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meno focaccelle, più bagel

Da Gynepraio @valeria_fiore

Ho lavorato per oltre 5 anni come product manager in una azienda alimentare e con la tronfia presunzione degli addetti ai lavori vi posso dire che replicare industrialmente degli alimenti nati per essere freschi è molto difficile. Ricerchi, ingrassi 4 kg a furia di assaggiare i prodotti della concorrenza, lavori tu e fai lavorare le persone in R&D, blocchi la produzione per fare i tuoi esperimenti e alla fine ottieni una cosa che è solo la pallida copia di ciò che avevi in mente: la pastorizzazione l'ha reso opaco, il sottovuoto l'ha deformato, il trasporto l'ha spiaccicato. Però, come si dice in gergo marketing, se non ci provi non lo saprai mai. La maturità professionale non sta nel boicottare preventivamente le proprie idee brillanti, ma nel rendersi conto, sempre ricorrendo al gergo marketing, quando esse sono delle cagate pazzesche.

meno focaccelle, più bagel

Per questo io non inveisco contro i produttori quando s'incaponiscono su prodotti che sanno di fallimento lontano 10 km, anzi do sempre loro una opportunità: purtroppo è spesso fiducia mal riposta. Caso da manuale: la prima volta che ho aperto una focaccella Mulino Bianco sono stata assalita da un odore di alcol e di azoto che avrebbe stordito un uomo di 90 kg, per non parlare del gusto e della texture. Insomma, la mia chance l'hanno ricevuta, ma al banco di prova hanno fatto pietà e quindi mai più.

Ma io dico, amici di Barilla, i bagel che male vi hanno fatto? Sono semplici, durano, sono facili da conservare, non contengono olio di palma quindi non vi mette in croce nessuno, il 90% delle volte vengono tostati quindi non serve che siano ipersoffici, non dovete fare le monoporzioni né spremervi il cervello con ricerche di naming (anche perché se poi dovete chiudere a chiave 16 copywriter in una stanza per tirare fuori la parola "focaccelle", anche no) . Sono trendy, sono instagrammabili, almeno per ora non c'è concorrenza (certo, non è come da Walmart che ne propone uno zillione). E voi cosa fate? Le cazzo di focaccelle. Allora non vi interessa il successo, scusate se ve lo dico!

Per fortuna, nell'attesa che in Emilia si facciano furbi, ci hanno pensato in Romagna. Anzi, a San Marino: un piadinificio artigianale chiamato R&M si è comprato il dominio più intuitivo del mondo ( Bagels.sm), ha iniziato a produrre bagel in 3 versioni e li vende online. Con il solerte customer service delle piccole imprese (e delle azdore romagnole) l'azienda vi informa quando sono stati prodotti e spediti. Ovviamente li ho comprati e sono buonissimi.

Bagel: come li mangio?

Io ho vissuto un anno negli USA e, almeno 5 volte a settimana, mangiavo un bagel. Mi sono fatta una cultura. A colazione, con il Philadelphia, oppure burro d'arachidi e marmellata Smuckers al mirtillo, accompagnati da yogurt e succo d'arancia. A cena, con hummus&pomodori, oppure prosciutto di Praga&formaggio a fette, oppure con una frittatina di funghi&cipolle, accompagnati con chips tipo San Carlo Rustiche e cetriolini sottaceto (ndr: per gli Yankee, le patatine San Carlo costituiscono regolare contorno vegetale al pari dei broccoli bolliti).

Il mio favorito -che ovviamente al ristorante del college non era presente perché troppo chic- è con formaggio spalmabile (da me aromatizzato al pesto), salmone scozzese affumicato, erba cipollina e spinaci crudi (a Torino, da provare quelli di Barbiturici). Questo è stato il nostro brunch di domenica, che peraltro abbiamo consumato in 16 minuti perché Michele alle 12:30 doveva appartarsi a vedere Chievo-Juventus.

Bagel: quali sono i contro dell'operazione?

Probabilmente in questo momento non sono molto lucida. I bagel mi danno quella botta glucidica che è quanto di più simile alla felicità mi venga in mente. Ma, facendo ricorso a quel poco di razionalità che mi resta, eccoli qua.

  • vanno conservati in frigo. Il che, se avete un minifrigo da seconda casa, potrebbe non essere l'ideale visto che (vedi punto seguente)
  • ne dovete acquistare almeno 12 per volta (confezionati in sacchetti da 4). Vi rassicuro: il rischio di buttarli è remoto. Dd esempio, i miei sono stati prodotti il 25 gennaio e scadranno il 25 febbraio. Anche qualora 12 bagel in 30 giorni fossero troppi, potete sempre mettervi d'accordo con qualche amico/a, dimezzare i costi di spedizione e godere il doppio.
  • non sono particolarmente buoni a temperatura ambiente, quindi non si prestano al consumo fuori casa. Il trucco è tagliarli a metà, tostarli leggermente, guarnirli e mangiarli poco dopo.
  • il costo di 83 cents a bagel non è bassissimo, ma visto che finora li mangiavo fuori a botte di 10 euro al piatto non è neppure troppo. Se li facessi in casa, si tratterebbe di una preparazione di difficoltà media e lunga durata: 30 minuti di impasto + 2 ore di lievitazione + 30 minuti di (doppia) cottura*. A scriverlo, mi è già passata la voglia. La fame, quella no, mai.

*"Meno focaccelle, più bagel" non è un articolo sponsorizzato


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