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Metti una notte a Las Vegas (By Spartaco)

Creato il 06 aprile 2013 da Simo785

The Super Fight! Così gli organizzatori della riunione (sì, in gergo si chiama così, a volte sfocia in
violenza come le riunioni più diffuse, quelle condominiali) di lunedì 6 Aprile 1987 battezzarono
l’incontro più importante della serata, anzi il match dell’anno, per decidere a chi spettasse la cintura
di Campione del mondo dei pesi medi WBC. 20 milioni di dollari per il campione in carica, poco
meno della metà per lo sfidante. Di solito negli USA i promoters la sparano un po’ grossa, ma in
quell’occasione non sembra che abbiano esagerato: la sfida tra Marvin “Marvellous” Hagler e lo
sfidante “Sugar” Ray Leonard è di quelle storiche, due modi diversi di interpretare il pugilato, due
campioni indiscussi, ancora oggi uno degli incontri più seguiti dai telespettatori: in Italia il record si
attesta intorno ai 7 milioni di visualizzazioni. La cornice per una serata come quella non poteva non
essere il Caesar Palace di Las Vegas, La Mecca della boxe, popolata da appassionati e personaggi
pittoreschi, come il mondo del ring poteva offrire fino agli anni ’80, un po’ meno oggi, periodo in
cui si scimmiottano caricature umane…
Veniamo ora ai protagonisti del Super fight, l’alfa e l’omega. Partiamo dal “Meraviglioso” Hagler,
un vero animale da ring. Conquista il tetto del mondo il 27 settembre 1980 e lo difende per ben
12 volte contro avversari agguerriti, due su tutti Duran e Hearns. Non esagero dicendo che Hagler
sicuramente è un atleta tra i più vincenti nella storia della boxe, il cartellino personale parla chiaro:
62 vittorie, di cui 52 per KO, 2 sconfitte e 2 pareggi. Dopo un anno di pausa, in seguito alla vittoria
contro Mugabi “The Beast”, un altro “tranquillo”, si trova a difendere il titolo contro “Sugar”
Ray Leonard. Curriculum di tutto rispetto anche il suo: vincitore dei giochi di Montreal del 1976
e campione del mondo della categoria Welter dal 1979 al 1982, anche se per alcuni mesi perse la
cintura contro Duran. Leonard tornò sul ring dopo tre anni di inattività, aveva concluso la carriera
battendo in modo sofferto Howard, finendo addirittura al tappeto. Rispetto al roccioso Hagler,
Leonard vanta 33 vittorie e 1 sconfitta. Nessuno credeva che potesse affrontare il campione in
carica, neppure il suo manager, infatti gli sconsigliò di salire sul ring. A parte l’inattività, Leonard
fisicamente era più piccolo, specialmente la parte dorsale e i pettorali, Hagler era nel pieno del
vigore, ma l’incredibile preparazione fisica e la grande tecnica di Leonard gli permisero di portare
a casa il risultato, magari non del tutto convincente, ma di sicuro la sua tecnica non permise a
“Marvelous” di boxare come sapeva.
Al gong della campana Hagler non carica come suo solito e, seguendo la tattica consigliata dai
fratelli Petronelli iniziò combattendo in guardia normale, anche se poco dopo ritornò sulla guardia
destra da mancino. Dall’angolo il mitico Angelo Dundee urlava a Leonard di usare il jab e “Sugar”
ubbidì, danzava sulle punte, a molti ricordava Ali, a me un altro “Sugar” Ray, forse il più grande
di tutti, o perlomeno il più bello da vedere, Robinson, il pugile che diede vita a match stupendi,
quanto duri, con il famoso Jake La Motta negli anni ’40, anche se effettivamente le espressioni per
irridere l’avversario potevano ricordare il re dei Massimi. Leonard tiene bene la distanza con i jab,
a volte accorcia velocemente con ganci e montanti tremendi che mirano a fiaccare il campione ai
fianchi e far cadere le braccia. Si muove moltissimo, oltre ad essere una boxe tecnica la sua, è anche
molto dispendiosa. I primi round vedono Hagler subire l’azione dello sfidante, pur tenendo il centro
del quadrato non riesce a portare nessuna combinazione, al massimo prova a incrociare con colpi
singoli, che però non vanno mai a bersaglio. Il 5° e il 9° round “Marvellous” sembrava quasi essere
riuscito a cambiare le sorti dell’incontro, “Sugar” calò d’intensità e rischiò, ma seppe venirne fuori
con uno spirito di sacrificio e una determinazione uniche, iniziò a colpire indietreggiando e uscì

dalle corde, cosa molto difficile specialmente se davanti hai un colosso come Hagler, un Tyson in
scala, nel pieno della forma e inferocito per la guasconeria mostrata dal suo avversario, fisicamente
più piccolo, anche perché “Sugar” iniziò e si affermò in categorie di peso inferiori, non era noto
per avere il colpo risolutore, ma certo portava con velocità e precisione le combinazioni. L’ultima
ripresa sembra quasi tratta da un film, anzi è migliore perché reale e i colpi non sono portati come
in Rocky partendo dall’angolo, ma con una tecnica da manuale, nonostante entrambi avessero già
dato l’anima agli spettatori assetati di emozioni forti. A sorpresa, con verdetto non unanime il pelato
“Marvelous” è costretto a lasciare il titolo a Leonard, che a fine incontro sembra più un maratoneta
che un pugile. Ancora oggi i sostenitori dell’uno o dell’altro si confrontano sul verdetto, ognuno
sul proprio cartellino ha la vittoria per uno o per l’altro, è difficile prendere una decisione, ma il
punto di vista più originale è quello del vincitore: “Ero il vincente perché sono andato alla distanza
con Marvin. Ero il vincente perché sono rimasto in piedi con Marvin. Ero il vincente perché ho
accettato lo scambio con Marvin. Non importa, non a me, se sono andato alla distanza. Io ho fatto
l’impossibile, ho fatto quello che molti consideravano impossibile!”. Entrambi i pugili si ritirarono
dopo il match, a mentre Hagler mantenne la parola, Leonard tradì nuovamente la promessa fatta, per
la seconda volta e decise di ritornare a gareggiare, vincendo nelle categorie dei Super Medi e Medio
Massimi, forse nessuno come lui ha gareggiato in tante categorie così diverse.
Per gli appassionati di pugilato questo rimane un incontro storico, una data memorabile, anche per
noi Italiani che purtroppo dal 2009 ogni 6 aprile pensiamo a L’Aquila e non a Las Vegas.


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