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Melanie Klein

Da Elena
Melanie KleinMelanie Klein (Vienna, 30 marzo 1882 – Londra, 22 settembre 1960) è stata una psicoanalista austriaca-britannica che ha dato un contributo di fondamentale importanza alla psicoanalisi, fino a formare una corrente di pensiero chiamata “kleiniana”. E’ ritenuta tra le personalità più decisive e influenti del movimento psicoanalitico.
Nacque con il nome di Melanie Reizes il 30 marzo 1882, ultima di quattro figli. A 20 anni Melanie intraprese gli studi di medicina ma si ritirò pochi anni dopo. Si sposò poco più che ventenne con Arthur Klein, un chimico industriale, dal quale ebbe due figli maschi ed una femmina.
Nel 1910 venne in contatto con la teoria freudiana. Iniziò l’analisi con Sándor Ferenczi, fratello di un collega del marito, il quale la incoraggiò ad applicare all’infanzia la tecnica analitica, fino ad allora rivolta esclusivamente a pazienti adulti. Nel 1919 lesse il suo primo lavoro, Lo sviluppo di un bambino davanti ai membri della Società Psicoanalitica di Budapest di cui era divenuta socia.
La Klein s’ispirò alle teorie di Freud per la sua analisi, ma forte anche della propria esperienza diretta con i bambini, seppe discostarsene con articolate formulazioni e acute osservazioni.
Mentre Freud sosteneva che i momenti fondamentali della vita dell’individuo sono i primi 5 anni di vita con tutte le difficoltà cui incombeva nello spiegare lo sviluppo psicosessuale femminile, le teorie della Klein sovvertono le fasi della sua teoria e partono da un’esaltazione del ruolo degli impulsi distruttivi nei primi mesi di vita del bambino in cui sono già presenti l’Io e il Superio, così da escludere il complesso di edipo e gli stadi dello sviluppo psicosessuale dopo il primo anno di vita. L’infanzia per la psicologa non è esclusa dagli impulsi di autodistruttività e violenza. Infatti secondo la Klein il bambino odia, fantastica di distruggere i fantasmi, alcuni oggetti, sia interni che esterni che provocano dolore. Il ruolo della distruttività quindi per lo sviluppo del bambino è fondamentale perché è propria dell’organismo impotente, dipendente da altri. Tutti i bambini sin dai primi mesi di vita attraversano difficoltà e disagi a causa della loro immaturità psichica sono pervasi da angosce persecutorie e distruttive. La Klein non parla più di fasi come parlava Freud, ma parla di posizioni, stati in cui l’Io del bambino si relaziona con gli oggetti, con l’esterno e le conseguenti reazioni.
Le posizioni che enuncia la Klein sono: (da: La psicoanalisi del bambino)
- Posizione schizoparanoide: primi 4 mesi di vita. Sono le prime relazioni con oggetti parziali, e il conflitto che si instaura è l’opposizione fra la pulsione di vita e quella di morte.
Per il lattante l’oggetto è il seno della madre. Quando l’oggetto è presente e lo nutre, il bambino lo interpreta come l’oggetto buono (identificazione proiettiva con le parti buone). Invece quando è lontano e il bambino ha fame, quest’ultimo lo vive come l’oggetto cattivo che lo fa star male. Il bambino non si rende conto che si tratta dello stesso oggetto, ma di due oggetti differenti. Nel momento in cui si rapporta con l’oggetto buono il bambino è guidato dalla pulsione di vita, invece al contrario è guidato dalla pulsione di morte ed è angosciato, si sente minacciato dall’oggetto cattivo, perseguitato. A questo punto il bambino fantastica di distruggerlo, e da una pulsione di morte interna il bambino ha fantasie distruttive verso il seno/madre cattivo senza freni inibitori. Il bambino in questa fase scinde lo stesso oggetto in due: buono e cattivo, ecco perché si parla di oggetto parziale quindi posizione schizoparanoide. Da questa posizione hanno origine tutti i sentimenti di rabbia, invidia, rancore, odio, vendetta.
- Posizione depressiva: dai 6 mesi. Solo in seguito ad una maturazione psichica il bambino capirà che si tratta di un oggetto solo, quello che ha amato e odiato allo stesso tempo. Capendo quindi di aver odiato l’oggetto che ora ama in toto, prova sensi di colpa e sente il bisogno di riparare. Ciò conduce il bambino ad avere senso di protezione e amore verso la madre. Da qui si generano, secondo la Klein, i sentimenti di solidarietà, morale, rispetto. Il bambino in questa posizione disciplina le sue pulsioni.
Riprendendo la teoria di Freud, questi processi sopradescritti sono tutti inconsci.
Il pensiero della Klein verrà sviluppato dopo la sua morte dando vita alla scuola kleiniana: Herbert Rosenfeld, Donald Meltzer, Roger Money-Kyrle, Wilfred Bion, Ignacio Matte Blanco, Horacio Etchegoyen, Hanna Segal e Franco Fornari.
Le innovazioni di Melanie Klein aprirono una disputa fra due scuole di pensiero: da un lato c'era Anna Freud che difendeva le teorie del padre e non concepiva un’analisi sui bambini piccoli; dall'altra parte c'era Melanie Klein che, avendo "anticipato" le fasi dello sviluppo infantile, sosteneva una piena analizzabilità dei bambini e proseguiva per una visione nettamente relazionale della psicoanalisi.

DISCORSO PEDAGOGICO DI MELANIE KLEIN
Per quanto riguarda la pedagogia Melanie Klein, come già anticipato, a differenza di Anna Freud e del padre riteneva possibile l’analisi infantile. Il metodo però non era più mera attività verbale, ma attraverso il gioco. Riuniva i suoi piccoli pazienti in uno studio attrezzato con oggetti e materiali ludici utili per esprimere una particolare situazione psicologica. Dal gioco infatti si possono dedurre indizi sulla visione del mondo del bambino e le sue emozioni inconscie. L’aggressività ad esempio potrebbe essere segno di un’interiorità complessa che trova sfogo attraverso impulsi distruttivi.
Secondo la Klein “è essenziale mettere il bambino in grado di manifestare la sua agressività, ma quel che più conta è capire perchè, in quel particolare momento [...] affiorino implsi distruttivi. [...] Sentimenti di colpa possono manifestarsi subito dopo che il bambino ha rotto, per esempio, una figurina. Tale colpa si riferisce non solo al danno fatto, ma anche a ciò che il giocattolo rappresenta nell’inconscio del bambino, per esempio un fratellino [...]perciò l’interpretazione deve spingersi anche a questi strati più profondi”. Con queste teorie Melanie Klein apportò allo studio della pedagogia dell’infanzia grandssime innovazioni (da: Ugo Avalle, Michele Maranzana, Pensare ed educare vol.3, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2005).

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