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Masters of Horror: Lezioni di Paura

Creato il 04 novembre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Masters of Horror: Lezioni di PauraAlcuni progetti sono figli della coincidenza, del destino o di entrambi. Correva l’anno 2002. Il regista Mick Garris, autore di pellicole come I sonnambuli (Sleepwalkers, 1992) e L’ombra dello scorpione (The Stand, 1994), invita a cena alcuni talentuosi registi, accomunati dall’aver praticato o comunque dall’essere sempre stati attratti dal genere horror, fra i quali John Carpenter, Dario Argento e John Landis. La cena, seguita da altri incontri dello stesso tipo con numerosi altri cineasti, servì da spunto per portare Garris, nel 2005, alla creazione della serie televisiva di cui ci accingiamo a parlare: Masters of Horror (2005-2007). Lo show, 26 episodi suddivisi in due stagioni, presenta uno schema antologico (ovvero ogni puntata è un mediometraggio autoconclusivo, ovviamente di genere Horror) sulla falsariga di una serie anni ’80 come Storie incredibili (1985-1987), sceneggiata, guarda caso, dallo stesso Garris a quattro mani con Steven Spielberg. Trasmessa negli Stati Uniti dal canale televisivo Showtime, M.O.H. mette in scena un’idea visionaria e violenta dell’universo horror, dall’estetica rudemente kitsch e trash, manovrata con indubbia maestria da tutti i registi coinvolti nel progetto. Sicuramente, la libertà di mostrare l’orrore in modo veemente ed esacerbante dal punto di vista visivo è favorita dal fatto che a mandare in onda il programma è un’emittente via cavo. Dunque, molti episodi non deludono tali premesse, con una dose di sangue, violenza e dissacrazione al di sopra degli standard di un normale prodotto televisivo. In questa chiave sono raggiunti apici degni del miglior splatter di genere, in un’orgia di contenuti estremamente brutali degni dell’eccellenza. Indubbio che sia la prima serie a contenere i momenti più memorabili di questo bagno di sangue mediatico.

Masters of Horror: Lezioni di Paura

Si passa dal post-apocalittico de La danza dei morti (Dance of the Dead) di Tobe Hooper; alla divertentissima fantapolitica delirante di Candidato Maledetto (Homecoming) di Joe Dante; per giungere a due capolavori come Incubo Mortale (Cigarette Burns) di John Carpenter, sadomasochistico manifesto di uno sfavillante terrore meta-cinematografico; e Sulle tracce del terrore (Imprint) di Takashi Miike, “fiaba” orrorifica e nevrastenica di un degrado che trascende i secoli ed imprime violentemente sulla pellicola un collage perfettamente combinato di tortura, autolesionismo e quant’altro. Senza ovviamente togliere nulla ad altri episodi, comunque ottimamente compiuti. Purtroppo, però, nel passaggio alla seconda stagione, qualcosa muta, e spesso si perde il mordente o la grande resa scenica della precedente. Fattore forse determinante nell’impedire lo sviluppo di una terza serie (anche se il format tornerà in TV sul canale NBC con le stesse modalità antologiche con il nome Fear Itself).

Masters of Horror: Lezioni di Paura

E se dobbiamo purtroppo registrare la mediocrità eccessiva de Il seme del male (Pro-Life) di John Carpenter e di Crociera di sangue (Dream Cruise) di Norio Tsuruta, nell’insieme di una classe di episodi comunque perlomeno accettabili, emergono prepotentemente opere di elevata capacità “psico-sensoriale” come Rumori e tenebre (Sounds Like) di Brad Anderson; il doppio e la schizofrenia visiva che stupiscono in Family di John Landis; l’umanità che implode in Contro Natura (The Screwfly Solution) di Joe Dante; e, per concludere, il “sabba dei costumi” degenerato e atroce di Istinto Animale (Pelts) di Dario Argento, che assieme ad Imprint rappresenta ciò che di meglio viene fuori da quest’estasi granguignolesca. Ciò che appare sullo schermo lacera ed al tempo stesso masturba le onde cerebrali di chi è spettatore. Emblematica anche la scelta spesso “colta” delle fonti da cui attingono i registi di ambedue le stagioni: Howard Phillips Lovecraft, Richard Matheson, Ambrose Bierce e Edgar Allan Poe sono solo alcuni degli ispiratori delle perversioni su schermo di cui si nutre il nostro “cartellone degli orrori”.

Masters of Horror: Lezioni di Paura

Da notare anche l’utilizzo nel cast, all’interno di questo serial, di attori navigati come Billy Drago, Cristopher Lloyd e Udo Kier; attori emergenti quali Fairuza Balk (vista già nel bellissimo American History X) e Norman Reedus (uno dei protagonisti della serie The Walking Dead); ma anche di interpreti musicali già “prestati” al cinema come Meat Loaf (indimenticabile Bob Paulson del Fight Club di David Fincher). Degna cornice a questo iter nella terra del “Dio spavento” è la colonna sonora, composta perlopiù da brani di gruppi della scena alternative metal quali Mudvayne, In Flames, Mastodon e Hatebreed. Ed è superfluo dire che il binomio, già altrove sperimentato, metal/horror funziona perfettamente. Non occorre aggiungere altro. Questo serial televisivo è indubbiamente consigliato agli amanti dell’horror perturbante ed eversivo. Per contro è sconsigliato, sfortunatamente, agli stomaci deboli. Questo magnifico pastiche rimane agli atti come una perfetta sinfonia disarmonica sulle paure, celate o espresse, dell’essere umano in toto.

Masters of Horror: Lezioni di Paura


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