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Melting Pot tra seconda e terza Repubblica (ep. 2)

Creato il 20 gennaio 2013 da Idispacci @IDispacci
20 gennaio 2013 by

Deputato che dormeCome promesso nella prima puntata, verrà visionata la composizione del gruppo misto, e cioè quel settore del parlamento in cui sono presenti tutti i movimenti che non riescono a raggiungere i venti deputati per essere considerati partiti individuali a livello di benefici e rimborsi. Tra i primi da segnalare c’è l’ex Alleanza per l’Italia (ApI), ora Centro Democratico, nato dalla scissione di Rutelli con il PD e il cui leader è adesso il “compagno” Tabacci.

A livello di ideologie, il programma federalista è presente anche qui per merito del gruppo Autonomia Sud, Lega 

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Sud Ausonia, Popoli Sovrani d’Europa, tre nomi per altrettanti parlamentari. Giancarlo Pagliarini ha scritto il manuale politico, il cui obiettivo è di rendere l’Italia una Repubblica Federale (entrambe con la maiuscola) dove, sempre parole loro, “non saremo più una terra di burocrati e di azzeccagarbugli e molti avvocati dovranno trovarsi nuovi lavori”. Ne sarà contento Elio Vittorio Belcastro, deputato del gruppo e laureato in giurisprudenza. Spulciando nel dettaglio, tra gli obiettivi di PSdE c’era il distaccamento del Sannio dalla Campania perché “il rinnovamento della classe politica è la battaglia decisiva per far tornare il Sannio protagonista contro coloro che, a prescindere dalla soppressione della nostra Provincia e l’accorpamento con l’Avellino, ne hanno
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decretato il fallimento togliendo speranza e futuro ai giovani in quanto a comandare sarà sempre il napolicentrismo” (tratto da Ottopagine.it dell’8 dicembre 2012). Benché la riforma sia saltata, e tralasciando la personificazione della parola provincia, colpisce che il passaggio in Molise avrebbe visto la fusione in un’unica provincia, perché nessuna delle tre avrebbe avuto i requisiti, ed essendo la città più grande Benevento, casualmente, sarebbe diventata capoluogo di regione.

Tornando al gruppo misto, possiamo vedere la sua trasversalità di composizione con la presenza anche di un gruppo di centro-sinistra, Diritti e Libertà, portavoce Massimo Donati, ex IdV e acceso antiberlusconiano. Il partito nasce il 22 novembre 2012 in contestazione a Di Pietro per il suo avvicinamento al Movimento 5 Stelle e per la gestione troppo paternalistica dell’IdV. Molto vicina al PD come orientamento, nelle ultime primarie hanno sostenuto apertamente Pier Luigi Bersani.

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Tuttavia tra le caratteristiche di questo pentolone non c’è solo la trasversalità, ma anche il “potere” di riuscire a far risorgere, senza passare dal voto, partiti una volta scomparsi come quello Repubblicano e il Partito Liberale Italiano, che si trova assieme ad altre due correnti quali Liberali per l’Italia e Italia Libera, quest’ultima compagine degna di essere citata per la presenza al suo interno di Gaetano Pecorella e Giorgio Clelio Stracquadanio. Il programma del PLI è ancora datato al 2008, quando la crisi era solo una lontana paura, e si propagandava di taglio al welfare, accelerazione delle privatizzazioni, liberalizzazione delle aziende a capitale pubblico o municipalizzate, risoluzione ai problemi dello sviluppo, giustizia e formazione dei cittadini. Diventa necessario vedere anche il programma d’IL per comprendere meglio le idee liberali e vi troviamo la proposta di democrazia diretta con elezione del capo dello Stato, il quale riceverebbe maggiori poteri e la riduzione dei ministeri a soli sette, da parte della cittadinanza. Nel Parlamento è proposta l’eliminazione dell’immunità parlamentare e la riduzione a massimo due mandati e che vedrebbe solo tre dei dieci appartenenti d’Italia Libera a potersi ricandidare.

Quello che sorprende tuttavia, e lo si vede a occhio, è la presenza con il PLI di altri due movimenti di chiara ispirazione liberale, ma indipendenti, i quali portano a generare il sospetto che questi partiti nascono non per ideali , ma solo per ottenere ciò che i singoli personaggi desiderano, come mi viene a pensare se osservo il gruppo dei LD dove appare un pezzo importante come Giorgio La Malfa il quale lasciò il PDL poco dopo l’elezione per la probabilità di non aver ottenuto incarichi ministeriali come nel 2005 quando diventò ministro per le politiche europee.

Con questo termino la carrellata su cosa è diventata la legislatura che ci accingiamo a lasciare. Il 24 febbraio ci recheremo alle urne per eleggere il nuovo parlamento, sicuramente con personaggi e persone nuove, sperando che non imparino anche loro questo gioco trasformistico e I Dispacci hanno deciso di presentare ai propri lettori un confronto dei programmi dei principali partiti in corsa, per farsi un’idea ed esprimere anche una vostra opinione, nel periodo della campagna elettorale sperando di esservi utili. Perciò rimanete con noi anche nelle prossime settimane.

Simone Colasanti


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