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mestre ‘porta’di venezia e del commercio

Creato il 20 luglio 2010 da Ghezzo Claudio @GhezzoClaudio

Ultima propaggine della terraferma affacciata sulla laguna. Luogo di passaggio e villeggiatura

per i patrizi veneziani nel Settecento, Mestre rappresenta un pezzo di storia negli scambi di

merci e passeggeri con la Serenissima. Un luogo di frontiera sul quale correva la linea

daziaria ai tempi della dominazione francese, poi assurto a pionieristica area industriale nel

Novecento. Tra vestigia del passato e sguardo al futuro un itinerario valorizza il vissuto mestrino.

Anche solo osservando superficialmente una qualsiasi carta geografica si può cogliere la chiave interpretativa della storia di Mestre. Costituisce infatti la ‘porta’ di Venezia, è l’ultimo centro abitato per chi, dalla terraferma, voglia recarsi in laguna. Il primo elemento che qualsiasi ‘viaggiatore’ non distratto dovrebbe comprendere

è perciò la connessione fra le due città, la cui asse portante è costituita dal ‘Canal Salso’, scavato nella seconda metà del trecento (dopo che nel 1337 Mestre era entrata a far parte del territorio della Serenissima Repubblica),

per mettere in comunicazione diretta Venezia e Mestre e garantire un continuo e sicuro scambio di merci e passeggeri.

La sua testata si trovava infatti al centro dell’abitato di Mestre, in una piazza comunemente conosciuta come ‘Piazza Barche’ ma il cui nome ufficiale è ‘Piazza XXVII Ottobre’, a ricordo della battaglia risorgimentale che vi si svolse nei dintorni, il 27 ottobre 1848, tra l’esercito repubblicano di Daniele Manin e quello austriaco. A ricordo di questo evento, il 4 aprile 1886, venne eretta una colonna sormontata da un leone alato, che fu per tantissimi anni l’unico monumento pubblico presente in Mestre. Purtroppo, della piazza che fu punto di raccordo con Venezia per secoli, oggi rimane poco. L’ultimo chilometro di canale è stato interrato tra gli anni ’30 e ’50 del secoloappena trascorso (e se può benissimo vedere la sua ‘impronta’ dalla terrazzadel Centro commerciale ‘Le Barche’). Della lunga linea di case che lo contornava su entrambi i lati, popolata di osterie e magazzini, pochissimo è rimasto: la cosiddetta ‘casa dei Barcaroli’ sul lato sinistro (guardando la laguna) e alcune piccole costruzioni sul lato destro. Piazza Ferretto (per lunghi secoli semplicemente ‘Piazza Maggiore’) era la piazza del mercato, collegata con Piazza Barche da una strada denominata ‘Borgo delle Monache’ (oggivia Poerio) perché vi prospettava un cinquecentesco monasterodi suore benedettine (poi distretto militare ora in procinto di diventare sede del museo cittadino) con relativa chiesa, oggi sede del Centro culturale Santa Maria delle Grazie. Un monastero maschile, di frati Cappuccini, da cui ne deriva il nome, si trovava all’inizio della strada per Padova.Nei primi due decenni del Novecento una emergente borghesia commerciale e industriale cercò di darle un tocco da grande città ricostruendo praticamente tutto il lato meridionale. Qui degli eleganti palazzi che contornano lo sbocco su Via Poerio e Via Rosa, alcuni sorreggono una galleria in vetro e ferro che porta al nuovo teatro, orgogliosamente denominato Toniolo, dal nome del costruttore (1913). Contemporaneamente, nell’angolo opposto, sul lato settentrionale, Vittorio Furlan costruiva il cinema Excelsior, dalla facciata liberty, con affreschi di Alessandro Pomi inneggianti alle conquiste della modernità e fanali in ferro battuto del maestro Umberto Bellotto, che avrebbe di lì a poco (1915) eretto anche il chiosco per la vendita di fiori dei fratelli Cianchi, sul fianco del duomo, e costruito la cancellata che rinchiude l’angolo un tempo destinato a cimitero.

Il duomo di San Lorenzo, opera dell’architetto Bernardino Maccaruzzi, fu consacrato nel 1805. Sorge sull’area di una chiesa precedente, demolita perché ritenuta troppo piccola dalla quale proviene la pala dell’altare maggiore: La Vergine Maria tra gli angeli e i santi Lorenzo, Michele e Vincenzo opera di Ludovico Toeput detto il Pozzoserrato (1593) e conserva cinque altari, fra cui il maggiore, provenienti dalla vicina chiesa delle Grazie dopo che fu demanializzata e sconsacrata. Lungo il suo fianco meridionale si trova la Scuola dei Battuti, palazzetto dell’inizio del Trecento che conserva, sul lato prospiciente Via Poerio, una elegante sequenza di finestre gotiche e tracce di affreschi. Risulta purtroppo oscurato e quasi schiacciato da un palazzo costruito nel 1925 come sede di una banca. La Confraternita della Scuola dei Battuti eresse, sempre nei primi anni del Trecento, un ‘ospizio’ per i cittadini poveri (poi divenuto Casa di Ricovero per orfani e anziani) fuori delle mura di Mestre, all’inizio della strada per Treviso: oggi ne sono visibili solo alcuni resti che fanno da sfondo al giardino pubblico poco oltre la chiesetta della Madonna della Salute. La ‘città fortificata’ di Mestre (comunemente conosciuta come ‘castello’) era assai piccola: si sviluppava praticamente a T  lungo due assi stradali: il primo che dalla porta-torre di Belfredo andava fino alla porta Altinate (alla fine dell’attuale Via Caneve), il secondo, ortogonale a questo, che passando per la torre dell’Orologio immetteva in Piazza Maggiore (luogo principe del mercato) e permetteva poi di imbarcarsi per Venezia. Le case che prospettano su queste tre strade (il primo pezzo di Via Torre Belfredo, Via Caneve e Via Palazzo), nonostante forti manomissioni e deturpanti nuove costruzioni del secondo dopoguerra (una parte venne pure demolita nel 1882 per tracciare Viale Garibaldi, la strada più signorile di Mestre che collega il centro con Carpenedo), conservano ancora tratti ben identificabili di semplici casette con portici che richiamano la tipologia di un piccolo centro veneto. Mentre il Duomo ne era sorto al di fuori, le sedi del potere civile ne erano invece giusto al centro, all’incrocio dei due assi stradali. Da un lato il palazzetto della Provvederia (sede dei Provveditori) ricavato grazie al rimaneggiamento cinquecentesco di un torrione medievale (l’aspetto attuale, privo di patina di antichità, è dovuto alla ricostruzione del 1925 dopo che un incendio l’aveva danneggiata e parzialmente distrutta l’anno precedente), dall’altro la casa del Podestà e del Consiglio cittadino, proprietà dei Collalto, che praticamente la donò alla comunità mestrina nella seconda metà del Settecento e che fu profondamente rimaneggiata, ampliata e sopraelevata, nel 1870, dopo l’annessione al regno d’Italia, come sede del Municipio del Comune di Mestre. Anche l’unica torre rimasta è stata di recente restaurata: ora tutti si aspettano che venga demolita una incongrua costruzione che le è addossata dal lato di Via Palazzo per far riemergere e riattivare la porta gotica attraverso la quale, un tempo, si passava dal castello alla piazza del mercato.

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