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Matrimoni gay in Italia: il libro

Da Pianetagay @pianetagay
dal cuore delle coppie al cuore del dirittoDal cuore delle coppie al cuore del diritto di Stampa Alternativa e a cura di Yuri Guaiana, militante radicale, è il libro che mancava nel panorama lgbt italiano. Racconta esattamente come la battaglia per il matrimoni gay, grazie all’Associazione Certi diritti e a Avvocatura per i diritti lgbt – Rete Lenford, è arrivata alla Corte Costituzionale e approfondisce gli esiti della sentenza 138/2010 che ha apertto finalmente al tema del matrimonio gay in Italia. Abbiamo intervistato il curatore.
Finalmente un libro Dal Cuore delle coppie al cuore del diritto che racconta come il matrimonio gay è arrivato in corte costituzionale. Un percorso politico e emotivo?
Grazie per questa domanda molto appropriata nell’accostare il percorso politico a quello emotivo. Basta leggere le appassionate testimonianze di due delle coppie protagoniste di Affermazione civile per comprendere l’intima connessione tra questi due elementi. Matteo Pegoraro ed Enrico Oliari, infatti, ci raccontano i principi e i valori che li hanno spinti fuori dal loro particulare, ma anche i dubbi e le paure che li hanno accompagnati in quest’esperienza, restituendoci un quadro molto umano e quindi intimamente politico.

Ci puoi raccontare, in breve, la battaglia di affermazione civile per il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso?

Affermazione Civile è una campagna nazionale di iniziativa giuridica volta al riconoscimento del matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso. La campagna, lanciata nell’aprile 2008, si è sviluppata cercando su tutto il territorio italiano coppie di persone dello stesso sesso intenzionate a richiedere la pubblicazione degli atti di matrimonio negli uffici preposti. Ottenuto il prevedibile rifiuto in forma di documento ufficiale (ai sensi dell’articolo 98 del Codice Civile) alcuni avvocati di Rete Lenford lo hanno impugnato davanti ai tribunali. Con l’aiuto di Certi Diritti, tutte le coppie coinvolte sono state scrupolosamente assistite, prima nel percorso di comprensione dell’iniziativa, poi nel percorso giuridico delle sentenze. Solo chi lo desiderava, veniva coinvolto in iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: comunicati stampa e articoli di giornale, partecipazione a conferenze stampa, testimonianze in convegni sul tema del diritto di famiglia, partecipazioni ad eventi di piazza. Durante questa campagna, tante coppie che hanno deciso di portare il loro amore e la legittima richiesta di riconoscimento dello stesso nella polis mettendo in moto un meccanismo che dagli Uffici dello Stato Civile le ha condotte al più alto consesso giuridico italiano. Si tratta di una rivendicazione di uguaglianza e di pari dignità che, per la nostra costituzione, dev’essere riconosciuta a tutti i cittadini (art. 3) e che, per la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, “deve essere rispettata e tutelata”.

La sentenza della Corte costituzionale ha luci e ombre. Incominciamo dalle luci…

L’elemento più importante della sentenza è certamente quello che la Corte fa discendere direttamente dell’art. 2 della Costituzione. La Consulta riconosce alle coppie dello stesso sesso “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”. Questo passaggio sanziona la rilevanza costituzionale delle unioni omosessuali e implica che un «diritto fondamentale» attende il suo pieno riconoscimento. La Corte dice anche che una disciplina di carattere generale è necessaria, con ciò escludendo ogni soluzione privatistica alla Di.Do.Re che riduca la questione a un mero atto notarile tra due persone fisiche. Se poi la Consulta esclude che il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali possa avvenire “soltanto” attraverso un’equiparazione di tali unioni al matrimonio, essa riconosce con quel “soltanto” in realtà proprio questa possibilità come costituzionale. La preoccupazione della Corte è qui solo quella di non imporre al Legislatore come tutelare un diritto costituzionale, lasciandogli la libertà di scegliere anche soluzioni diverse dall’estensione dell’istituto matrimoniale. Secondo il dettato della Consulta, inoltre, la regolamentazione delle unioni tra persone omosessuali non deve dare adito a discriminazioni ingiustificate rispetto ai diritti già spettanti alle coppie sposate eterosessuali.

E ora parliamo delle ombre.

Effettivamente c’è anche qualche ombra che porta il dispositivo della sentenza ad essere contraddittorio in alcuni punti. Per la Corte, ad esempio, il nucleo dell’articolo 29 non può essere modificato “in modo tale da includer[vi] fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata”, vincolando così la norma costituzionale ai lavori dell’Assemblea costituente e al Codice Civile del 1942 che però è già stato ampiamente riformato. In un susseguirsi di contraddizioni la Corte costituzionale scrive anche che la “(potenziale) finalità procreativa del matrimonio […] vale a differenziarlo dall’unione omosessuale” senza considerare, come spiega Barbara Pezzini “che la funzione procreativa non è rilevante nemmeno nel Codice Civile a cui la Corte pure rimanda per definire il matrimonio” e, come spiega Massimo Clara, che “l’infertilità non impedisce alle coppie eterosessuali di contrarre matrimonio”. Contraddicendo tutto quanto argomentato in precedenza, la Consulta arriva a scrivere anche che “le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio”.

Nonostante l’importante sentenza troppi politici cattolici e di centro-destra e persino di centro sinstra, (in Italia non ci facciamo mancare nulla) ripetono che il matrimonio gay è vietato dalla Costituzione?

Purtroppo l’anima laica e liberale del Paese è costantemente soffocata da una classe politica clerico-fascista e catto-comunista votata alla conservazione dello status quo. E’ una situazione drammatica che sta portando il paese lentamente al collasso mortificando ogni spirito di libera iniziativa. Per questo Certi Diritti ha fatto la scelta convinta di perseguire la via giudiziaria dando così voce ai sentimenti di tante coppie e liberando energie che, attraverso il dialogo con le istituzioni, nutrono il dibattito pubblico e danno corpo alla speranza di cambiamento del mondo.

Come continua la campagna di affermazione civile?

Dallo scorso novembre siamo entrati nella fase 2.0 di Affermazione Civile che si articola in più momenti principali:
La richiesta per il riconoscimento del diritto al matrimonio è stata portata di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, come annunciato già lo scorso Giugno. Sono due le coppie che hanno partecipato a questo ricorso, guidato da Marilisa D’Amico e Massimo Clara. Al momento siamo in attesa che il ricorso venga accettato dalla CEDU e in tal caso ci prepareremo per l’udienza.
Dalla Spagna, abbiamo due famiglie i cui figli non si vedono riconosciuta la cittadinanza italiana, essendo la madre italiana la madre non biologica, oppure la madre biologica che però non ha partorito il figlio. In questo caso, non passeremo attraverso la “classica” via di impugnare il diniego che queste coppie hanno ricevuto dal consolato. Invece stiamo procedendo appellandoci ai tribunali spagnoli. Nell’ipotesi che il ricorso sarà accolto, provvederemo poi a richiedere allo stato italiano di rispettarlo, in virtù delle convenzioni europee sul riconoscimento delle sentenze emesse dai tribunali di altri stati. Ricorso seguito dal nostro iscritto a Barcellona, Avvocato Ugo Millul in collaborazione con l’avvocatessa Gemma Calvet i Barot.
Abbiamo poi alcune coppie in cui uno dei partner non è cittadino europeo, e nonostante matrimonio/ unione civile contratta all’estero e nonostante il cittadino non europeo goda già di un permesso di soggiorno europeo di lungo periodo rilasciato da altri stati europei, in italia non viene concesso il ricongiungimento famigliare, né viene riconosciuto il permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciato da altri stati europei (e in teoria validi su tutto il territorio europeo). Ricorso seguito da Gabriella Friso, esperta nei servizi per gli immigrati.
Ottavio Marzocchi, socio fondatore e rappresentante di Certi Diritti a Bruxelles, si è unito in matrimonio in Spagna con un cittadino spagnolo. E’ in fase di studio un ricorso per il mancato riconoscimento del diritto al matrimonio.
Le possibilità di nuovi ricorsi, sono potenzialmente infinite, e ovviamente dipendono dalla disponibilità delle famiglie italiane ad intraprendere una causa pilota sulle discriminazioni subite. Crediamo che, continuando sulla rivendicazione esplicita del diritto al matrimonio, siano molto importanti anche i ricorsi sugli specifici diritti, in particolare il diritto alla pensione di reversibilità, specialmente in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso Romer (Grand Chamber 10.05.2011).

Dove trovare il tuo libro?

Il libro è acqusitabile on-line sul sito di Certi Diritti.

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