Magazine Diario personale

Matrimonio col botto

Da Onemarishow @Onemarishow

Dove iniziare?

In questo lungo 2013 sono stata travolta da un insolito e piacevole scombussolamento, ho cambiato casa e sono tornata a vivere con Fabio, entrambi senza un vero lavoro ci siamo dedicati al lavoro della nostra vita: preparare lo spettacolo teatrale, che ha debuttato a ottobre con grande successo.

Il debutto di uno spettacolo è come una creatura a cui dedichi tutte le tue energie e le tue attenzioni, un lavoro che va avanti notte e giorno per mesi. Di giorno improvvisi e provi, di notte sogni le evoluzioni e il giorno dopo ancora le riprovi e così via. E anche quando arriva il momento del debutto ti rendi conto che l'evoluzione continua.

Il bello del teatro è che come la vita, non si può mettere un punto e dire perché sarebbe come uccidere te stesso e ciò che hai appena creato.

Mentre lavoravamo alla messinscena dello spettacolo chiusi nella mansarda a scrivere e riscrivere testi, tra discussioni, litigi con lancio di qualsiasi oggetto capitava tra le mani, ma soprattutto con tanto amore, abbiamo deciso che dopo 18 anni era arrivato il momento di sposarci.

La decisione o meglio la domanda di matrimonio è pervenuta in tarda mattinata del 1° aprile; vabbè a dirla tutta la domanda è stata più o meno così:

"a questo punto e dopo tutto questo tempo insieme o mi sposi o ci lasciamo..."

Era il 1° aprile, poteva benissimo essere un pesce d'aprile... e quindi giocare per giocare ho deciso di rispondere. Poco prima della mezzanotte ho preso del gesso colorato e ho scritto sulla parete della camera da letto appena imbiancata:

In barba a tutti i pesce d'aprile, nel giro di una settimana abbiamo fatto le pubblicazioni e successivamente scelto la data.

Il matrimonio si sarebbe celebrato con rito civile, la scelta della data è avvenuta secondo calcoli definiti dalle circostanze; abbiamo subito eliminato i sabato e le domeniche perché sposarsi durante i fine settimana costa... e, visto che non si lavorava, pagare ci sembrava un po' da esosi, sposarsi durante la settimana, ma dopo le h 16.30 costa pure, quindi abbiamo escluso di sposarci dopo le h 16.30, poi di venere e di marte non si sposa e non si parte... e quindi i giorni utili a questo punto erano lunedì, mercoledì e giovedì.

Iniziare la settimana con un matrimonio non era il massimo, il lunedì è già una giornata pesante di suo.

Il mercoledì troppo in mezzo... alla settimana, non restava che giovedì.

E giovedì fu!

In comune, l'impiegato di turno piegato davanti ad un grande libro, sentenzia:

"Il primo giovedì disponibile prima delle 16.30 è il 19 Settembre ore 15.30″

Eravamo solo a fine maggio.

Io e Fabio ci guardiamo:

19 settembre ore 15.30 va bene?

Entrambi facciamo cenno di sì con la testa, ed è fatta!!

Mentre lasciamo l'ufficio, l'impiegato ci tiene ad informarci di avvisare per tempo qualora avessimo cambiato idea. L'ho guardato e senza rispondere ho accennato un sorriso. Non si dovrebbe mai dire una cosa del genere a due che hanno appena scelto la data del loro matrimonio, ho pensato.

Siamo arrivati da maggio al 19 settembre sani e salvi e convinti della nostra decisione, e senza alcuno stress da preparativi, perché l'idea è sempre stata quella di non fare nessuna festa, ma ad una settimana dal matrimonio abbiamo comunque deciso di fare qualcosa, un aperitivo con torta e brindisi, dei confetti e un cadeau a chi sarebbe accorso al grande evento, il cadeau consisteva in una nostra poesia.

Aveva piovuto per giorni e giorni e all'improvviso quel giovedì del 19 settembre per magia era tornata l'estate. Non poteva che essere un giorno speciale da ricordare per sempre.

Ma un trasloco, uno spettacolo, un matrimonio, entrambi senza un lavoro e tanto altro ancora non era abbastanza e così la mattina del matrimonio ho fatto una ulteriore scoperta; non so bene se è stata una scoperta, dentro di me avevo il sentore di qualcosa, ma spesso si da poca importanza alle sensazioni perché è sempre meglio saper attendere per non esser travolti da troppo sapere.

Attendere. Cosa significa? e perché attendere?

Io non sempre riesco ad attendere, anzi quasi mai, ed il giorno del mio matrimonio, deciso in una normale mattinata di fine maggio ed organizzato appena 6 giorni prima, non ho saputo attendere.

Dovevo sapere e subito. Qualsiasi cosa avessi scoperto non avrebbe cambiato nulla, avrei comunque indossato il mio abito, avrei impugnato il mio cestino di fiori e sarei andata all'appuntamento, anche perché era un peccato non indossare il super vestito acquistato in super saldo e non portare in giro il cestino di roselline, melagrana e fili d'erba di ogni genere...

e poi in comune mi aspettava lui... sì, proprio lui!

Il giorno del "sì, lo voglio" arrivato dopo 18 anni di amore vero, dolce e crudele insieme e quasi per un pesce d'aprile era destinato a portarsi dietro un qualcosa per cui nulla sarebbe stato più come prima.

La vita fa da sé e senza chieder nulla ti insegna sempre qualcosa, e così il giorno del mio matrimonio ho capito che da quel momento avrei dovuto imparare l'arte dell'attendere.

Perché in quel giovedì del 19 settembre mentre insieme alla mia amica Francesca tra risate, brioche e caffè e ombretti, rossetti, matite e tanta cipria per togliere l'effetto lucido sulla mia pelle - ho la pelle mista - ad un certo punto sento il bisogno di andare in bagno per fare la pipì, e proprio con la pipì arriva anche la sorpresa che ha cambiato il corso della giornata, del mio matrimonio... e di tante altre cose!

Mai sottovalutare le sensazioni!!

E per quanto riguarda attendere?!

Quando non si può far altro che attendere allora non resta che attendere: e così per me sono iniziati 9 lunghi mesi di attesa.

E lui?

Come l'ha presa?

di Onemarishow


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