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Mens sana in corpore sano

Creato il 18 novembre 2010 da Abattoir

2007-11-12-12-06-17-EditQuesta locuzione latina, che risale al signor illustre poeta Giovenale, indicava ai suoi tempi una regola semplice: una mente sana dimora in un corpo sano, nel senso più generale dei termini. La mente era sinonimo di spirito e un corpo sano era un corpo santo, non deturpato o abbandonato, possibilmente un corpo in salute.

Oggi questa formula ha assunto un significato molto moderno in cui  “corpo sano” non si riferisce più alla sua eventuale sanità o santità, ma allude a un benessere più materialista, il benessere del corpo a livello sportivo. Per quanto riguarda la mente-spirito di ieri, la questione era religiosa; oggi, invece, la mente sana è dimenticata, usata solo come completamento della parte della locuzione che ti spinge in palestra.

Anche se nel secondo caso l’uso della formula “Mens sana in corpore sano” è un abuso prettamente commerciale, ha un fondo di verità non totalmente espresso nel concetto originale latino, che oggi trova conferma in più e più analisi scientifiche: è , infatti, risaputo che l’attività fisica fa bene alla salute, che un corpo in salute è capace di dare una dimora migliore al nostro spirito e che lo sport aiuta il nostro cervello.

L’attività aerobica (quella in cui lo sforzo non è eccessivo ma duraturo) permette una buona ossigenazione del sangue e la stimolazione delle cellule staminali cerebrali che permettono di rallentare il deterioramento del cervello. Inoltre stimola anche gli ormoni come la serotonina e l’endorfina che migliorano il nostro umore, abbassando lo stress e migliorando la regolarità delle nostre funzioni fisiologiche: dal ciclo veglia-sonno alle funzioni digestive (stimola l’appetito e la defecazione).

Durante l’attività sportiva inoltre ci si rilassa e ci si distrae, lasciando che i neuroni impegnati durante le attività cerebrali collegate al lavoro si rilassino e siano pronte a produrre di più appena rimesse in moto.

Lo sport quindi fa bene alla nostra mente, in senso moderno del termine, sia fisicamente, a livello dei tessuti, sia  per quanto riguarda l’umore, ovvero grazie alle piacevoli sensazioni che ne riceviamo, ed è per questo che gli alberghi corrono ad attrezzarsi di beauty farm o SPA Resort, nascono come funghi i centri benessere e le palestre diventano centri wellness, proprio per sottolineare come quei trattamenti al corpo non facciano bene solo al corpo ma a noi in generale.

Non è tutto: lo sport fa bene allo spirito, inteso nel senso religioso del termine, e nelle sue varie forme si sviluppa in “discipline”, termine da non sottovalutare, termine che rimanda alla scuola, alla formazione dell’individuo.
L’attività fisica con lo sforzo, con il sacrificio e con le sue regole morali, forgia lo spirito di chi la pratica, aumentando il  senso di sicurezza e di autostima.
Il continuo impegno a raggiungere obiettivi nuovi educa alla costanza e alla caparbietà, lo sforzo richiesto insegna che i risultati si ottengono con i sacrifici, l’allenamento in gruppo sviluppa empatia di squadra in cui ognuno capisce cosa sta passando l’altro nella fase di allenamento e smorza il senso di antagonismo individuale per la crescita sociale.
Molti sport educano al rispetto verso i più esperti e alla responsabilità verso chi compie i primi passi nella disciplina.

Tutto questo l’ho appreso praticando per anni il Taekwondo, arte marziale coreana, che, seppur non intrinsa di quella spiritualità tipica dello stereotipo dell’arte marziale come esercizio praticato nei monasteri, è piena di buoni valori: rispetto per il maestro da parte degli allievi, rispetto degli allievi da parte del maestro, e ovviamente anche tra pari, ovvero tra maestri o tra allievi, anche questi si trovano a fronteggiarsi sul tappeto. Non è raro vedere i due combattenti abbracciarsi prima e dopo l’incontro se questo è svolto con lealtà e tra persone intelligenti.
Inoltre la difficoltà di alcune tecniche insegna in che modo gestire le proprie forze e la programmazione degli obiettivi, dal momento che si comincia con tecniche propedeutiche a quelle più complesse.
Infine, il benessere “chimico-mentale” a fine allenamento è percepibile dall’umore ma anche dall’appetito: si prova un senso di soddisfazione che prescinde da come è andato l’allenamento, anche nell’eventualità in cui tu le abbia prese ti santa ragione o non sia riuscito a completare la tecnica come avresti voluto.

Come ho provato a dimostrare in queste poche righe, uno spirito-mente sana (fisicamente e moralmente) dimora a suo agio in un corpo altrettanto sano, oggi come ieri. Quindi ora alzate le chiappe da quella sedia e andate a muovervi un po’!


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