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Materiali da Land: Francesca Sallusti

Da Narcyso

francescasallustiA due conclusioni diverse sembrano approdare Jacopo Riccardi e Stelvio Di Spigno presentando questa opera prima – ma già perfettamente collocabile nell’ambito di un laboratorio della lingua – con effetti a volte di superficie, sulle strutture, altre volte sulle matrici. Così Jacopo Riccardi non vede differenza tra l’autrice e la sua poesia. Coglie, piuttosto “la precisione di un sogno che attraversa la radice di un animo”. Mentre Di Spigno, in una lettura di senso più distaccata, parla di un personaggio fittizio e volontariamente abnorme (che)sconta la propria rinuncia a una definizione personale. L’io non intende essere se stesso, individuarsi.
Probabilmente siamo nel vero, sia nell’una che nell’altra ipotesi. L’io corteggia un noi, un voi, si autorizza nella centralità della propria esperienza – la maternità – per farsi ambiguo nel racconto dell’altro – vedi le lettere al marito che iniziano con un testo francamente urtante –
Questa donna è sicuramente un’altra madre e il contrasto è netto tra il diario di un’intimità col figlio e la personificazione della sposa: donna prigioniera nelle gabbie del sociale, donna puttana, donna dea, dotata di gran parte dell’armamentario simbolico della grande madre.
Libro che cerca un suo centro formale: diario amoroso, false lettere, inno, illuminazione. Se è facile ricondurre l’immagine della lepre che cede il passo all’oro, a un altro celebre verso del Rimbaud delle Illuminations, tuttavia è utile a segnalare il contrasto di una ricerca nell’ambito di una trasversalità tra forma e vita dove la poesia si fa intenzione del rappresentabile, del senza forma.
La breve sezione finale, fatta di rapidi immagini incise nel momento stesso della loro intuizione, rimandano a una forma dello sguardo breve, riassuntiva, come se l’esperienza complessa e snervante del mondo cercasse a un certo punto un punto di vista scentrato, di spalle, dall’alto – prospettiva, tra l’altro, suggerita dall’immagine di copertina –
Insomma, dato ogni figlio al mondo, rimane ancora l’enigma del mondo.

Sebastiano Aglieco


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