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Matteo Renzi a Strasburgo: “Senza crescita, Ue non ha futuro”. Duello col Ppe sul rigore: “No a lezioni”

Creato il 03 luglio 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Matteo Renzi a Strasburgo: “Senza crescita, Ue non ha futuro”. Duello col Ppe sul rigore: “No a lezioni” - 3 luglio 2014

Renzi Di Mario Marrandino. Matteo Renzi ha inaugurato dinanzi all’Europarlamento di Strasburgo il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea con un discorso di circa venti minuti, pieno di passione, amore per il paese, riferimenti colti, interrotto sette volte dagli applausi dell’aula, più quello finale. Nella sua forbita orazione, il premier, con accanto il ministro degli esteri Federica Mogherini (esponente che il premier vuole candidare come Alto rappresentante della Politica estera dell’Ue), ha centrato due punti fondamentali: la necessità di sostenere la crescita economica e l’importanza di ritrovare un’identità culturale comune, lanciando il nuovo slogan della “generazione Telemaco”.

“Se oggi l’Europa facesse un selfie, che immagine verrebbe fuori? Il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L’Europa mostrerebbe il volto della noia. Eppure fuori di qui il mondo corre a una velocità straordinaria”. L’Europa oggi ha il volto della noia, dice Renzi e sottolinea l’importanza del passaggio di testimone fra Grecia e Italia: “Questa mattina avete chiuso il semestre greco, un passaggio di consegne. Immaginiamo quale potrebbe essere il testimone tra Grecia e Italia. Pensiamo a cose straordinariamente affascinanti, come il rapporto fra Anchise ed Enea, tra Pericle e Cicerone. Grecia e Italia sono agorà e foro, il tempio e la chiesa, il Partenone e il Colosseo. Non pensiamo a questo quando parliamo di Grecia e Italia e neanche al senso della vita, nonostante Aristotele e Dante, Archimede e Leonardo. E invece pensiamo solo alla crisi, allo spread, alle difficoltà finanziarie, perché è molto forte nel nostro corpo la ferita lasciata dalla recente difficoltà congiunturale economica”.

Bisogna ritrovare l’identità comune. “Non credo che possiamo sottovalutare la questione finanziaria, tra qualche momento lo dirò in modo deciso e convinto. Esiste un grande tema finanziario, ma l’Italia sostiene che la grande sfida del semestre non sia solo elencare una serie appuntamenti, che pure ci saranno e spero con partecipazione delle parlamentari e dei parlamentari, ma la grande sfida è ritrovare l’anima dell’Europa, il senso profondo del nostro stare insieme. Se dobbiamo unire burocrazie, a noi in Italia basta e avanza la nostra. C’è un’identità comune da ritrovare”.

Senza crescita non c’è futuro. “Rappresento un paese fondatore. Noi italiani siamo tra quelli che danno di più di ciò che prendono. L’Italia viene qui a dire che per prima ha voglia di cambiare e lo dice con il coraggio e l’orgoglio di rappresentare l’Europa. Noi vogliamo rispettare le regole, c’è la stabilità ma c’è anche la crescita. Senza crescita non c’è futuro. Non chiediamo un giudizio sul passato, ci interessa cominciare il futuro. Noi siamo una comunità, non un’espressione geografica”.

Smart Europe e Gb. “La semplicità è una grande battaglia politica, la smart Europe che vogliamo, la dobbiamo costruire tutti insieme”. E, riferendosi alle polemiche del gruppo euroscettico di Farage e Grillo, aggiunge: “Un’Europa senza il Regno Unito sarebbe meno ricca e meno se stessa”. Parole dirette, continua Renzi, a metà tra un cenno di sfida e uno di rispetto.

Immigrazione. Bisognava parlarne; il tema dell’immigrazione è ormai visceralmente importante per la nuova politica europea essendo diventata una realtà non più saltuaria ed isolata. “L’Europa deve tornare a essere una frontiera. Lo è se guardiamo alle carte geografiche e vediamo un Paese che ha il maggior numero di coste rispetto all’estensione territoriale: siamo una frontiera geograficamente. Questo ci pone molti problemi, ne sappiamo qualcosa noi in Italia in questo momento, quando le difficoltà in Libia stanno portando a una serie di stragi nel nostro Mediterraneo alle quali cerchiamo di far fronte con operazioni condivise dai capi di governo e dalla Commissione e riusciremo a far fronte in modo più deciso con il programma Frontex plus. Ma non è solo l’immigrazione il problema, proviamo a rovesciare l’approccio: l’Africa deve vedere un protagonismo maggiore dell’Europa, non solo investimenti d’azienda, il tentativo è andare ad affrontare la questione energetica, ma anche nella dimensione umana”. Rivolgendosi ai parlamentari aggiunge: “Voi rappresentate, quale vertigine, un faro di cività, la globalizzazione della civilizzazione”.

No alle scorciatoie, “Generazione Telemaco”. L’Italia non vuole “chiedere scorciatoie”, chiarisce Renzi, ma “offre la sua disponibilità a fare la propria parte”. C’è una generazione nuova per il premier ben rappresentata dalla figura di Telemaco, il figlio di Ulisse: “Oggi in Europa c’è una generazione nuova che ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, di meritare ‘l’eredità’ dei padri dell’Europa. Io non ero nemmeno maggiorenne quando c’è stata Maastricht. Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno” sapendo “che non è semplicemente nella moneta che abbiamo in tasca il nostro destino: è nell’avere il diritto di chiamarsi eredi, di assicurare un futuro a questa tradizione. Lo dobbiamo a chi è morto nel corso dei secoli perché l’Europa non fosse solo un’espressione geografica, ma un’espressione dell’anima”.

La conferenza stampa tra Renzi e il presidente del Parlamento Martin Schulz con la stampa è stato alla fine annullato per il ritardo del dibattito in plenaria. Inizialmente, il premier era predisposto a non tenere l’incontro per un impegno televisivo in Italia (la partecipazione alle 20,30 in diretta su Raiuno dello speciale di “Porta a Porta” di Bruno Vespa), ma tale idea aveva suscitato molte polemiche. Successivamente iIl premier era tornato sui propri passi e aveva deciso di partecipare. Infine l’annullamento.

Forti critiche da Rutte e Ppe: mantenere il rigore. Sul debutto di Renzi, che ha fatto della richiesta di maggiore flessibilità il suo slogan europeo, è calato a un certo punto il gelido giudizio del premier olandese Mark Rutte che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha dichiarato al Parlamento dell’Aja: “All’ultimo vertice Ue Olanda e Germania hanno stoppato il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio”. Rutte rispondendo ai deputati che lo incalzavano preoccupati dalla nuova flessibilità delle regole di cui si parla dopo il vertice, ha spiegato che “non c’è da preoccuparsi, le regole non sono cambiate, e sta alla Commissione vigilare sulla loro applicazione corretta”, ha riferito il Volkskrant. E comunque “l’Olanda è in stretta collaborazione con Germania e Finlandia” che “diranno la loro” sul rispetto delle regole. Un ulteriore attacco a Renzi dopo il suo discorso arriva anche dal nuovo capogruppo Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu), contro la flessibilità: “I debiti non creano futuro, lo distruggono”, dice, aggiungendo che “dobbiamo continuare” sulla linea del rigore”.

Renzi risponde duramente a Weber: “Se il capogruppo del Ppe parlava per la Germania, vorrei ricordare che proprio in questa sala fu concesso al suo Paese non la flessibilità ma di violare i limiti, cosa che ha consentito alla Germania di crescere”. “Non abbiamo paura dei giudizi, ma dei pregiudizi. Il nostro paese non solo ha una grande storia ma ha un futuro. E se qualcuno immagina di venirgli a fare le lezioni ha sbagliato posto”. E a Farage: “Si possono voltare le spalle all’Inno ma non ai problemi reali”. E ricorda che la prima crisi finanziaria della storia, da cui scaturì il Rinascimento, avvenne proprio a Firenze nel XIV secolo. Anche Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti, si è dimostrato particolarmente critico nei confronti dell’attacco di Weber, al punto da arrivare a mettere in discussione la collaborazione tra Ppe e S&D: “Se cade il punto della flessibilità non c’è il compromesso e cade l’accordo su Juncker”. Una posizione molto dura, da cui hanno preso le distanze sia Martin Schulz che Matteo Renzi.

L’intervento a “Porta a Porta”. Il premier è tornato a parlare ospite nel salotto di Bruno Vespa: in Europa “abbiamo detto con chiarezza che non sforiamo le regole ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di fare le cose normali”. E sul patto con la Merkel dice: “All’ultimo Consiglio abbiamo convenuto su un punto di intesa” ovvero avere maggiore flessibilità “là dove ci sono dei margini” per esempio il cofinanziamento italiano dei fondi europei. “Ed è un patto che io rispetto: perché se io do la mano, poi lo rispetto”.

Il discorso agli eurodeputati italiani. “Il Governo è convinto che mai come ora bisogna che l’Italia non vada in Europa a chiedere o a rivendicare ma a portare una storia straordinaria ed un futuro all’altezza del nostro passato”. “Siamo disponibilissimi a organizzare un momento di incontro, con Graziano Delrio e Federica Mogherini, con le forme che riterrete opportune come parlamentari italiani in Europa”, ha continuato il premier. “Sarebbe una cosa preziosa, su di voi pesa una responsabilità doppia, quella di rappresentare una storia straordinaria e quella di preparare un futuro all’altezza”. Infine, Renzi ha riferito di aver incontrato un editore italiano che sottolineava come i libri che recano nel titolo la parola “Europa” non vendono più e ha ribadito la necessità di fare in modo che anche questo possa cambiare.

Van Rompuy: timida ripresa economica. In mattinata la sessione plenaria del Parlamento europeo era stata aperta dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che davanti agli eurodeputati ha parlato di ripresa economica: “E’ lenta ma sta arrivando” ha detto Van Rompuy, che ha ricordato come “lavorare per la ripresa è la nostra principale missione” e che è necessario “trovare il giusto equilibrio tra la disciplina dei conti e la necessità di sostenere la crescita”. Poi ha ha parlato di Ucraina, ricordando che nel summit della settimana scorsa i 28 “hanno preso l’impegno a riunirsi in qualsiasi momento per prendere ulteriori, significative, misure restrittive” nei confronti della Russia.

Barroso, endorsement a Juncker. Subito dopo ha preso la parola il presidente uscente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, che ha garantito l’impegno volto ad “assicurare la miglior transizione possibile verso il nuovo collegio”. Da Barroso un endorsement per il presidente designato Juncker: “I leader della Ue”, ha sottolineato Baroso, “hanno indicato Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione. Lo conosco da più di vent’anni e la sua esperienza è oltre ogni dubbio”. Un’elezione, quella di Juncker, non scontata, soprattutto dopo le parole del neo presidente del gruppo dei Socialisti europei S&D, Gianni Pittella, che, senza aperture sulla flessibilità, non esclude un voto contrario del secondo gruppo più consistente del Parlamento.

Le idee di Farage. In Aula ha parlato anche il leader degli euroscettici britannici Nigel Farage, secondo il quale la Gran Bretagna “è sempre più vicina alla porta d’uscita dalla Ue”. Farage si lancia anche in una previsione per i prossimi anni: “Nei prossimi cinque anni per i paesi del sud Europa andrà sempre peggio, e mi dispiace per gli italiani perchè adesso ho degli italiani nel mio gruppo”. E i suoi avevano preparato una nuova protesta, poi non andata in scena: sui banchi degli eurodeputati dell’Ukip, durante il discorso di Renzi, campeggiavano alcune bandierine del Regno Unito. “A Renzi do 7″ ha detto Farage dopo aver ascoltato l’orazione del premier italiano “ha molta passione ma non credo che collaboreremo, non c’è stata sostanza nel suo discorso”. “Quelle di Renzi”, ha aggiunto il leader dell’Ukip, “sono solo parole. Tutti i grandi leader, tutti i paesi Ue sono spaventati da un’uscita dell’Inghilterra. Hanno parlato con Cameron all’ultimo summit, la maggior parte di noi non vuole però pagare 50 milioni di sterline per un’istituzione che parla di inni”.

Mentre il premier britannico David Cameron ha detto di non vedere l’ora “di lavorare con Renzi per portare a termine le riforme in Europa mentre l’Italia inizia i sei mesi di presidenza dell’Ue”.

FI e Lega: non una parola sui marò. Da Forza Italia alla Lega a Fratelli d’Italia, le critiche al discorso del premier non mancano. Raffaele Fitto, eurodeputato azzurro, Matteo Salvini del Carroccio e Giorgia Meloni (Fdi), gli rinfacciano di non aver citato i due marò accusati di omicidio in India.


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