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Max von Cacciari

Creato il 08 gennaio 2012 da Albertocapece

Max von CacciariAnna Lombroso per il Simplicissimus

Il percorso spirituale di un uomo è sempre rispettabile. Non parlo di conversioni tardive, o di folgorazioni sulla via di Damasco, ma qualche itinerario più sorprendente di altri magari per mano con don verzè o condiviso col profeta di comunione e liberazione. Come è successo al filosofo dallo steinhof alla parrocchietta, più gradita se porta benefici accademici.
Di sorpresa in sorpresa Cacciari, docente di Estetica e forme del fare presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, nonché prorettore per la ricerca umanistica presso lo stesso Ateneo, ci ha rivelato, non sappiamo se grazie all’inatteso incontro con il “fare”, le sue illuminazioni, trascritte puntualmente in un libro a 4 mani con Bianchi, sul “prossimo”, tranquillizzandoci che comunque non è necessario amare glia ltri, nemmeno provare simpatia magari, ma basta avvicinarsi a loro.

È già un bel passo avanti rispetto al suo folto curriculum di divino schizzinoso, aduso rispondere ai concittadini – suoi amministrati – sott’acqua, compratevi gli stivaloni, o non c’è emergenza se non ci sono morti, con la spocchiosa superiorità di chi comunque sta ben protetto ai piani alti.
Certe letture sono pericolose: l’uomo superiore di Hofmannsthal, che in giovane età si era premesso il Von, il nichilismo, certe prospettive viennesi, visionarie ma non abbastanza lungimiranti, hanno nuociuto a filosofo un tempo ammiratore dell’egemonia operaia poi convertito alla venerazione per il radicamento territoriale della lega. Così la passione per i lumi in von Cacciari è diventata apprezzamento per il “fare” del San Raffaele, per il pragmatismo, non importa se pasticcione e spregiudicato. Proprio lui un tempo reclamò di non essere incline al furto in quanto già ricco di famiglia, trascurando un naturale istinto dei più facoltosi, l’accumulazione avida e inestinguibile.

Avrà certamente resistito alla corruzione inelegante e cialtrona che ha tanto circolato su tutte le scale dell’amministrazione della cosa pubblica, ma pare che invece il contagio del potere baronale, della contiguità con l’autorità più solida e diffusa nella società abbia avuto una presa robusta e invincibile su di lui.
Tanto da confondergli idee e ideali e far piazza pulita di quelle credenze antiquate e manichee cui siamo tutti abituati: bene e male, onesto e disonesto, morale e immorale, giusto e ingiusto. E pulito e sporco. D’altra parte l’ha rivendicato alle esequie del faccendiere di Gesù, per fare bisogna sporcarsi le mani. Il rischio è che si sporchino anche le idee e il pensiero.


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