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Memoria delle mie giornate perse

Creato il 05 maggio 2013 da Luciusday
Malgrado le apparenze, non mi ritengo una persona dotata di un umore stabile, anzi. In me si alternano momenti di eccessiva euforia ad altri di sfrenata malinconia, e probabilmente come mi sento adesso è catalogabile fra uno di questi ultimi.
Sono al quarto anno di giurisprudenza, il corso di studi forse più abusato e inflazionato degli ultimi 50 anni. Insieme a me c'è gente che probabilmente ha basi ed esperienze diverse dalle mie. Ho fatto studi umanistici, di cui non mi lamento. Ho avuto modo di confrontarmi e interagire spesso con ambienti e contesti culturali vivaci, che forse altri non hanno avuto l'opportunità di conoscere.
Eppure c'è qualcosa che sento venir meno da un po', a prescindere da tutto ciò, e che vedo (o almeno ho l'impressione di vedere) non mancare in molti altri come me, o perlomeno essere presente in misura maggiore.
Sarà che tutti gli esami di giurisprudenza sono abbastanza noiosi, ma in ognuno di essi cercavo di trovare qualcosa che sapesse risvegliarmi e provocarmi, e di far leva su quella cosa, renderla nucleo gravitazionale e motore del tutto, e girarci attorno infinitamente, per arrivare a tutto il resto ed apprenderlo. Sarà lo studio,  adesso in particolare, di una materia che mi sta risultando ostica; sarà l'esser tornato da un ambiente culturalmente, internazionalmente e paradossalmente più fertile di quello che posso trovare e ricreare in una città come Roma; sarà l'essermi ormai abituato a viaggiare e prendere un volo al mese; sarà che lo studio del diritto, di per sé, è uno studio settoriale, specialistico e che non dà modo di cogliere trasversalmente molti altri interessi, di quanti avevo nel periodo liceale e che poi ho dovuto abbandonare, per forza di cose, col trascorrere del tempo.
Ciò che mi sembra a volte mancare o, comunque, più difficile da trovare, è una motivazione. Qualcosa per andare avanti. Qualcosa in cui credere, qualcosa di utile, che non rimanga sui libri, ma continui a vivere al di fuori. Qualcosa di vivente e vivace, che si contrapponga a uno studio grigio e noioso. Qualcosa che sappia veramente ridestare il mio interesse, e farmi fare le notti in bianco senza sentirle, come succede quando leggo qualcosa che mi interessa, sto con qualcuno che mi piace o vedo un film che mi emoziona.
Mi chiedono a volte cosa ho intenzione di fare dopo la laurea, ossia tra circa un anno/un anno e mezzo, se tutto va bene. Mi piacerebbe rispondere, se solo sapessi io stesso la risposta. Lavorare all'estero, senza dubbio. Conoscere persone di diverse culture, viaggiare, parlare e imparare altre lingue. A che titolo, non ne ho la più pallida idea. Istituzioni europee, organizzazioni internazionali, al limite grandi studi legali. E vado a caccia di informazioni, siti su siti, motori di ricerca, blog di persone che all'estero ci vivono, per capire se effettivamente c'è speranza di arrivarci, o almeno se vale la pena rischiarsela per dei traguardi del genere. Si parla di prove difficili e concorsi inavvicinabili, ti cimenti con i pochi modelli disponibili online, ti ci chiudi un pomeriggio. Nel momento in cui devi confrontare i risultati, il tuo PC decide di impallarsi. Molli tutto, il libro fermo alla stessa pagina da stamattina; guardi l'orologio, "ed è subito sera". Un'altra giornata utile per studiare è stata persa... perché all'inizio cercavi una motivazione per farlo. Morale: la prossima volta studia, punto.
Pulchra vobis;)
LuciusDay

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