese. Le location sono ambientate nella suggestiva cornice della necropoli rupestre di Norchia, teatro di tantissime escursioni del sottoscritto, caratterizzata da splendide tombe a dado, decorate con finte architetture e bla bla bla….. (se ne volete sapere di più leggetevi un manuale di archeologia). Per il capitolo attori la situazione è un pochino più complessa. Ormai quelli del cast originale si sono più o meno sistemati tutti in maniera rispettabile. “Imborghesiti” è il termine che io e Marfori decidiamo in comune accordo di usare. Chi produttore, chi presentatore, chi come Diego Ribon è finito a sprecare il suo talento in produzioni fiction tipo De Gasperi – l’uomo della speranza o in melliflue iniezioni di glucosio concentrato come Un viaggio chiamato amore.

Coralina Cataldi Tissoni, eroina del primo indimenticabile capitolo, ormai impegnata con Bava figlio e Argento, pare sia arrivata a dichiarare che se potesse comprerebbe tutte le copie esistenti de Il bosco 1 al solo fine di bruciarle. Se questo è lo stato dell’arte, non stupisce che siano ormai lontani anni luce dalla creatura oltraggiosa e ribelle che diede loro lustro. Un film punk, come quello pensato dal nostro Andrea non è roba per loro, non più. Quindi fa bene il regista a ripensare ad un cast ex novo, composto da fans e gente che non ha paura di sporcarsi le mani né la carriera per riportare in scena l’oltraggio al cinema autoriale e per bene. Io stesso, abbandonando ogni remora professionale e ogni parvenza di distacco, ardisco a propormi per una particina, anche modesta. Sono conscio che qui si sta facendo la storia e voglio esserci. Marfori mi dà qualche speranza e prende i miei contatti. Dovesse concretizzarsi la cosa, magari è la volta che il grande capo mi butta fuori da Taxi Drivers certo, ma in compenso entrerei nella leggenda. Volete mettere?

Più parlo con lui e più mi rendo conto che non sto conducendo un’intervista, ma sto siglando un patto di complicità. L’amore per la provocazione e l’hellzapoppin ci accomuna e il suo pensiero sull’asfittica concezione di come debba essere il cinema italiano da parte di una certa critica rispecchia a pieno il mio. D’altronde contrariamente a quello che si può pensare, Marfori è tutt’altro che uno sprovveduto. Vanta una laurea in filosofia e una al Csc di Bologna. Quando fece Il bosco 1 non aveva in mente nulla di preciso se non l’idea di fare un film diverso, che non fosse necessariamente serioso, come pare fosse e ahimè ancora è la regola per una certa intellighenzia ingessata e radical chic. E questo sia chiaro lo dico da persona di sinistra, anzi, di estrema sinistra, ma certi atteggiamenti negativi e sclerotizzanti, bisogna riconoscerli e denunciarli sempre. Soprattutto se si ha la sfortuna di coltivarli in casa propria. Certo è che la provocazione riuscì in pieno e Marfori la pagò cara. Non con l’ostracismo che colpì i migliori cervelli del nostro cinema di genere, ma addirittura con l’insulto.

Necropoli_01

“Per un certo periodo Il bosco 1 fu, se non il peggiore film mai girato in Italia, sicuramente il più insultato” scherza Marfori. Di buono c’è che tutto lo starnazzare delle anime belle finì con l’attirare l’attenzione del grande Kaufmann che a dispetto dei farisei nostrani comprò il film e ne produsse il DVD realizzando anche delle ottime vendite. Come recita un antico proverbio Klingon “la vendetta è un piatto che si gusta freddo”.

L’intervista volge al termine ed è tempo di tornare a casa. Ringrazio Andrea della disponibilità e promettiamo di tenerci reciprocamente in contatto.

Va detto che da quella sera, come gli innamorati, guardo di continuo il telefonino, con la speranza di veder apparire da un momento all’altro la sospirata convocazione per le riprese. Il mio biglietto di sola andata per la gloria….

Colonna sonora: Don’t go in the woods –  Demented are go

Master Blaster



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