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Meditazione: Presenza e assenza

Da Genna78

Meditazione: Presenza e assenza

Meditazione: Presenza e assenza
Sai cosa significa "essere presenti"? E' uno stato naturale
della mente a cui accediamo ogni volte che l'ambiente ci
richiede "il massimo dell'attenzione". Per questo motivo
molti scambiano questo stato con la "vigilanza" e sperano
attraverso gli esercizi di meditazione di riuscire ad essere
sempre più "presenti". Questa, nel tempo, può diventare
una vera e propria ossessione... ecco come ottenere un
"equilibrio fra presenza e assenza" o fra minfulness
e mindless...
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In questo momento sei "presente" oppure "assente"? Beh
ogni esperto di linguaggio potrebbe rispondere "rispetto
a cosa"? La risposta suona un po' come mistica ma non
lo ha è affatto: rispetto a te stesso. Essere presenti è uno
stato naturale della mente che può essere allenato, il che
porta innumerevoli vantaggi. Purtroppo però moltissime
persone confondono le cose, ed iniziano a credere che
sia necessario essere "sempre presenti".
Il primo motivo di questa confusione sta nella pratica
della meditazione: visto che meditare significa riportare
continuamente la nostra attenzione al momento presente
sembra logico che il suo risultato finale sia: restare in
quello stato. Ed effettivamente alcune ricerche, che si
sono messe a confrontare meditanti con migliaia di
ore di pratica e neofiti, hanno dimostrato che i "veri
maestri" sembrano essere costantemente in uno
stato di presenza.
Ma in realtà questo movimento fra "presenza e assenza"
è l'essenza della meditazione. Cioè se uno fosse sempre
presente, non avrebbe bisogno di continuare a meditare.
Poi c'è il fatto che anche "perdersi nei pensieri" può
essere considerata una forma di meditazione. Come ti
raccontavo nel podcast esistono pratiche che si basano
sul lasciar andare i pensieri. Le così dette meditazioni
"open monitoring"...a "monitoraggio aperto".
In questo tipo di meditazione, invece di focalizzare la
attenzione, si lascia emergere qualsiasi cosa e la si
"osserva". Sempre con il classico atteggiamento non
giudicante e nel presente... anche in questo caso il
risultato è uno stato di "presenza". Anche se non sei
focalizzato su nulla di preciso! Ma cosa ha di tanto
straordinario questo stato da perderci così tanti
anni? Per me la risposta è quasi dissacratoria:
"La meditazione ti permette di fare una netta e chiara
distinzione fra la mappa ed il territorio", cioè fra ciò
che pensi, le tue credenze, i tuoi valori ed emozioni
e ciò che ti capita realmente. Come ti ripeto spesso
è un esercizio che ti porta a sentire (più che capire)
che tu sei molto di più dei tuoi pensieri ed in generale
dei tuoi "contenuti mentali".
Se non hai mai provato a meditare o non hai mai fatto
un esercizio di "defusione", allora non so se ti sei mai
accorto di essere "costantemente in balia dei tuoi stati
interiori". Praticando diventi in grado di "renderti
conto" di queste identificazioni (con qui contenuti)
e di disidentificarti quando lo ritieni necessario.
Tutto questo è reale e porta una valanga di
miglioramenti positivi nella vita... ma...
...se a questo ci aggiungiamo che alcune ricerche
hanno provato che chi "non è presente a ciò che sta
facendo è mediamente più triste"... allora la frittata
è fatta :) Nel senso che sembra assolutamente chiaro
che lo stato per vivere bene è quello di cercare di
"restare il più possibile nel presente". Ma per me
le cose non stanno così! La meditazione è una
sorta di allenamento alla vita...
...un allenamento per riuscire a gestire l'ambiguità
delle cose che ci circondano, creando una sorta di
"centro di gravità permanente"... a cui tornare ogni
volta che lo desideriamo. Ma non significa restarci
sempre, o meglio non significa sforzarsi di essere
sempre presenti. La nostra mente "vaga sempre,
senza sosta", è il suo modo di funzionare, cercare
di piegarla alla volontà non è per niente sano!
Eppure tante persone fanno questa confusione, a
volte, anche dopo anni di pratica. E tutte queste
mi dicono "Genna, io medito da anni eppure non
sono ancora riuscito a restare sempre nel presente".
E' chiaro, altrimenti saresti un alieno o una qualche
forma di Budda reincarnato :D Il punto essenziale
è che con la pratica "non diventi sempre presente"
ma cambia la qualità della tua presenza.
Se ad esempio, prima di meditare, andavi al mare
e godevi nel mettere i piedi in acqua.. diciamo che
godevi 7, su una scala da 1 a 10, dopo una buona
pratica di meditazione, puoi godere 10 se non 11;)
In altre parole, cambia la qualità e non la quantità
di "presenza"! Ma veniamo a qualcosa di ancora
più interessante...
...il fatto che faccia bene, lasciar vagare la mente,
senza quel timore (che molti hanno) di perdere il
benemerito "controllo"! Lasciarsi andare allo
scorrere dei pensieri è qualcosa che tutti (più o
meno) sappiamo fare. Esempio, quando vai a
dormire devi lasciarti cullare dai tuoi pensieri
e permettere loro di emergere serenamente...
...chi non riesce a fare questo, guarda caso, ha spesso
problemi di insonnia. Abbiamo già visto quanto sia
importante "andare a letto sereni" per poter dormire
ed uno dei fenomeni è proprio questo. Quello di farsi
trascinare dai pensieri della giornata, dalle cose che
si devono fare e quelle che si sono fatte (magari
male a nostro giudizio) insomma hai capito.
I neofiti che cercano beneficio nella meditazione a
volte si perdono in questo circolo vizioso: non si riesce
a dormire, allora perché non provare a meditare un po'?
Se a questo punto non sei allenato, cercare di metterti
li ad osservare i pensieri potrebbe peggiorare le cose.
Ed in questo piccolo "esempio del sonno" si può
vedere l'importanza del...
...lasciar scorrere i pensieri, sia che ci si perda dentro
(quando siamo identificati) e sia che si riesca a vederli
"come pensieri" (defusione). Questa è un po' la chiave
di questo podcast, adesso sono al mare per una piccola
vacanza a contatto con i miei cari. Pratica gli esercizi
del podcast e del Qde...
...e fammi sapere che cosa ne pensi con un bel mi 
piace qui sotto :)
A presto
Genna


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