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Matteo Salvini come Berlusconi: una Lega per il Mezzogiorno

Creato il 18 agosto 2014 da Vesuviolive

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Dopo Berlusconi e il Partito per l’autonomia del Sud, dopo gli esperimenti indipendentisti e secessionisti, dopo i comunisti di Rizzo e il Nuovo Partito Comunista, Matteo Salvini rilancia l’azzardo e cerca di inventare, dall’oggi al domani, una nuova soggettività politica.

Salvini annuncia la nascita di una nuova identità, un sogno allucinatorio, una identità fantasmatica per il sud Italia e tutti gli elettori amici della Lega.

 

Quasi come si crea un gruppo Facebook, Matteo Salvini testimonia la fondazione di un partito per i “leghisti” e i simpatizzanti del Sud. Essi potranno riconoscersi in un eroe “meridionale” Alberto da Giussano.

Dalle Cronache storiche del frate domenicano Galvano Fiamma, direttamente dal XIV secolo, e per compiacere non solo l’allora Signore di Milano Galeazzo Visconti, ma anche Umberto Bossi, Salvini elegge l’eroe lombardo a mito fondatore della Lega meridionale e della presunta battaglia contro l’Impero europeo e la tirannia dei banchieri e dei migranti.

Come Alberto da Giussano, che difese la Lega lombarda e il suo ideale comunale e guelfo di indipendenza e si contrappose a Federico I Barbarossa – imperatore del Sacro Romano Impero – nella battaglia di Legnano del 1176, Salvini chiama alla resistenza e alla lotta per la difesa del Caroccio una rinnovata Compagnia della Morte.

Non più sbandati, guerrafondai e cavalieri dei Comuni e della periferia lombarda saranno chiamati, verranno arruolati alla causa la nuova periferia metropolitana e leghista di Milano, il resto dell’Italia e soprattutto il Mezzogiorno.

 

Come nei casi di Lodi, Como e Pavia nel XII secolo Salvini, per la causa della Lega Nord e per la sua stessa sopravvivenza politica è disposto ad attaccare, schiacciare, distruggere, o ignorare, la cultura e l’identità millenaria del Meridione e dei meridionali.

Ancora una volta, parzialmente, sia la retorica risorgimentale, sia i deliri di autonomia settentrionale di Bossi e Compagni, sembrano minacciare il Sud. Vari elementi a sfavore di Salvini e della Lega Nord: il primo tra tutti è la totale inesistenza di un’identità leghista meridionale; la totale mancanza di una realtà materiale, sociale ed economica, a sostegno di una lotta per una lombardia allargata, e da cui segregare una soggettività di tale struttura e aspirazione; la diffusa e capillare cultura politica duosiciliana e revisionista neoborbonica; il totale fallimento degli intenti secessionisti di questi anni; il risentimento secolare delle genti del Mezzogiorno contro i saccheggi, le strumentalizzazioni, gli assistenzialismi, le colonizzazioni, gli espropri, le umiliazioni, i razzismi dei lombardi (i cui in gran parte sono meridionali) in particolare e dell’Italia Settentrionale risorgimentale e filo-savoiarda in generale.

Forse l’unico appiglio possibile per il progetto salviniano è la totale assenza di un’alternativa politica seriamente credibile a livello nazionale. Tra un berlusconismo dilagante e un grillismo incostante, e inconcludente, l’elettorato meridionale (una volta rosso oppure, classicamente, reazionario) potrebbe resuscitare la Lega e il suo etnoregionalismo politico, sulla scia di una semplice simpatia da socialnetwork, oppure per la mancanza nel Meridione di punti di riferimento autoctoni forti.

Certo è che Salvini riscopre un anacronistico meridionalismo reazionario propenso a remare contro il mezzogiorno stesso e l’Europa attuale (in relazione alla quale ormai non si può, storicamente, parlare di meridionalismo)  in difesa dei privilegi dei pochi e delle illusioni dei molti.

Coraggioso, per non dire patologico, rimane questa progettualità. Essa, molto probabilmente, non avrà gli esiti sperati. La proposta di Salvini è fuori da qualsiasi ipotesi di reale, si regge, come dicono i milanesi, su “fuffa”, su un’inconsistente credenza secondo cui è possibile fondare un’identità dal niente, a tavolino.

Qualsiasi tipo d’identità, o di soggettività politica, può nascere solo da una consolidata serie di condizioni storico-materiali, sociali ed economiche empiriche.

Come si può solo pensare alla possibilità di creare una Lega o un Partito del Sud senza un’identità, senza un popolo etnoregionale meridionale e filo-lombardo?

Berlusconi almeno aveva giornali e televisioni, insieme a una realtà industriale enorme, per costruire un popolo, un’identità, o ciò che alcuni hanno chiamato semplicemente una “massa primaria compiacente” e “suscettibile di essere comandata dall’ideale della massa in carne ed ossa di turno”, ma è riuscito a realizzare tutto questo in vent’anni e non in due giorni.

Salvini, sicuramente, avrebbe bisogni di consulenti diversi, e sicuramente di filosofi con i piedi per terra e più abituati a pensare criticamente.


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