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Mean Creek

Creato il 22 aprile 2011 da Giuseppe Armellini
Mean Creek VOTO 8
(spoiler !)
Ed eccolo qua lo Stand By Me degli anni 2000.
Chiaramente ispirato al capolavoro di Rob Reiner, il piccolo film indipendente inglese Mean Creek riesce a raggiungere quasi lo stesso livello del capolavoro di Rob Reiner, tra l'altro uno dei pochi casi (insieme almeno a Misery, Le Ali della libertà e Il Miglio Verde) di pellicole tratte da opere di Stephen King in cui la trasposizione cinematografica supera quella letteraria. Non è un caso che in tutti e 4 i titoli che ho citato non ci sia nemmeno un horror, genere preferito del Re, ma difficilissimo da portare con grandi risultati in celluloide. Si potrebbe citare Shining ma in quel caso lo script fu letteralmente stravolto. E poi era Kubrick...
Quello che stupisce di quest'opera prima è l'incredibile maturità dello script, assolutamente perfetto nell'analizzare dinamiche, comportamenti, emozioni di quel magico e al contempo pericolosissimo periodo che è l'adolescenza. Film di formazione se ce ne è uno, Mean Creek analizza come un intero gruppo di ragazzini possa veder condizionata la propria vita per colpa di una ragazzata finita male.
George è un bulletto sovrappeso. Un giorno, per futili motivi, picchia il piccolo e dolce Sam (interpretato dal fratello di Macaulay Culkin, davvero bravissimo come del resto straordinario è il livello di tutto il "piccolo" cast). Il fratello maggiore di Sam decide di vendicarsi. Organizza una gita in barca e invita, tra gli altri, George. L'idea iniziale è di umiliarlo ma la vicenda prenderà tutta un'altra direzione.
Anche Stan By Me aveva al centro della sua vicenda un cadavere. Addirittura Il Corpo (The Body) era il titolo della novella di King da cui fu tratto. Mentre nel film di Reiner però i quattro ragazzini vanno alla ricerca del cadavere di un ragazzo scomparso (e il loro viaggio diverrà un percorso di formazione incredibile) in Mean Creek sono gli stessi protagonisti a causare la morte del loro coetaneo. Non è quindi il viaggio in barca a far maturare i ragazzi, ma l'affrontare de visu la Morte, l'avere lì a fianco il freddo cadavere di George ed esser così costretti, anche non volendo, a non essere mai più quelli di prima, a divenire adulti in da un momento all'altro. La scena dei ragazzi in silenzio seduti vicino al corpo è magistrale perchè dà proprio l'idea di come in quel brevissimo tempo, pochi minuti, ognuno di loro stia pensando che niente sarà più come prima, che qualcosa di sbagliato è irrimediabilmente successo, che per tutta la loro vita dovranno fare i conti con un peso e un ricordo insostenibile. Eppure è stato veramente un incidente, eppure è stato lo stesso George a cercarsela. Non esistono colpe, esiste soltanto la morte e di fronte ad essa i come, i perchè, sono insignificanti. Come dicevo, il tratteggio psicologico dei protagonisti è perfetto, sia quello personale di ognuno sia quello delle dinamiche di gruppo. La scena in cui George deride Marty riguardo il suicidio del padre è senza dubbio emotivamente la più forte oltre che vero turning point dell'intera vicenda. Il rapporto tra i due più piccoli fidanzatini è raccontato in maniera dolcissima, rappresentano in tutto e per tutto l'innocenza immacolata che d'improvviso si lorda senza che ne abbiano colpa. E anche Marty, l'unico che apparentemente sembra avere molto da perdonarsi, è in realtà la vittima principale, nessuna famiglia a cui appoggiarsi, un dolore immenso dentro di sè e la figura di responsabile principale di una vicenda che è pura e semplice fatalità, anzi, a voler essere sinceri il suo comportamento di fronte al delirio di George è stato quasi irreprensibile. Quello che è successo però ormai è successo, la morte è l'evento irreversibile per antonomasia, nessun rewind, nessuna seconda chance. E' così forte il suo senso di colpa e la paura del futuro che preferisce anticipare quello che aspetta che gli accada. La rapina con le lacrime agli occhi è l'ennesima perla di un film che non avrebbe potuto esser raccontato meglio.

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